IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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  La nota FEDIR e gli straccioni di Valmy

Ho passato quest’ultimo anno a lanciare allarmi sul pericolo di dissoluzione della categoria per il venir meno della sua stessa consistenza numerica minima. Ne ho ricavato una bannatura dalla sindacalista di punta di questa categoria.

Si usa così ormai: ti bei dei like e cancelli chi ti invita a riflettere. Ma tant’è.

Ieri, finalmente, di fronte al baratro che si sta aprendo sotto i nostri piedi qualcosa pare si sia mosso.

Ma, prima di ogni considerazione su quel che si è mosso, facciamo il punto numerico (ossia quello non contestabile) della situazione perché temo che molti non lo abbiano ben chiaro.

I dati che accompagnano il DPCM del 24 aprile scorso (quello che autorizza l’indizione del COA6), pubblicato la scorsa settimana nella GU, sono univoci. Si dichiarano 4.330 sedi di segreteria (ossia sedi che tengono conto già dei convenzionamenti in atto, perché sappiamo tutti che sommando comuni e province saremmo ben oltre 8.000 sedi teoriche) mentre i segretari iscritti all’albo sono appena 3.175.

Se la matematica non è un’opinione il saldo negativo è già così pari ad un insostenibile - 1.155. Ma, a leggerli meglio, i numeri sono ancora più impressionanti. I titolari di sede effettivi (al gennaio 2018) sono meno di 3.000 e precisamente 2.901, per cui le sedi scoperte salgono a 1.429. Cioè almeno una sede (e ci riferiamo sempre al dato aggregato che considera come "sede unica" quelle già riunite in convenzione) su tre è scoperta.

E nel frattempo, basta guardarsi intorno, mentre il numero delle sedi di servizio ovviamente resta stabile (i comuni non scompaiono d’emblèe), pressoché quotidianamente si registrano cessazioni, per le più disparate ragioni. Rispetto a questi numeri, i 224 posti per i quali si dovrà aprire il COA6 sono obiettivamente cosa irrisoria. Se poi consideriamo il tempo necessario a portare a termine un corso-concorso complesso come quello di segretario -sappiamo che per il COA5 il tempo trascorso tra la sua indizione e l’effettiva assunzione in servizio dei vincitori è stato di 7 (sette) anni- ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando.

Auspicando che non vi siano intoppi durante il percorso (ricorsi giurisdizionali, ad esempio, sempre da mettere in conto in un paese che vive in punta di cavilli come il nostro e quindi vieppiù litigioso) ed anche immaginando un ottimistico e drastico dimezzamento dei tempi rispetto al citato COA5, possiamo ragionevolmente prevedere che l’immissione in ruolo dei 224 (291) vincitori possa avvenire non prima dell’inizio del 2022.

Del resto, se è vero che il COA5 è stato un caso limite, per lentezza, il precedente COA4 (ritenuto di decorso "normale") ha registrato comunque questi tempi: indizione marzo 2008, iscrizione all’albo dei vincitori agosto 2013 (durata: circa 5 anni e mezzo). In questo contesto l’ancora anteriore COA3 è stato un raro esempio di speditezza, essendo stato indetto nel marzo 2007 e concluso, con iscrizione all’albo ed assegnazione alle sedi, a fine luglio 2011 (durata: circa 4 anni e mezzo).

Nel frattempo, sempre secondo i dati che propone il citato DPCM, dobbiamo stimare (ma bisogna vedere cosa accade con la promessa riforma della legge "Fornero" e comunque con l’allentarsi degli effetti della stessa riforma pensionistica che sta ormai entrando a regime, esaurendo così i suoi più ferrei effetti inziali di "blocco") che ogni anno si registrino in media 150 cessazioni. Ergo: 2018 - 150; 2019 -150; 2020 -150; 2021 -150= saldo complessivo -600. Ossia, al momento della immissione in servizio (ipotesi ottimistica, alla luce dei precedenti, gennaio 2022) dei nuovi assunti: 224/291, il saldo negativo sarà ulteriormente peggiorato di circa -600 unità lavorative e la consistenza complessiva della categoria sarà scesa a meno di 2.500 unità. Sono numeri drammatici, ricordando ancora che i comuni+ le province (tutti formalmente sedi di segreteria) sono ancora più di 8.000 (tutti teoricamente sedi di segreteria).

