IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
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Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
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Discussione libera proposta da: Angelo Capalbo il 21/08/2015 alle ore 11:58
considerazioni calabresi

Abolire la figura del segretario comunale e provinciale è rock o lento?

Ecco riprendendo un testo di un monologo di Celentano vorrei riflettere su questa distinzione. 
In questi ultimi mesi, si è a lungo dibattuto sugli effetti dell’ennesima riforma della pubblica amministrazione voluta dal Governo Renzi e dal Ministro Madia e sugli effetti nei confronti della dirigenza ed in particolare dei segretari comunali e provinciali.
Aggiungere altre riflessioni e sviluppare argomenti ermeneutici sulla recente legge delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (legge 7 agosto 2015, n. 124) appare un esercizio delicato e complesso, ma utile sia ad individuare le cause che gli effetti. 
Non c’è dubbio che la pubblica amministrazione debba essere riformata ed adeguata a nuovi bisogni e alle esigenze della società. Possiamo concordare che è la madre di tutte le riforme e che debba avere una corsia preferenziale. Se ne discute da anni ed ogni tentativo di rinnovamento ha incontrato sulla sua strada limiti ed ostacoli. 
Non sono tollerabili situazioni di eccessiva burocrazia, che si aprono a nuovi bisogni ed istanze dei cittadini. Se un cittadino che possiede la seconda casa in una località marina e nel cui comune si rivolge per richiedere il rinnovo della carta di identità non si può sentire rifiutare il rilascio del documento, perché in quel comune, per carenze del numero delle carte di identità, vengono rilasciate o rinnovate solo ai cittadini residente. 
È inaccettabile che un cittadino si rivolge all’ospedale per sottoporsi a cure e procurarsi, i farmaci che devono essere somministrati perché la struttura ospedaliera non ha sufficienti risorse per dotarsene.
D’altronde non è possibile intervenire solo sulla riorganizzazione della pubblica amministrazione, ma nelle istituzioni nel loro complesso, introducendo sistemi decisionali più snelli e veloci e coinvolgendo nelle scelte direttamente i cittadini. Il rinnovamento investe la classe dirigente nel suo complesso ed impone un accrescimento delle competenze e capacità decisionali. Le azioni politiche che interessano i nostri territori richiedono scelte consapevoli e responsabili, volti essenzialmente alla tutela della salute ed alla tutela del patrimonio storico - artistico e dell’ambiente. Si tratta di beni collettivi che non possono essere calpestati e assecondati dagli interessi dei singoli. 
La riforma della PA introduce elementi di semplificazione e di contrazione dei tempi decisionali, che per alcuni procedimenti si rendeva necessario per garantire maggiore rapidità nell’esecuzione e gestione di progetti ed interventi pubblici. Tuttavia le esigenze di celerità degli interventi realizzati senza le opportune valutazioni sull’impatto nel territorio, potrebbero minare alla salute ed alla sicurezza dei cittadini, peraltro già compromesse, dal dissesto idrogeologico, come testimonia lo scempio di Rossano Calabro, a causa dell’alluvione nella notte tra l’11 ed il 12 agosto scorso.
Il tema della responsabilità e della buona politica devono viaggiare sullo stesso binario. Non sono abbastanza diffuse in Italia le buone pratiche negli appalti e nella gestione dei buoni comuni. 
È normale che in un Paese civile l’autorità di vigilanza sui contratti pubblici è la stessa autorità che vigila sui fenomeni della corruzione? Sono situazioni di emergenza che devono governare momenti particolari di una determinata epoca storica. Ebbene siamo ormai abituati a vedere fenomeni eccezionali e transeunti diventare norme cogenti e durature. 
 
Ritenere di dover intervenire sulla dirigenza per rafforzare la responsabilità gestionale riducendo i controlli e ledendo le azioni di tutela non è la ricetta giusta per guarire i mali della pubblica amministrazione. Sono stati quindi individuate le carenze e le inefficienze del sistema, ma solo la dirigenza viene chiamata in causa. Eppure le responsabilità di questo sfracello sono solo della burocrazia che doveva ricevere un colpo di frusta come titola il quotidiano "Italia oggi" in un articolo del 5 agosto 2015. 

