IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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  Far West -Far Web

E mentre il governo è inento a penalizzare e punire in ogni modo il lavoro e chi ha meno.....i colossi del web evadono felici ed impuniti miliardi.......

Le tasse eluse dai colossi del web valgono un terzo
della manovra
La Commissione Bilancio della Camera: ogni anno perse imposte per 5 miliardi Così il
piano dell' Italia e degli altri governi Ue cerca di recuperarne almeno una parte
ROMA. Il malloppo che sottraggono al fisco
italiano è ingente: la Commissione Bilancio
della Camera lo valuta in 3032
miliardi di
base imponibile, che in termini di gettito
significa per lo Stato 56
miliardi in meno ogni
anno.
Insomma, circa un terzo della manovra
finanziaria per il 2018, che si aggirerà sui 1215
miliardi.
Se il mondo delle web company uscisse dal
Far West fiscale, si potrebbe dunque fare a
meno di un bel pezzo della legge di Bilancio
del prossimo anno.
Ma come fanno i giganti del web, da Amazon a
Facebook, ad eludere le tasse? La ricetta si
compone di tre elementi: un certo disprezzo
delle regole come se questi soggetti potessero
collocarsi al di sopra degli Stati e del fisco; la
m a n c a n z a d i u n a l e g i s l a z i o n e i t a l i a n a
c o m p i u t a ; l ' a s s e n z a d i u n t r a t t a t o
i n t e r n a z i o n a l e ( d o v u t a s o p r a t t u t t o a l l e
resistenze Usa) cui l' azione del nostro
ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan,
unita ad altri partner europei, sta cercando di
far fronte.
In mezzo a questo caos le web company fanno
a g i l m e n t e l o s l a l o m t r a d u e p a l e t t i : i l
pagamento della tassa sui profitti (in Italia l' Ires) e di quella sulle transazioni (nello specifico l' Iva).
L' elusione della tassa sui profitti è risolta abbastanza agevolmente da tutte le società, al di là della
specializzazione merceologica o di business. La chiave è la cosiddetta "stabile organizzazione": i codici
internazionali del fisco prevedono che una multinazionale debba pagare le tasse sui profitti in un paese
dove fa affari ed opera se ha in quel paese una "stabile organizzazione", cioè un certo numero di
dipendenti, una organizzazione commerciale, degli uffici o linee di produzione. Altrimenti può
continuarle a pagare nella propria sede legale e fiscale che, solitamente, è collocata in Irlanda, Olanda o
in Lussemburgo dove le aliquote sono meno della metà che da noi. Così fanno società come Facebook,
Twitter, Airbnb, Uber, Amazon, mentre Google, recentemente, dopo un patteggiamento con il fisco, si è
autonomamente adeguata alla legge italiana. L' Agenzia delle entrate dovrebbe dimostrare che l' attività
italiana di queste aziende è "stabile" ed "organizzata", nonostante la mancanza di personale e uffici, ma
la battaglia legale è spesso perdente perché in Italia queste società hanno un spesso solo un server, un
portale e una segretaria. Per questo il codice europeo chiesto da Italia, Germania, Francia e Spagna e
taglierebbe la questione alla radice: anche senza sede fisica, se c' è il business, le tasse dovranno
essere pagate dove si opera.
Il surf più pericoloso avviene invece sull' Iva: mentre per le tasse sui profitti c' è una legislazione incerta,
sull' Iva i margini sono minori. Tant' è che proprio le tasse sulle vendite di pubblicità e la mancata
fatturazione hanno consentito alla Procura di Milano di avviare le indagini che hanno investito a vari
livelli Google, Amazon e Facebook. Le web company infatti sono allergiche alle tasse sugli scambi:
vendono prodotti diversi, Facebook la pubblicità, Amazon libri e beni di consumo, Airbnb servizi di
affitto. Ma quando arriva un libro a casa basta verificare: la fattura e l' Iva italiane non ci sono, il loro
posto è preso da un analogo documento lussemburghese. Naturalmente le società sostengono di stare
nel lecito, ma spesso i beni acquistati partono dalle stesse aziende italiane produttrici, o dai magazzini
sparsi nella Penisola, e viaggiano senza fattura.
Il Parlamento, anche grazie alla battaglia del presidente della Commissione Bilancio della Camera
Francesco Boccia, ha cercato di far pagare le tasse alle web company. Avvenne nel 2013 con un
esperimento di web tax sul quale il governo Renzi fece subito retromarcia. Così in attesa di una
legislazione internazionale sulla "stabile organizzazione" si cerca di far emergere la presenza in Italia
del business con ogni mezzo: ad esempio da quest' anno Airbnb e booking.com sono state costrette ad
esercitare il ruolo di sostituti d' imposta per conto dello Stato e riscuotere così le tasse dai proprietari
degli appartamenti utilizzati per affitti brevi. Un modo per monitorare anche i profitti e il fatturato delle
società di servizi immobiliari e turistici. E poi tassarli.
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
ROBERTO PETRINI
11 settembre 2017
Pagina 17 La Repubblica



 
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