Se questi numeri non fossero già di per sé eloquenti, basta guardarsi intorno per accorgersi che i presidi (alias: dirigenti scolastici) per molto meno lanciano allarmi che sono arrivati già sulle prime pagine dei maggiori quotidiani (ved. per esempio: http://www.repubblica.it/scuola/2018/05/01/news/slitta_il_concorso_per_dirigenti_scolastici_e_a_settembre_sara_emergenza_negli_istituti-195250467/  ).

In effetti, secondo i dati diffusi dal sindacato più autorevole nella scuola: (ved. http://www.flcgil.it/scuola/dirigenti/organici-e-assunzioni-dei-dirigenti-scolastici-2017-2018-un-altra-ragione-per-proseguire-la-nostra-mobilitazione.flc  ), la situazione sarebbe questa: a fronte di 8221 sedi scolastiche i dirigenti sarebbero 6500..... I presidi si lamentano quindi per circa 1.600 reggenze (quelle che nel nostro caso comprendono reggenze e convenzioni e che, per noi, si aggirano intorno 4.000 sedi! Ossia un dato quasi 2 volte e mezzo superiore a quello lamentato dai presidi ed al cui dato si dovrebbero sommare le 1.400 carenze d'organico).

 Fatta questa lunga digressione, torniamo al fatto nuovo. La nota diffusa ieri da Fedir (ex UNADIS) può leggersi qui: http://www.segretaricomunalivighenzi.it/nota-166-grave-carenza-di-segretari-comunali.pdf  .

Già dai destinatari (senza voler togliere nulla a nessuno) ci si rende conto dal cortissimo respiro dell’iniziativa intrapresa da FEDIR (sindacato che, notato solo incidentalmente, rappresenta, i "dirigenti e direttivi degli enti territoriali e della sanità". Quindi, in teoria, rappresenta anche i vice segretari, rispetto alle cui aspettative si sta creando una almeno potenziale situazione di conflitto).

La nota è indirizzata al Presidente dell’ANCI Lombardia, come se la questione trattata fosse solo una disputa con il documento emesso qualche giorno da quella sede periferica dell’Associazione dei comuni e non una definitiva presa di posizione su una questione della massima rilevanza istituzionale nazionale.

Al Presidente dell’ANCI nazionale la nota viene inviata solo "per conoscenza", così come al Prefetto Piermatti, Responsabile dell’Albo Nazionale. Non viene neppure presa in considerazione l?ipotesi di investire della questione le autorità del neo eletto Parlamento (è vero che le commissioni sono in via di costituzione ma i gruppi parlamentari sono già formati da mesi) e meno ancora quelle di Governo, ormai formato anche nelle figure dei sottosegretari.

La vicenda è quindi oggettivamente derubricata a contesa polemica con il dr. Virginio Brivio. Nel merito, cosa chiede la nota FEDIR?

Di fronte al baratro che gli impietosi dati numerici prefigurano, formula auspici generici.

1) "bandire, in tempi rapidi, il corso concorso COA"!!!

2) "procedere immediatamente alla pubblicazione del bando poiché l’attesa dell’implementazione di una piattaforma digitale per la presentazione delle domande di ammissione al corso comporta una dilatazione dei tempi che i comuni non possono oggi subire. D’altra parte tale modalità informatica non garantisce maggiore celerità o speditezza alla procedura";

3) "specificare espressamente nel bando di concorso che l’assegnazione ad una sezione regionale comporterà un obbligo di permanenza in servizio per gli iscritti di almeno 5 anni nella stessa regione;"

4) "L’appello, dunque, è che senza ulteriori indugi, il ministero pubblichi il bando che gli uffici sono in grado di predisporre celermente, effettui una tempestiva ricognizione di contingenti per il successivo ampliamento dei posti a concorso, e, successivamente, proceda con speditezza all’espletamento delle prove".