D’altronde come interpretare diversamente la decisione di abolire la figura dei segretari comunali e provinciali se non nel senso della revisione dei sistemi di controllo e di superamento di ogni limite esterno nella scelta della figura di vertice dell’ente. Si profila così un nuovo sistema che vede in prospettiva maggiormente intrecciarsi la dirigenza con la politica. Storicamente i segretari comunali e provinciali sono stati considerati come soggetti pubblici "terzi" dipendenti dello Stato, Ente diverso da quello in cui si trovano ad operare, a tutela e protezione degli interessi dell’Ente in cui sono inseriti. 
Se si esclude la parentesi del Governo Monti, con l’affidamento delle funzioni ulteriori di responsabile della prevenzione della corruzione, si è tuttavia assistito, negli anni, ad una tendenza che vede gradualmente attenuarsi la posizione di terzietà all’interno del comune o della provincia. 
La legge n.124/2015 chiude definitivamente un epoca, abolisce la figura dei segretari comunali e provinciali ed attribuisce alla dirigenza le funzioni di attuazione dell’indirizzo politico, il coordinamento dell’attività amministrativa e controllo della legalità dell’azione amministrativa. Non sarà più quella figura con funzioni di assistenza giuridico - amministrativa nei confronti degli organi dell’ente, in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, allo statuto ed ai regolamenti.
Il controllo del segretario secondo le attuali indicazioni del testo unico degli enti locali (d.lgs n. 267/99 - art. 97), si attua con funzioni di assistenza prevalentemente ex post con riferimento alla conformità dell’azione amministrativa, si occupa, per dirla con le interpretazioni della Corte dei conti, della protezione degli interessi dell’Ente locale.
Ora, con la legge delega, si attribuiscono generiche funzioni di controllo della legalità dell’azione amministrative. Si tratta di una locuzione tautologica e di scarsa rilevanza sul piano concreto. Non c’è dubbio che ogni azione amministrativa sia svolta nel rispetto delle procedure previste dalla legge e dai regolamenti. Ma chi verifica se all’interno della singola azione amministrativa si compiano atti illegittimi, che se non denunciati perpetueranno indisturbati i propri effetti? Non è chiaro se questo controllo sarà preventivo o successivo. Ad ogni modo difficilmente potrà essere un controllo puntuale e diretto su singoli atti. D’altro canto se assume funzioni di attuazione dell’indirizzo politico, maggiore ne diventa la dipendenza e poco spazio verrà riservato all’azione di controllo. Tanto meno si attuerà il controllo negli Enti di massima dimensione (città metropolitane e comuni con popolazione superiore a 100 mila abitanti) qualora, in alternativa al dirigente apicale, potrà essere nominato un direttore generale ai sensi dell’articolo 108 del d.lgs  n. 267 del 2000. 
In un periodo transitorio non superiore a tre anni, dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo adottato in attuazione della stessa legge delega n. 124 del 2015, negli enti privi del direttore generale, permane l’obbligo di conferire l’incarico di direzione apicale, agli stessi ex segretari comunali e provinciali, con compiti di attuazione dell’indirizzo politico, coordinamento dell’attività amministrativa, direzione degli uffici e controllo della legalità dell’azione amministrativa. Ebbene, solo per la fase transitoria è previsto l’ulteriore compito della direzione degli uffici che a regime si esclude. Si tratta di mera dimenticanza o di una funzione che successivamente non sarà di competenza della direzione apicale. Propenderei per la prima ipotesi, per i motivi in cui si sono svolti i lavori parlamentari, in modo, scoordinato ed incoerente. 
 
