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Discussione libera proposta da: il 26/11/2018 alle ore 10:48
Bilanci work in progress
CALCOLI IMPOSSIBILI
Sui preventivi anche l' incognita anticipazioni
Torna a 3/12 il limite ai «prestiti» statali Si tratta sul fondo crediti
Gli enti che puntano ad approvare il preventivo
entro dicembre devono rispettare il contesto
normativo e regolamentare vigente. Le scelte
tecnico-amministrative e i controlli dei revisori
devono pertanto fare riferimento al quadro
esistente, nonostante la manovra 2019 abbia
già indicato cambiamenti di rilievo.
La novità di maggior impatto, per la quale però
occorre attendere il varo della legge di
bilancio, è la semplificazione delle norme di
finanza pubblica. Secondo le nuove regole gli
enti si considereranno in equilibrio con un
risultato di competenza a consuntivo non
negativo. Gli enti che approvano i documenti
c o n t a b i l i e n t r o i l 2 0 1 8 d e v o n o t u t t a v i a
rispettare le norme attuali sul pareggio e
allegare il prospetto di coerenza. Fra le novità
che invece preoccupano per gli effetti sulle
entrate già accertate nei bilanci c' è la pace
fiscale prevista nel collegato alla manovra (Dl
119/18). La mancata riproposizione del blocco
tributario allenta le tensioni sulle entrate
correnti, rispetto alle quali è peraltro allo studio
la proposta della «nuova Imu», per superare il
doppione Imu-Tasi.
Chi prepara oggi i bilanci non può nemmeno prevedere la maggiorazione Tasi. Ed a legislazione
vigente non è possibile neanche iscrivere fra le entrate il contributo Imu-Tasi che nel 2018 quotava 300
milioni di euro. Sulle compartecipazione al recupero dell' evasione erariale, l' articolo 4, comma 8-bis
del Dl 193/2016 prevede il riversamento a favore dei Comuni, fino al 2019, del 100% di gettito incassato
dallo Stato, mentre dal 2020 la percentuale tornerà al 50%.
Costeranno di più anche le estinzioni anticipate di mutui e prestiti, per le quali non viene rifinanziato il
fondo, previsto dall' articolo 9-ter del Dl 113/2016, che nel 2018 aveva una dotazione di 48 milioni di
euro.
Per il 2019 e 2020 si potranno utilizzare senza vincoli di destinazione, quindi anche per la spesa
corrente, le risorse derivanti da operazioni di rinegoziazione di mutui.
Sempre sull' equilibrio corrente, fino al 2020 potranno essere usati anche i proventi da alienazioni
patrimoniali, anche se derivanti da azioni o piani di razionalizzazione.
Il comma 866 della legge 205/2017 stabilisce infatti, dal 2018 al 2020, la possibilità di utilizzo di queste
risorse per finanziare le quote capitali dei mutui o dei prestiti obbligazionari in ammortamento nell' anno
o in anticipo rispetto all' originario piano di ammortamento, a condizione che sia data dimostrazione,
con riferimento al bilancio consolidato dell' esercizio precedente, del rapporto superiore a due tra totale
delle immobilizzazioni e debiti da finanziamento. Inoltre gli enti non devono prevedere incrementi di
spesa corrente ricorrente ( prevista a regime e quindi non limitata ad uno o più esercizi) e devono
essere in regola con gli obblighi di accantonamento al Fcde, che prevedono quote minime dell' 85, 95 e
100 per cento nel triennio 2019/21. Tra le partite correnti ci saranno anche i rinnovi contrattuali, stimati
intorno all' 1,3 per cento del monte salari rivalutato.
Dal 2019 torna il limite dell' anticipazione di tesoreria pari ai 3/12 delle entrate correnti accertate nel
penultimo esercizio, Fino al 31 dicembre 2018 era stato elevato a 5/12.
