Povertą e ambiente
Problemi inseparabili
Le comunità del cibo ispirate all' enciclica di
Francesco
La sfida del vescovo e di Slow Food
ROMA «Partiamo da una terra ferita che può
e s s e r e r i g e n e r a t a : q u e l l a d i A m a t r i c e .
Mettiamo tutto in connessione: ciò che è
interiore con l' ambiente, la pienezza della
natura e i limiti che lei ci pone. E proponiamo
un modo pratico, concreto, ecosostenibile di
vivere. In un luogo che sarà centro studi, ma
anche posto dove fare cose buone». È un
progetto senza precedenti quello lanciato ieri
da monsignor Domenico Pompili, vescovo di
Rieti, assieme a Carlo Petrini, gaudente
fondatore di Slow Food.
« I l d i a v o l o e l ' a c q u a s a n t a » , s i
autodefiniscono, sorridendo. Ma l' idea è già
p i ù c h e s e r i a . F a r n a s c e r e u n a r e t e d i
comunità che sperimentino, spiega monsignor
Pompili, «il piacere di prendersi cura della
casa comune, fondando la propria vita su
principi etici ed estetici di rispetto dell'
ambiente. Che poi è il ramo su cui siamo tutti
appollaiati».
Papa Francesco, nell' enciclica Laudato si' ,
aveva esortato il mondo a farlo dicendo che
«non c' è ecologia senza giustizia e non ci può
essere equità in un ambiente degradato». Di
fronte all' allarme degli esperti mondiali che
non danno più di 30 anni di vita al nostro
pianeta se non faremo una rapida inversione a
«U». Ma finora non è stato molto ascoltato,
dice il vescovo di Rieti. «La nostra idea invece assicura
è
quella di lasciarsi ispirare da quel testo che
ha un forte impatto sui temi dell' ambiente».
«È ora di farla finita con questa separazione tra credenti e non credenti. Siamo in un momento storico in
cui dobbiamo essere uniti per costruire un nuovo umanesimo, una nuova casa comune che rispetti l'
ambiente e le persone» spiega Petrini, che ha trasfuso il suo attivismo di sinistra in un impegno per un
agroalimentare sostenibile.
«Laudato si' è un documento politico straordinario: pone in relazione i disastri ambientali con la
distruzione della vita per i più poveri. Prima gli ambientalisti pensavano ai panda, ma non ai poveri»,
dice.
Il vescovo annuisce. E racconta dell' incontro con il fondatore del Gambero Rosso, della «convergenza
di obiettivi» e della prima sfida. Far rinascere, dalle macerie dell' Opera don Minozzi, un centro di
educazione ambientale teoricopratica,
con fattoria annessa che dia autosufficienza: si chiamerà «Casa
Futuro». E Petrini aggiunge: «I luoghi hanno un' anima.
Quando Domenico mi ha detto che le 200 chiese della sua piccola diocesi erano tutte a terra abbiamo
cominciato a ragionare su come rimetterla in vita». «I partiti politici sono ormai superati. Una volta erano
loro a sollecitare comportamenti virtuosi, ora lo fa il Papa», ecco perché pensare alle comunità che dal
basso, e con «sicurezza affettiva», possano affrontare le grandi questioni del nostro tempo.
Unendosi in una rete virtuosa che si prenda cura dei borghi, prima che la socialità muoia nei centri
commerciali. E magari lanci una campagna contro le microplastiche «che ormai troviamo nei pesci e
nell' acqua», dice Petrini.
«Prima chi si occupava di Africa guardava chi si occupava di ambiente con uno sguardo snob. Ora,
grazie al testo profetico del Papa, si è capito che povertà e ambiente sono la stessa cosa», spiega
Luigino Bruni, economista che farà parte del comitato scientifico di Casa Futuro.
Chi vuole fondare una comunità deve condividere il principio dell' ecologia integrale e sostenere il
progetto di Amatrice per tre anni (con un minimo di 500 euro). Sperando che nel frattempo la
ricostruzione riesca a partire.
Virginia Piccolillo
17 marzo 2018
Pagina 23 Corriere della Sera
|