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Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

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Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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  Le costose casette post terremoto.......

Le costose (fino a 6 mila euro al mq) casette postterremoto, invece di sei anni, durano pochi mesi. E molte sono già marce e inabitabili «Bisogna avere un approccio diverso dal passato». Così dichiarava tre mesi fa Piero Farabollini, 58 anni, subito dopo la nomina a nuovo commissario per le aree colpite dal terremoto del 2016 nel Centro Italia. Geologo, nonché docente all' Università di Camerino e presidente dell' ordine dei geologi d e l l e M a r c h e , F a r a b o l l i n i è i l t e r z o commissario post- terremoto in poco più di due anni, incarico prima occupato da Vasco Errani e Paola De Micheli, questi ultimi nominati rispettivamente dai governi guidati dal Pd di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Il g e o l o g o F a r a b o l l i n i è s t a t o s c e l t o d a l vicepremier grillino Luigi Di Maio, che l' ha imposto alla Lega di Matteo Salvini, più propenso a nominare l' ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. In attesa di scoprire cosa significhi nel concreto «l' approccio diverso» di Farabollini, finora assai parco di dichiarazioni (buon s e g n o , f o r s e è u n o c h e s t u d i a p r i m a d i parlare), emergono sempre più evidenti le pessime gestioni del passato, caratterizzate da sprechi di denaro pubblico oltre l' immaginabile, ai quali si sono sommati intralci burocratici di ogni tipo, con un unico risultato: la ricostruzione non è neppure iniziata, nessuno sa ancora dire quando inizierà, mentre migliaia di persone sono costrette a vivere in costose casette prefabbricate, progettate talmente male, e realizzate pure peggio, da essere diventate inabitabili dopo pochi mesi. Che le Sae (soluzioni abitative di emergenza, come i tecnici chiamano le casette) siano costose, l' avevo già scritto su Italia Oggi un anno fa (11 gennaio 2018), rivelando che un buon numero di esse erano costate più di 6mila euro al metro quadro, vale a dire come un attico nel centro di Venezia. Pochi giorni fa, anche il Fatto Quotidiano ha fatto la stessa scoperta, con un' inchiesta documentata su tutti i comuni terremotati delle Marche. Per ogni comune, una tabella indica il numero delle casette consegnate e il costo al metro quadro, che varia da un minimo di 2.012 euro (Gualdo) a un massimo di 6.062 euro (Bolognola). Il forte divario è dovuto, spiegano gli esperti, al fatto che in alcuni paesi si sono 8 gennaio 2019 Pagina 8 Italia Oggi Continua --> 1 Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2018 dovute spianare delle mezze montagne per predisporre le aree su cui insediare le Sae, con una ricadute inevitabile sui costi di urbanizzazione. Ma era proprio necessario procedere in questo modo, e con simili costi? Molti sindaci, quasi del tutto esautorati dalle diverse burocrazie coinvolte nel dopo terremoto (commissario straordinario, Autorità anticorruzione, Corte dei conti), parlano ormai apertamente di sprechi giganteschi. Paolo Trancassini, sindaco di Leonessa, intervistato di recente dal Giornale, ha fatto quattro conti sulle 16 Sae installate nel suo comune: «Il loro costo medio è stato di 1.800 euro al metro quadro, compresi gli allacci e l' urbanizzazione. È meno di quanto si è speso in molti altri comuni, ma è molto di più di quanto si sarebbe speso ristrutturando subito gli edifici pubblici in cui vivevano le famiglie terremotate». Edifici che, invece, sono tuttora inagibili. Anche a Camerino l' ingegner Roberto Di Girolamo, intervistato dal Fatto Quotidiano, sostiene che «costruire case popolari, il cui costo, terreno incluso, è di 1.600 euro al metro quadro, sarebbe stato meglio che puntare sulle casette, costate in media 2.800 euro al metro». Dunque, per le casette sono stati spesi tanti soldi pubblici dal governo, ma con risultati pessimi, che ora fanno parlare apertamente di sprechi scandalosi. Si dà infatti il caso che molte casette, consegnate da appena due mesi, si sono rivelate inabitabili: i pavimenti di legno si sono gonfiati, sono spuntati muffe e funghi, alcuni tetti hanno ceduto sotto la neve, i boiler piazzati sui tetti sono scoppiati per il gelo, le porte d' ingresso si sono gonfiate e non si chiudono più. Non solo. Nelle Marche, molti assegnatari di Sae si sono visti recapitate bollette da 580 euro per il bombolone di gas, mentre in passato avevano il camino in casa e si scaldavano con la legna dei boschi intorno, a prezzi stracciati. Pare assurdo. Ma solo adesso si scopre che le Sae sono fabbricate per durare poco, al massimo sei anni. Lo ha rivelato al Fatto l' ex ad di Consip, Domenico Casalino, che nel 2014 lavorò al bando per la Protezione civile: «Il ciclo dell' emergenza prevede entro un anno la tenda, il prefabbricato per sei anni, quindi la sistemazione definitiva». Nessuno, tuttavia, è pronto a scommettere che tra sei anni la ricostruzione post-terremoto sarà cosa fatta. Dovunque, dopo due anni, le macerie non state rimosse; la consegna dei progetti, a cui dovrà seguire l' affidamento alle imprese, è stata rinviata a fine 2019, facendo slittare a fine 2020 l' affidamento dei lavori. Questo, in teoria. Ma nessuno ci crede. Tra questi, il sindaco di Leonessa, Trancassini, che ha cominciato ad alzare il velo sui ritardi burocratici che finora hanno impedito la ricostruzione: «Servirebbe una tregua con l' Anac (l' Autorità anticorruzione) e con la Corte dei conti. Ai tavoli tecnici vengono richieste destinazioni d' uso di 40 anni fa, oppure documenti su finestre aperte dai bisnonni. Così si ferma tutto». Una denuncia che fa capire che il vero collo di bottiglia della ricostruzione non è la mancanza di soldi (visto lo sperpero delle Sae, è vero il contrario), bensì il nuovo codice degli appalti, con la sua superfetazione di norme paralizzanti, e la sua ottusa applicazione da parte dei burocrati dell' Anac, guidata da Raffaele Cantone, e della Corte dei conti. Sembra averlo capito perfino il governo grillo-leghista, che con la manovra 2019 ha semplificato le procedure per gli appalti fino a 150 mila euro. Ma questo potrà essere d' aiuto a molti comuni per tappare le buche e riparare i marciapiedi, non certo per la ricostruzione post-terremoto. © Riproduzione riservata. 8 gennaio 2019 Pagina 8 Italia Oggi Tino Oldani

 
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