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
Anna GuiducciPatrizia Ruffini
26 novembre 2018
Pagina 27 Il Sole 24 Ore
Tassa unica per la casa (imu +tasi) (26/11/2018 11:39)
Manovra, tassa unica sulla casa per tagliare 200mila
aliquote
Fisco. Tra gli emendamenti della maggioranza spuntano la nuova Imu con modello
precompilato e il doppio sconto alle imprese. Ma nel testo c` è il rischio di aumento per
tutti all` 11,4 per mille
Dopodomani entra nel vivo alla Camera l`
esame della manovra, che dopo anni torna a
occuparsi seriamente del fisco sul mattone.
Con l` obiettivo di semplificare un groviglio di
r e g o l e c h e s i è i n t r i c a t o d i m a n o v r a i n
manovra, e che dal 2014 impone ai proprietari
di seconde case, negozi, capannoni e così via
di pagare due tasse sullo stesso immobile.
Un paradosso in cui inciampa anche chi ha
due garage o due cantine, perché solo una
pertinenza per categoria può rientrare sotto l`
o m b r e l l o d e l l ` e s e n z i o n e r i s e r v a t a a l l `
abitazione principale.
Per provare ad archiviare il caos, si è fatta
strada fra gli emendamenti "segnalati" alla
legge di bilancio la «nuova Imu», che unifica in
un` imposta sola le attuali Imu e Tasi. E punta a
prosciugare anche l` oceano delle aliquote,
oltre 200mila, che impegnano contribuenti e
intermediari fiscali nel rebus fiscale. Il tutto è
contenuto nei 13 articoli del nuovo "testo unico
d e l l ` I m u " m e s s o n e r o s u b i a n c o i n u n
emendamento firmato da Alberto Gusmeroli,
della Lega, vicepresidente della commissione
Finanze della Camera. Il testo rientra fra i 700
"segnalati" che saranno messi al voto (a
differenza degli altri 1.900 che cadono pur avendo superato il vaglio di ammissibilità), è stato nelle
scorse settimane al centro del confronto tecnico con l` Anci e da quanto risulta al Sole 24 Ore è tra gli
interventi su cui è positivo anche l` orientamento del ministero dell` Economia.
Il cantiere è ancora aperto, e non mancano i punti da affinare. Perché il fisco del mattone è un
meccanismo delicato, e nei dettagli nasconde insidie importanti. La prima è sull` aliquota. La nuova
imposta unica, secondo l` emendamento, potrebbe salire fino all` 11,4 per mille, un tetto che ora può
essere raggiunto solo nei Comuni (circa 1 su 7) in cui nel 2014 è stata applicata una «maggiorazione»
alla Tasi poi mantenuta negli anni del congelamento per far quadrare i conti. Il rischio sarebbe dunque
quello di un possibile aumento generalizzato della pressione fiscale sul mattone. Ma va detto che al
momento questo passaggio sembra frutto più di un inciampo tecnico che di una volontà esplicita. Anche
perché va oltre le stesse richieste dei Comuni, che nella loro proposta si fermavano all` 11 per mille. Sul
punto, un emendamento simile targato Pd (Fragomeli e Marattin) prevede invece di fermarsi al 10,6 per
mille, a cui aggiungere l` eventuale maggiorazione dello 0,4 per mille nei Comuni che già la applicano.
La discussione, insomma, è aperta, anche perché tra i correttivi necessari c` è anche l` individuazione
del responsabile della riscossione.
Senza, la macchina non può partire.
Sul treno della nuova imposta unica salirebbe anche il raddoppio dal 20 al 40% della deducibilità dell`
Imu dall` Ires per le imprese proprietarie dei capannoni (si veda Il Sole 24 Ore di giovedì scorso). Anche
qui non manca qualche possibile effetto collaterale, perché va ricordato che a differenza dell` Imu,
attuale o "unificata", la Tasi è integralmente deducibile dall` Irap. Il risultato di questo incrocio dipenderà
da caso a caso, ma il raddoppio della quota deducibile previsto dall` emendamento è nei fatti un
passaggio necessario anche a evitare brutte sorprese fiscali per le imprese.