La legge delega n. 124/2015 accomuna le diverse nuove discipline relative ai ruoli della dirigenza, con riferimento all’inquadramento, all’accesso, al sistema della formazione, alla mobilità nei ruoli, al conferimento degli incarichi, alla durata degli incarichi (salva la disciplina particolare per gli ex segretari comunali e provinciali), alla disciplina della disponibilità per i dirigenti privi di incarico, alla valutazione dei risultati, alla responsabilità, alla retribuzione, alla disciplina transitoria, alla revoca e divieto di rinnovo in settori sensibili ed esposti al rischio di corruzione, in caso di sentenza di condanna per danno erariale per condotte dolose. 
Con riferimento al conferimento dell’incarico si prevede l’istituzione di apposita commissione per ogni ruolo, a cui compete definire i criteri generali per gli incarichi nonché il concreto utilizzo del sistema di valutazione dei risultati. Su questo aspetto sussistono tuttavia forti dubbi in merito alla selezione dei componenti delle commissioni. Saranno pienamente assicurati i requisiti di indipendenza, terzietà, onorabilità, assenza di conflitti di interessi? Le procedure di nomina dei commissari si effettueranno con procedure trasparenti, sulla base di requisiti di merito ed incompatibilità? Sussistono seri motivi di temere che la scelta dei membri delle commissioni continui ad essere frutto di logiche politiche spartitorie e per nulla caratterizzate da requisiti di indipendenza. 
 
Inoltre per gli iscritti all’albo nazionale dei segretari comunali e provinciali (con ulteriori particolari condizioni per gli iscritti nella fascia professionale C e per i vincitori dei concorsi ammessi al corso di accesso in carriera, alla data di entrata in vigore della legge delega) che confluiranno nell’albo unico della dirigenza locale sussistono differenziazioni in ragione delle dimensioni degli enti e della presenza negli stessi del direttore generale.
Tuttavia la legge non supera il limite della separazione del rapporto organico da quello funzionale, che da sempre è stato una caratteristica per la figura del segretario comunale e provinciale. Questi confluiranno nel ruolo unico degli enti locali, ma di quale ente fanno parte? Un ibrido che non trova soluzione nella legge delega. 
In ordine ai criteri di nomina, non è chiaro se ai dirigenti apicali negli enti locali, si applica la procedura della preselezione, da parte dell’apposita commissione, di un numero predeterminato di candidati in base ai requisiti e criteri per gli incarichi relativi ad uffici di vertice. Per non incorrere in profili di incostituzionalità deve ritenersi che la figura di dirigente apicale sia equivalente ad ufficio di vertice, al cui incarico si accede, mediante preselezione. Tuttavia, profili di incostituzionalità si possono rilevarsi, tra gli altri, nella collocazione degli ex segretari, per le loro origini, nel ruolo degli enti locali, piuttosto di quello statale ed anche nella cessazione della funzione di direzione apicale, se non rinnovato entro novanta giorni dall’insediamento degli organi esecutivi. 
 
Da più parti si sostiene che le norme introdotte dalla legge delega n. 124/2015, per i motivi esposti e la ratio sottesa, manifestano rilevanti profili di incostituzionalità che andrebbero eccepiti e rilevati. Come azionare indi un ricorso alla Corte Costituzionale? Per le prime cure, penso che il ricorso diretto, da parte delle singole Regioni, possa avere validità di successo, se non altro per la violazione all’autonomia politica ed organizzativa delle stesse. Il ricorso incidentale per poter essere azionato richiede, diversamente, l’instaurarsi di un giudizio, con l’impugnativa di singoli atti amministrativi lesivi di interessi legittimi di un singolo o di soggetto associativo portatore di interessi collettivi. Un’azione che si intravede comunque di concreta realizzazione. Il ricorso alla Corte costituzionale deve comunque derivare da una questione rilevante di manifesta fondatezza di incostituzionalità della legge n. 124/2015. D’altronde la stessa azione poteva essere esperita avverso l’attuale sistema di nomina, introdotto dalla legge n. 127/97, che contiene scarse posizioni di tutela e di garanzia, ma non se ne fece nulla, dal momento che la stessa Corte costituzionale riconosce legittima la procedura di nomina, per gli organi di vertice.
Allo stato meglio sottoporre la legge a referendum abrogativo sostenendo le ragioni di un aggravamento della posizione prevaricatrice della politica nella scelta dei dirigenti chiamati ad assolvere con disciplina ed onore l’impiego pubblico, nel rispetto della tutela del buon andamento e dell’imparzialità della amministrazione. Solo in questo modo sarà possibile ottenere il consenso dei cittadini e sperare di ottenere la partecipazione necessaria per la validità del quesito referendario. Infatti, tra i cittadini non è pienamente conosciuto il ruolo del segretario comunale e le intervenute disposizioni normative che ne regolano la funzione. Nei cittadini è ancora diffusa la tendenza a riconoscere nel segretario comunale un funzionario dello Stato, da questo pagato per garantire il rispetto della legalità negli enti locali. 
In definitiva, per rispondere al quesito del titolo e per le ragioni anzidette, l’abolizione dei segretari è lento e non si pone in concreto come misura risolutiva per una nuova ed efficiente pubblica amministrazione. 
Tuttavia, in ogni caso, rimane il dato che i segretari comunali e provinciali hanno accettato ogni intervento normativo che lo hanno riguardato, come si troveranno a convivere con questo appena introdotto, come una sfida, con responsabilità e disciplina, sul principio che vuole accrescere la professionalità e competenza. Sono queste le armi che dovranno essere impugnate per affermare la posizione e le peculiarità dei segretari comunali, che sopravviveranno alla loro abolizione.
 
