Comunque vada sarą un successo
Il dopo voto
Renzi: " Resto pure se perdo" Ma se il Pd va sotto il
20% il passo indietro è già deciso
Il leader non vuole ripetere gli annunci prereferendum,
che mobilitarono soprattutto i suoi
avversari. "Siamo ancora in corsa come primo
partito" roma « Resto anche se sconfitto » ,
promette Matteo Renzi. E non potrebbe
sostenere altrimenti, a un soffio dalla resa dei
conti elettorale. Ma è soltanto una parte della
verità, quella resa pubblica dal leader.
Perché esiste già un' asticella oltre la quale il
segretario non resterebbe al suo posto: il 20%.
È il numero a cui è appeso ogni ragionamento,
al Nazareno. Fermarsi sotto questa soglia
spingerebbe Renzi a farsi da parte, per
anticipare quello che gli chiederebbero
comunque tutti i big del Pd: un passo indietro,
a p p u n t o . U f f i c i a l m e n t e d e v e n e g a r e ,
ovviamente, memore anche del suo errore più
g r a v e , q u e l l a p e r s o n a l i z z a z i o n e d e l
r e f e r e n d u m c o s t i t u z i o n a l e c h e f i n ì p e r
compattare i suoi nemici.
«Non ci sarà nessun passo indietro e trovo
sconcertante che tutto il tema della campagna
elettorale sia quel che faccio io sostiene
a
Sky Tg24 Se
pensate che passiamo l' ultima
settimana a parlare del dopo, avete sbagliato
destinatario » . Ma ai fedelissimi che lo
tallonano in giro per l' Italia non nega la verità:
«Possiamo farcela il
senso di quanto sostiene si
decide tutto in questa settimana. Ma se va male sarò
coerente con la mia storia». Il tema del suo futuro è insomma sul tavolo da qualche settimana. E il
leader è convinto di poter sfuggire alla sconfitta. « Non posso dire in quale, ma il Pd è primo in un ramo
del Parlamento». C' è una sola cosa, però, che l' amareggia per davvero: « Molti sembrano dimenticare
quanto accaduto ai socialisti in Europa. In gioco non c' è Renzi, ma la sopravvivenza della sinistra».
I sondaggi non sono più d' aiuto, anche perché da qualche giorno sono " oscurati" per legge. Ma gli
ultimi pubblicabili indicavano il rischio che la coalizione di centrosinistra si piazzasse addirittura terza.
Le variabili restano mille, naturalmente. Ma al netto delle percentuali, pesano i fatti: un conto è un
eventuale stallo tra gli schieramenti, altro un governo del Presidente, altro ancora un rapido ritorno alle
urne. Due sole circostanze sembrano invece insostenibili, agli occhi del capo dem. La prima è appunto
scendere quella soglia psicologica del 20%, che secondo il board renziano renderebbe impossibile
reggere l' onda d' urto interna. L' altra sarebbe quella di assistere alla nascita di un duraturo governo di
centrodestra. In questo caso, Renzi sceglierebbe una " pausa" chissà
quanto lunga dalla
prima linea.
E nel Pd, intanto, come si muovono gli altri? Diversi big si agitano ai nastri di partenza, vogliono
prendere posizione per il 5 marzo.
Non è solo l' ambizione del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, oppure l' insistenza con cui gira il
nome di Dario Franceschini per ogni incarico possibile, anche quello di traghettatore del Pd: « Il
segretario? L' ho già fatto risponde
Ma
ora mi preoccuperei del fatto che se andasse male per il Pd, l'
Italia finirebbe in mano a Salvini o ai grillini ». Non è neanche il gelo tra Renzi e Graziano Delrio, oppure
l' attivismo del governatore dell' Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che preoccupa qualche vedetta
renziana. È un intero gruppo dirigente che si prepara all' impatto con il 4 marzo. Con spirito poco
renziano.
Il tema, però, non è neanche solo di congiure e ribaltoni. Il vento può cambiare direzione in un baleno,
ma sulla carta i tre quarti dei gruppi parlamentari dem rispondono direttamente al leader, dopo l'
epurazione nelle liste. La verità è che è Renzi in persona a valutare ogni scenario, in caso di sconfitta.
Senza escludere nulla. «Mi assumo sempre le mie responsabilità » . A meno che non intervenga prima
qualcosa, a cambiare radicalmente lo scenario. Glielo ha suggerito nelle ultime ore uno dei padri nobili
dem: « Matteo, annuncia che il premier sarà Gentiloni. Fallo venerdì, prima del voto. Riapriresti la
partita». Difficile, ma non si sa mai.
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tommaso ciriaco,
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