Ma è la semplificazione il cuore di un progetto che vuole cancellare il paradosso della doppia imposta,
che obbliga a due calcoli, due dichiarazioni e due modelli per pagare quello che nei fatti è lo stesso
tributo sullo stesso immobile. Il legame della Tasi con il finanziamento dei "servizi indivisibili" (luce,
manutenzione delle strade, sicurezza locale e così via) è rimasto infatti confinato al nome del tributo,
senza alcuna ricaduta pratica.
L` Imu "riunificata" porta con sé anche la possibilità di rilanciare un` altra promessa che finora non si è
mai tradotta in pratica: quella del bollettino precompilato, previsto in Gazzetta Ufficiale fin dal 2014 ma
mai arrivato nella casella postale dei contribuenti. A renderlo impossibile è anche il panorama
sterminato delle aliquote locali, che nelle delibere hanno provato a inseguire tutti i singoli casi di
contribuenti con differenze di trattamento che spesso hanno prodotto più effetti in termini di
complicazioni che benefici reali per i diretti interessati.
Per evitare il fenomeno, la «nuova Imu» sarebbe differenziabile solo in base a una griglia predeterminata
dalla legge stessa. Per le seconde case, per esempio, sono previste solo tre tipologie:
quelle vuote, quelle affittate con contratto registrato da almeno due anni e quelle concesse in comodato
gratuito a figli o genitori. Per gli altri fabbricati a guidare la possibilità di cambiare l` aliquota sarebbe la
categoria catastale, prefigurando quindi un` aliquota per i negozi, una per i capannoni e così via.
Rimangono le agevolazioni fisse già previste oggi, come lo sconto del 25% sulle abitazioni affittate a
canone concordato e l` esenzione degli immobili merce.
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
Marco MobiliGianni Trovati
25 novembre 2018
Pagina 3 Il Sole 24 Ore
Tassa unica per la casa (imu +tasi) (26/11/2018 11:39)
Manovra, tassa unica sulla casa per tagliare 200mila
aliquote
Fisco. Tra gli emendamenti della maggioranza spuntano la nuova Imu con modello
precompilato e il doppio sconto alle imprese. Ma nel testo c` è il rischio di aumento per
tutti all` 11,4 per mille
Dopodomani entra nel vivo alla Camera l`
esame della manovra, che dopo anni torna a
occuparsi seriamente del fisco sul mattone.
Con l` obiettivo di semplificare un groviglio di
r e g o l e c h e s i è i n t r i c a t o d i m a n o v r a i n
manovra, e che dal 2014 impone ai proprietari
di seconde case, negozi, capannoni e così via
di pagare due tasse sullo stesso immobile.
Un paradosso in cui inciampa anche chi ha
due garage o due cantine, perché solo una
pertinenza per categoria può rientrare sotto l`
o m b r e l l o d e l l ` e s e n z i o n e r i s e r v a t a a l l `
abitazione principale.
Per provare ad archiviare il caos, si è fatta
strada fra gli emendamenti "segnalati" alla
legge di bilancio la «nuova Imu», che unifica in
un` imposta sola le attuali Imu e Tasi. E punta a
prosciugare anche l` oceano delle aliquote,
oltre 200mila, che impegnano contribuenti e
intermediari fiscali nel rebus fiscale. Il tutto è
contenuto nei 13 articoli del nuovo "testo unico
d e l l ` I m u " m e s s o n e r o s u b i a n c o i n u n
emendamento firmato da Alberto Gusmeroli,
della Lega, vicepresidente della commissione
Finanze della Camera. Il testo rientra fra i 700
"segnalati" che saranno messi al voto (a
differenza degli altri 1.900 che cadono pur avendo superato il vaglio di ammissibilità), è stato nelle
scorse settimane al centro del confronto tecnico con l` Anci e da quanto risulta al Sole 24 Ore è tra gli
interventi su cui è positivo anche l` orientamento del ministero dell` Economia.