Marina di Sibari, 21 agosto 2015   
                                                                                           Angelo Capalbo


nereo (25/08/2015 11:19)

Mi spiego: sono d'accordo con l'intervento delle 10,34 in quanto, come ben sottolinea il collega, siamo stati aboliti di diritto ma non di fatto: le funzioni rimangono, disse la madia.

 ....non ci prendiamo in giro...apicale e fu segretario sono funzionalmente  la stessa cosa...... hanno ampliato l'accesso e ristretto le condizioni per i piccoli comuni ...

Dinanzi ad una stron.... del genere ritengo sia in diritto aspirare alla conservazione fino in fono del mio attuale incarico, anche per guardarmi intorno e capire meglio l'evolversi del "nuovo" corso, magari incrociando le dita affinché in corso d'opera, con la fine dell'attuale governo, vengano introdotti i correttivi doverosi.

Al Siqilli (25/08/2015 11:09)

Concordo "in toto" con 1.14. E se ci sarà, come spero e come credo sia giusto la possibilità di non accettare la nomina a dirigente apicale, lo farò.

nereo (25/08/2015 11:06)

 

"abolito di diritto ma non di fatto....non ci prendiamo in giro...apicale e fu segretario sono funzionalmente  la stessa cosa......

hanno ampliato l'accesso e ristretto le condizioni per i piccoli comuni ...

io non ho un incarico fino al 2020(magari ) ma solo fino al 2017...e personalmente preferirei rimanere fino al 2017 in modo da guardarmi in giro,capire come funziona ,invece che trovarmi da un momento all'altro senza incarico...chi mi paga ...chi ti paga oggi se sei senza incarico...non mi sembra che la disciplina preveda nulla

l'azzeramento mi sembra da kamikaze in assenza di una disciplina transitoria soprattutto economica...ma poi tutto è ammissibile in una categoria dove l'autolesionismo ha dominato

meglio un uovo oggi che la gallina domani !!!!"

 

Condivido pienamente l'intervento surriferito delle 10,34. Chiaramente il mio incarico scade nel 2018. 

x 1.14 (25/08/2015 10:34)

abolito di diritto ma non di fatto....non ci prendiamo in giro...apicale e fu segretario sono funzionalmente  la stessa cosa......

hanno ampliato l'accesso e ristretto le condizioni per i piccoli comuni ...

io non ho un incarico fino al 2020(magari ) ma solo fino al 2017...e personalmente preferirei rimanere fino al 2017 in modo da guardarmi in giro,capire come funziona ,invece che trovarmi da un momento all'altro senza incarico...chi mi paga ...chi ti paga oggi se sei senza incarico...non mi sembra che la disciplina preveda nulla

l'azzeramento mi sembra da kamikaze in assenza di una disciplina transitoria soprattutto economica...ma poi tutto è ammissibile in una categoria dove l'autolesionismo ha dominato

meglio un uovo oggi che la gallina domani !!!!

(25/08/2015 09:50)

Ho capito che la filosofia prevalente è quella “o Franza o Spagna, purché se magna” e che per molti, forse la maggior parte degli appartenenti a questa pseduo (ex) categoria, non esistono concetti come "dignità professionale" o come quello fissato dall'art. 97 secondo comma della Costituzione "nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari".

Ma il mio dissenso rimane fermo.