Come si arguisce chiaramente i quattro punti sono sostanzialmente una prolissa variazione sul tema: "fate presto se potete"... Aria fritta?

In ultimo, poiché pecunia non olet, viene tirato fuori l’asso dalla manica: la questione relativa alla "classificazione delle sedi", in relazione alle convenzioni, che "in seguito alle restrittive interpretazioni assunte dell’Albo" "ha modificato i criteri di classificazione delle sedi, ledendo peraltro la posizione sia giuridica che economica dei segretari.". Dal che ne segue che: "Tale decisione ha inciso negativamente sulla copertura delle sedi di segreteria dei piccoli comuni, posto che la sproporzione tra retribuzione e carico di lavoro delle sedi convenzionate ha scoraggiato la copertura di queste sedi spingendo i segretari verso enti di maggiori dimensioni demografiche".

La questione indubbiamente esiste ma non è essa la causa della evidentissima crisi numerica e né la proposta avanzata risulta minimamente risolutiva rispetto al drammatico deficit di consistenza numerica in cui è precipitata la categoria. Semmai, se venissero ripristinate le interpretazioni anteriori alle celebri circolari Cimmino, si incentiverebbe solo il fenomeno delle convenzioni supermultiple (svilendo ulteriormente il ruolo e le funzioni del segretario) e si favorirebbe la dinamica "ascensionale" dalle fasce inferiori a quelle superiori di inquadramento, senza risolvere la questione centrale. Si tratterebbe, ai fini nel tema che preoccupa, di una mera operazione di lifting, utile a mascherare ma non a rimarginare la profonda cicatrice che segna ormai la categoria.

Stamattina ho letto su FB che, in esito alla pubblicazione della nota FEDIR, alcuni idonei del COA3 (indetto oltre dieci anni fa) sarebbero ancora disponibili per la bisogna. Non ho nulla contro le aspettative lavorative di costoro. Ci mancherebbe! Ma siamo ormai agli straccioni di Valmy! Un esercito esangue e stremato costretto a confidare nella chiamata delle estreme riserve, una specie di "classe del ’99" cento anni dopo (anche qui, senza voler mancare di rispetto alle giovanissime ed inesperte reclute che giusto un secolo fa vennero mandate in prima linea a sostenere l’urto della celebre battaglia del solstizio)!

Sarebbe questa l’ennesima occasione per riflettere funditus sulle ragioni di esistenza, sul ruolo, sulle funzioni, sullo status di una categoria che ormai si regge in bilico sulla corda (e senza rete) da almeno mezzo secolo, senza che essa stessa sia stata mai capace (se non per slogan irresponsabili: come l’ultimo del "dirigente apicale") di aprire una seria auto analisi.

Non si dovrebbe perdere questa occasione, ora che al governo non c’è più (non ci dovrebbe essere) un nemico preconcetto e giurato. Ma non ci si può limitare a chiedere di mettere toppe, per di più secondo il colore che capita, su un vestito sdrucito oltre ogni limite.

Si tratta di riscrivere i profili di un ruolo nuovo, che archivi il vecchio, fatto della innaturale ed irrazionale sommatoria di tante cose diverse e spesso oggettivamente incompatibili. Questa la vera sfida, non chiedere di rivedere i discutibilissimi contenuti di una circolare! Anche perché l’emergenza c’è ed è obiettiva. E dovremmo saperlo bene che l’emergenza (quale che ne sia la scaturigine e la responsabilità) determina l’assunzione di misure emergenziali che, nel caso di specie, sarebbero -una volta ancora- a nostro danno.



 
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