Il cantiere è ancora aperto, e non mancano i punti da affinare. Perché il fisco del mattone è un
meccanismo delicato, e nei dettagli nasconde insidie importanti. La prima è sull` aliquota. La nuova
imposta unica, secondo l` emendamento, potrebbe salire fino all` 11,4 per mille, un tetto che ora può
essere raggiunto solo nei Comuni (circa 1 su 7) in cui nel 2014 è stata applicata una «maggiorazione»
alla Tasi poi mantenuta negli anni del congelamento per far quadrare i conti. Il rischio sarebbe dunque
quello di un possibile aumento generalizzato della pressione fiscale sul mattone. Ma va detto che al
momento questo passaggio sembra frutto più di un inciampo tecnico che di una volontà esplicita. Anche
perché va oltre le stesse richieste dei Comuni, che nella loro proposta si fermavano all` 11 per mille. Sul
punto, un emendamento simile targato Pd (Fragomeli e Marattin) prevede invece di fermarsi al 10,6 per
mille, a cui aggiungere l` eventuale maggiorazione dello 0,4 per mille nei Comuni che già la applicano.
La discussione, insomma, è aperta, anche perché tra i correttivi necessari c` è anche l` individuazione
del responsabile della riscossione.
Senza, la macchina non può partire.
Sul treno della nuova imposta unica salirebbe anche il raddoppio dal 20 al 40% della deducibilità dell`
Imu dall` Ires per le imprese proprietarie dei capannoni (si veda Il Sole 24 Ore di giovedì scorso). Anche
qui non manca qualche possibile effetto collaterale, perché va ricordato che a differenza dell` Imu,
attuale o "unificata", la Tasi è integralmente deducibile dall` Irap. Il risultato di questo incrocio dipenderà
da caso a caso, ma il raddoppio della quota deducibile previsto dall` emendamento è nei fatti un
passaggio necessario anche a evitare brutte sorprese fiscali per le imprese.
Ma è la semplificazione il cuore di un progetto che vuole cancellare il paradosso della doppia imposta,
che obbliga a due calcoli, due dichiarazioni e due modelli per pagare quello che nei fatti è lo stesso
tributo sullo stesso immobile. Il legame della Tasi con il finanziamento dei "servizi indivisibili" (luce,
manutenzione delle strade, sicurezza locale e così via) è rimasto infatti confinato al nome del tributo,
senza alcuna ricaduta pratica.
L` Imu "riunificata" porta con sé anche la possibilità di rilanciare un` altra promessa che finora non si è
mai tradotta in pratica: quella del bollettino precompilato, previsto in Gazzetta Ufficiale fin dal 2014 ma
mai arrivato nella casella postale dei contribuenti. A renderlo impossibile è anche il panorama
sterminato delle aliquote locali, che nelle delibere hanno provato a inseguire tutti i singoli casi di
contribuenti con differenze di trattamento che spesso hanno prodotto più effetti in termini di
complicazioni che benefici reali per i diretti interessati.
Per evitare il fenomeno, la «nuova Imu» sarebbe differenziabile solo in base a una griglia predeterminata
dalla legge stessa. Per le seconde case, per esempio, sono previste solo tre tipologie:
quelle vuote, quelle affittate con contratto registrato da almeno due anni e quelle concesse in comodato
gratuito a figli o genitori. Per gli altri fabbricati a guidare la possibilità di cambiare l` aliquota sarebbe la
categoria catastale, prefigurando quindi un` aliquota per i negozi, una per i capannoni e così via.
Rimangono le agevolazioni fisse già previste oggi, come lo sconto del 25% sulle abitazioni affittate a
canone concordato e l` esenzione degli immobili merce.
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
Marco MobiliGianni Trovati
25 novembre 2018
Pagina 3 Il Sole 24 Ore