(25/08/2015 09:36)

il mio incarico scade nel dicembre 2021, ma sono d'accordo con il collega del post precedente; il suo scade a mesi e vuole giocarsi una partita.

Vediamo di non prenderci per il cxxo. Ce la facciamo?

(25/08/2015 01:14)

In verità il mio incarico scadrebbe nel 2020...

Non è per una questione di convenienza, ma di dignità professionale.

Un così lungo periodo da "abolito" sarebbe intollerabile ed umiliante.

E poi sarebbe un vero pasticcio, alcuni comuni ancora col vecchio segretario, altri con il "mostro" apicale, prevedibile caos con le convenzioni...

Perciò ribadisco: meglio tabula rasa.

E non ci sarebbe il rischio di essere fatti fuori uno alla volta, in silenzio, ma la possibilità di porre una seria questione lavorativa ed istituzionale, con ampie possibilità di ottenere effettive garanzie, anche di ricollocamento...

Se la ex pseudo categoria fosse composta da persone con le palle e non da inerti smidollati ed amebe, sarebbe sufficiente rifiutare in massa qualsiasi incarico come "zombie" apicale (che non dovrebbe essere imponibile coattivamente)... al contrario i sindacati lavorano già per assicurare una "piena continuità" tra l'ex segretario e il "mostro"...

(25/08/2015 00:29)

È così, Bdc. Meschini fino in fondo, io voglio questo, io voglio quest'altro, ma andate a ......aboliti.

BdC (24/08/2015 18:13)

da sottozero....

ecco confermato un punto sul quale concordo con la collega giardina...siamo individualisti quindi ognuno propone la soluzione che meglio gli si aggrada...cosi chi ha un incarico che scade nel 2019 o 2020 spera nel proseguimento di tale incarico chi invece si trova in altre  situazioni spera che si azzeri tutto e subito

(24/08/2015 16:55)

Visto che si tratta di una radicale abolizione, per evitare disparità di trattamento e fare un minimo di chiarezza sarebbe opportuno fare tabula rasa di tutti gli incarichi in essere e ripartire da zero.

BdC (24/08/2015 16:47)

in realtà le prime risposte possono avvenire a breve...

cosa succede se una convenzione si scioglie ad esempio perchè uno dei comuni recede o perchè il sindaco si dimette ???

cosa succede in quei comuni dove il fu segretario va in pensione....

 

già da queste situazioni e da come saranno risolte si capirà quale sarà l'andazzo e quale normativa si intende applicare .....

non sono convinto che gli incarichi in essere decadano ...perchè non espressamente previsto dalla legge ....

poi tutto è possibile ,certo che bisogna andare sul concreto evitando dissertazioni o polemiche inutili che già hanno segnato la disfatta della categoria..vediamo se segneranno anche la catastrofe

x 23,22 (24/08/2015 10:01)

sono d'accordo sulle tue osservazioni in merito all'intervento della Giardina

sindacato in gonnella (23/08/2015 23:22)

Non male, comunque, l'intervento della Giardina. Un neo evidente a mio parere. Non chiarisce l'utilità (?) dell'emendamento perorato e sponsorizzato dall'Unadis. E' evidente che all'Unadis dei Segretari comunali non interessa una beneamata cippa, se non per un pò di tessere, peraltro di molto inferiori alle aspettative. 

Inoltre Unadis ha fatto per diversi mesi il controcanto all'Unscp, non distinguendosene in pieno dalle politiche fallimentari, con un marcato disappunto degli iscritti più capaci ed impegnati.

MCG (23/08/2015 20:31)

mi spiace , nel fare copia incolla, si è persa la numerazione dei punti in cui avevo artitolato l'intervento. Spero mi perdonerete se non è facilmente leggibile, ma credo non si possa correggere , vero? 

MCG (23/08/2015 20:19)

Le riflessioni di Angelo sono serie ed analitiche e certamente utili ad aprire un dibattito tra colleghi sul nostro prossimo futuro ( se possiamo chiamarlo così ciò che ci aspetta nei prossimi mesi ed in un lasso di tempo che potrà, al massimo, essere di tre anni) .
Non so sinceramente se l'abolizione del segretario sia rock o lento.
Non c'è dubbio che l'opinione pubblica, sapientemente orientata da chi è di certo più bravo di noi nella comunicazione, la vede come una riforma rock.
E noi segretari comunali, in un anno trascorso dalla annunciazione delle intenzioni del governo, non siamo riusciti a lanciare una campagna di comunicazione che facesse chiarezza sul nostro ruolo, che riuscisse a far comprendere i rischi e le reali intenzioni dal disegno riformatore.
Non illudiamoci, non sarebbe servito a molto, ma forse si sarebbe potuta evitare una fine così indecorosa ad una figura professionale che in 150 anni di storia ha rappresentato un organo baricentrico nel funzionamento degli enti locali ed un punto di riferimento certo in termini di competenza e preparazione per dipendenti e amministratori.
Che la figura del segretario comunale andasse riformata era noto a tutti, ed a noi per primi.
Dopo 17 anni dalla riforma Bassanini, e dopo che la riforma del titolo V aveva manifestato tutte le sue pecche, ci aspettavamo che la direzione fosse però un'altra .
Solo nel 2012 erano stati ben tre gli interventi del legislatore diretti rafforzare il ruolo di garanzia della legalità che il segretario storicamente ha sempre svolto:
a. La legge 59, che interviene sulla 241, prevede che l'organo di governo individui, nell'ambito delle figure apicali dell'amministrazione, il soggetto cui attribuire il potere sostitutivo in caso di inerzia, competenza che è andata ad incardinarsi di fatto in capo al segretario;
b. Il d. l. 174/2012 che ha sostanzialmente riscritto il sistema dei controlli negli enti locali ed ha esplicitamente affidato al Segretario comunale la direzione dei controlli interni.
c. Ed infine la famigerata legge 190 che individua, di norma, nel segretario il responsabile anticorruzione.

Ed invece la riforma è andata nella direzione esattamente opposta, con la esplicita abolizione dei segretari, la precarizzazione di tutta la dirigenza ed il rimarcare la responsabilità della gestione in capo alla dirigenza, a fronte di uno spoil system sempre più esteso.


Al di là della critica generalizzata a tutta la riforma, questi sono i rischi maggiori che io vedo nella figura del dirigente apicale :
il dirigente apicale eredita la genericità di alcune delle funzioni dei segretari ( attuazione dell'indirizzo politico, coordinamento dell'attività amministrativa e controllo della legalità dell'azione amministrativa ), con l'aggravante di perdere quel poco di autonomia ed indipendenza che ai segretari discendeva dall'appartenere ad un albo chiuso . La genericità delle funzioni è stato un vulnus che la categoria ha pagato a caro prezzo, dato che si è prestata a libere interpretazioni ed ha consentito il convenzionamento selvaggio ( anticamera della nostra abolizione ) . Ritrovare la stessa genericità nella legge di riforma , nel momento in cui si affronta il mare aperto del ruolo unico della dirigenza mi preoccupa non poco per il futuro della neonata figura del dirigente apicale.
È stato sventato il rischio che questa dirigenza apicale potesse essere conferita a dirigenza esterna ( qualcuno aveva visto come una sterile schermaglia tra i sindacati il grido d'allarme lanciato da Unadis quando il ddl era in discussione alle camere ), dato che con l'ultima formulazione è stato precisato che deve trattarsi di dirigenza di ruolo degli enti locali, a fronte del precedente generico richiamo alla dirigenza "del presente articolo" che invece contempla anche la dirigenza fuori ruolo (... in caso contrario avremmo visto a breve la celebrazione di altro funerale, che però non è ancora escluso). Resta però la preoccupazione che le funzioni, che il legislatore dice di aver voluto salvaguardare , possano essere conferite a più figure dirigenziali separatamente. L'obbligatorietà della figura del dirigente apicale , combinata con l'autonomia organizzativa che le autonomie locali non tarderanno ad invocare, potrebbe non riservare lunga vita al dirigente apicale , trascorsi i tre anni ( ...al massimo) che la riforma ci riserva
Se tutta la dirigenza oggi diventa precaria, con un contratto di 4 anni + 2 eventuali , per la dirigenza apicale questa situazione diventa esasperata, dato che a causa dell'ultimo emendamento approvato ...in corner, questi incarichi dirigenziali cessano anche se non rinnovati entro 90 gg dall'insediamento degli organi esecutivi. Come ciò possa conciliarsi con le funzioni di controllo della legalità che il legislatore dice di aver voluto salvaguardare è davvero incomprensibile e questo è sicuramente argomento da sollevare davanti alla corte costituzionale .

A queste incongruenze, che riguardano astrattamente la figura del dirigente apicale, si aggiungono quelle che invece subiamo come funzionari pubblici che hanno seguito un percorso di accesso e progressione in carriera per un ruolo statale e non certo assimilabile a quello della dirigenza degli enti locali. E non ci vengano a dire che sarà la competenza e la meritocrazia a salvarci, perché se siamo sinceri con noi stessi , dobbiamo ammettere che anche all'interno del nostro albo la concorrenza non è mai stata basata su questi elementi.
Forse la dirigenza degli enti locali, che ha guardato come una ghiotta opportunità quella di poter concorrere con noi alla dirigenza apicale non sa che quando una sede è pubblicata , se questa è prestigiosa, nell'80% dei casi ( sono troppo severa ?) i giochi sono già fatti? ( ...o forse, meglio, lo sa benissimo ed è molto più abile di noi che invece abbiamo saputo solo farci le scarpe reciprocamente )

Ma se questi ormai sono dati di fatto, è evidente che adesso non possiamo restare con le mani in mano. Sedersi sulla sponda del fiume mai come in questo caso si è dimostrato deleterio.

Le strade percorribili oggi sembrano diverse, ma ovviamente tutte hanno degli ostacoli.
Nella situazione in cui siamo non credo che possiamo escluderne nessuna.
Si parla di un immediato ricorso alla corte costituzionale . In questo momento concordo con Angelo sul fatto che solo le regioni potrebbero sollevare la questione di legittimità costituzionale ma ovviamente lo farebbero perché violate le loro prerogative in materia di ordinamento degli uffici. Per le questioni invece più vicine al nostro status ( la confluenza nel ruolo dei dirigenti degli enti locali, l'inconciliabilità delle funzioni di controllo con lo spoil system ) io credo occorra attendere i provvedimenti attuativi. Faccio riserva di consultare legali esperti ma non mi sento, come ho già detto più volte in chat, di annunciare ricorsi se non sono certa di poterli promuovere.
Il referendum abrogativo può essere una strada, magari se fosse concomitante ad altra abrogazione più ...rumorosa ( la riforma della scuola?). Non voglio scartarla, ma dobbiamo essere consapevoli della fatica che abbiamo fatto in questi mesi a far capire la nostra condizione. Per l'opinione pubblica siamo comunque una categoria di privilegiati , dato che il nostro stipendio supera i 1.000 euro al mese . Siamo una categoria sconosciuta a molti, il nostro lavoro è invisibile e spesso si accorgono di noi quando siamo andati via. Gli stessi amministratori appena insediati molto spesso non sanno bene cosa possono chiedere al segretario. Le iniziative lanciate nei mesi scorsi , come il manifesto contro l'abolizione della Vighenzi , le petizioni on line (ben due, forse tre ora? ), la restituzione simbolica dei decreti di nomina a responsabile anticorruzione , sono state ridicolizzate dagli stessi segretari e non sono servite a nulla. Siamo una categoria di individualisti che non intendono, nella maggior parte dei casi ( fatte le debite eccezioni, per fortuna ) accodarsi ad altri . E ne paghiamo le conseguenze.
I decreti delegati : che la legge delega sia esageratamente generica è un dato di fatto. Che forma potrà assumere la disciplina attuativa non è ancora noto. Noi sappiamo però quali sono gli aspetti delicati che potranno toccarci più o meno pesantemente. Capire se tra di noi si possa giungere ad una piattaforma condivisa che ci metta d'accordo sui temi più scottanti sarebbe secondo me assai utile. Dicono alcuni che dobbiamo aspettare a vedere le prime bozze. Ci può stare, sperando però poi di avere il tempo di intervenire e correre ai rimedi. Quali sono secondo me gli aspetti che vanno approfonditi ? Innanzi tutto la possibilità di mantenere un legame speciale con il ruolo della dirigenza statale , da cui deriviamo. Che potrebbe tradursi in un diritto di precedenza o preferenza in caso di mobilità nei ruoli dello stato e cmq in una specifica disciplina più favorevole della ordinaria mobilità tra i ruoli. Insistere su una qualifica specifica del dirigente apicale, che comporti la necessità di un percorso analogo a quello seguito dagli ex segretari . E per questa via definire anche gli specifici requisiti per lo svolgimento delle funzioni rogatorie . La durata del contratto, che non può cumulare i 4+2 alla cessazione automatica al rinnovo degli organi esecutivi e che si pone drasticamente in conflitto con le funzioni di controllo. Il potere di nomina , che potrebbe forse essere messo in capo al Consiglio comunale (del resto la norma parla di mancato rinnovo entro 90 gg dal rinnovo "degli organi esecutivi"). Le fasce demografiche ed i paletti al convenzionamento . E altri ancora certamente che i colleghi spero non mancheranno di segnalare.
Altro aspetto, suggerito dal collega Ciro Mennella, è di invocare , o quanto meno sostenere con solide argomentazioni giuridiche, e sottoporre all'attenzione del Consiglio di Stato , la mancata delega alla riforma del TUEELL, con cui i decreti delegati si porrebbero inevitabilmente in contrasto.

Ovviamente queste sono mie considerazioni personali, elaborate di getto in risposta all'ottimo intervento di Angelo. Per proporle come Unadis mi riservo di concludere il confronto, peraltro già avviato all'interno del direttivo, con i colleghi iscritti al mio sindacato.

Non posso infine ignorare la sfida ( sarà il termine giusto?) lanciatami da Claudio Rossi sulle funzioni di direzione degli uffici da lui fortemente vituperate . Dire che queste derivano dall'accoglimento di una proposta di Unadis non è ovviamente vero . La posizione di Unadis vedeva il segretario, o dirigente apicale se proprio così volevano chiamarlo, incardinato nel ruolo della dirigenza statale e necessario anello di congiunzione tra le istituzioni, soprattutto dopo il palese fallimento della riforma del titolo V . Rilevato poi che le funzioni di responsabile anticorruzione recentemente affidate sono sostanzialmente competenze organizzative ( che obiettivamente noi siamo in grado di svolgere adeguatamente, perché conosciamo la macchina amministrativa meglio di chiunque altro) , invocavamo per il nuovo dirigente poteri di organizzazione e gestione del personale ( lasciando ad altri invece i compiti di attuazione dell'indirizzo politico ).
Dire quindi che Unadis ha appoggiato questa riforma non corrisponde assolutamente al vero e per la verità mi offende anche un pochino..... Per carità nessuno è infallibile ed io certamente meno di tutti gli altri, ma passare per imbecille non mi piace molto.
Quello che ho detto a Claudio in una telefonata privata e che lui ha liberamente interpretato ( sicuramente perché non sono stata capace di spiegarmi ) è che non la vedo una pessima integrazione, quella dell'ultimora sulla direzione degli uffici. È questo perché , come ho detto sopra, sono molto preoccupata dalla estrema genericità delle competenze del dirigente apicale e non vorrei che domani a noi competa il coordinamento di una struttura che risponde ad altri o addirittura a nessuno.
Claudio osserva che avrebbe dovuto essere modificato il tuel anche negli articoli 48 e segg.
È vero, ma sarà dura recepire la legge delega, che disciplina la procedura di nomina dei dirigenti , senza stravolgere il tuel .
Credo che sia noto a tutti ( forse no all'opinione pubblica...dovremmo farlo sapere a Stella e Rizzo) che le spese di personale negli enti locali sono lievitate a dismisura , pur riducendosi le unità di lavoratori, dal 1999 in poi, vale a dire da quando la Bassanini prima e il ccnl ha riconosciuto agli amministratori il potere di nominare responsabili a tutti i livelli .
Noi abbiamo il dovere di fare proposte sensate, la politica deve assumersi la responsabilità di fare scelte scellerate!

Spero di aver esaudito i desideri di chi sollecitava un mio intervento, e spero che analoghe attenzioni vengano riservate agli altri interlocutori sindacali della categoria.
Con affetto
Maria Concetta Giardina