IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: Marcello Foa il 05/06/2017 alle ore 12:42
Globalizzazione: "un mondo nuovo"

Viviamo in uno strano mondo, in cui un genitore insegna ai propri figli quelli che considera valori sani e inviolabili: il rispetto della Costituzione, della democrazia come espressione della sovranità. Gli spiega che quando avrà 18 anni potrà votare, scegliere il partito che più lo rappresenta. Gli racconta che in Parlamento si approvano le leggi e gli spiega cos’è un Paese. A scuola, questo bambino, studia i confini e la storia, coltiva un’identità e scopre le proprie radici familiari e nazionali. Cose normalissime. Un tempo.

Già perché quando compirà 18 anni si accorgerà improvvisamente che quella realtà e quei valori, costati milioni di vite ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, non valgono più e se proverà a rivendicarli verrà trattato come un eretico, anzi come un pericoloso populista. Non capirà più nulla o forse capirà fin troppo bene cosa significano il conformismo, le pressioni sociali, l’omologazione. Quel mondo, purtroppo, non è ipotetico ma sempre più reale, un mondo in cui principi elementari, anzi fondamentali, come democrazia e sovranità popolare sono considerati scomodi o vengono ridotti a feticci sull’altare della mondializzazione.

E questo dovrebbe farci riflettere. Perché le differenze culturali, identitarie e politiche non devono più valere? Perché tutti i popoli devono assomigliarsi? Perché la famiglia tradizionale non va più bene e deve essere svuotata di significato? Ci rendiamo conto che la società che si delinea assomiglia sempre di più nella sua forma più ludica a quella descritto da Huxley nel romanzo «Mondo nuovo» e in quella più opprimente al citatissimo «1984» di Orwell?

Io credo profondamente nella democrazia, mi scorre nelle vene e non riesco a reprimere l’impulso di parlare, di non tacere. E’ il dovere morale non di fare una rivoluzione ma di difendere quei valori e di contestare l’ineluttabilità della globalizzazione, soprattutto della sua omologazione, che si manifesta anche attraverso il continuo trasferimento di poteri a organismi sovranazionali, talvolta totalmente privi di qualunque legittimità popolare (Ocse, Nato, Oms, eccetera), talaltra diluiti in Parlamenti o altre forme di governance, poco efficaci, di rappresentanza, ridotti alibi morali, com’è stato fino ad oggi il Parlamento europeo.

Chiarisco subito che non si tratta di tornare a società autarchiche e dunque ottusamente protezionistiche, come lascia intendere certo pensiero mainstream; bensì di impostare una nuova forma di convivenza internazionale, in cui l’interesse e i poteri nazionali tornino ad avere il loro peso naturale e in cui i trattati internazionali non siano più calati dall’alto ma siano frutto di negoziazioni tra Paesi sovrani e con pari diritti. Non si tratta di fermare il mondo, né di bloccare i commerci ma di tenere conto anche di interessi che non siano solo quelli sovranazionali, nella convinzione che le democrazie siano ancora oggi il miglior sistema politico e che debba essere preservato, come peraltro lo stato di diritto (altro valore che i globalisti tendono a disconoscere e a sostituire con forme molto strane di giustizia privata, quali gli arbitrati internazionali senza possibilità di ricorso, contemplati nel TTIP

Ecco perché le forme di protesta politica emerse recentemente in diversi Paesi occidentali vanno salutate con favore. Testimoniano la capacità di resistenza di una parte importante della popolazione, l’attaccamento, talvolta istintivo, a quei valori e comunque a un sistema socioeconomico che negli ultimi 70 anni ha permesso un benessere senza precedenti e basato sull’ascensore sociale.

La sfida, per chi ha il coraggio di definirsi sovranista, non è ovviamente di assecondare qualunque forma di protesta ma di contribuire alla nascita e allo sviluppo di movimenti culturali, civici e politici in grado di far maturare una risposta solida, concreta, credibile ai globalisti. E di denunciare ogni forma di insidia come quelle di chi prende a pretesto le fake news e le post-verità per imporre una censura alle opinioni scomode e spegnere sul nascere il contagio più pericoloso, quello delle idee.

Non farlo significa rassegnarsi a società in cui sarà facilissimo privare ogni cittadino dei suoi diritti elementari e anche delle sue ricchezze personali. Un mondo che continuerà a dirsi democratico, perché la forma verrà rispettata, per trasformarsi nel suo esatto contrario.

A voi quel mondo piace davvero?



(02/08/2018 13:11)
forum mass media ???
Chi è contro? (02/08/2018 13:03)
Gli stregoni della notizia, un libro di Foa che spiega come si fabbrica informazione al servizio dei governi o delle lobby I politici sono davvero succubi dei media in una società ossessionata dallo strapotere dell`informazione? In realtà i governi hanno imparato a usare a proprio vantaggio l`apparente supremazia della stampa grazie agli spin doctor, i moderni «stregoni della notizia». In questo saggio, Marcello Foa aggiorna e amplia il testo del 2006. L`autore spiega come e perché sia possibile orientare e all`occorrenza manipolare l`informazione, spesso all`insaputa degli stessi giornalisti. Ricco di aneddoti e retroscena sui grandi fatti recenti - dalla guerra in Iraq a quella in Siria, da Renzi a Macron fino alle fake news - svela con chiarezza le logiche, le tecniche, i trucchi usati dai grandi persuasori al servizio delle istituzioni. II libro ribalta con onestà intellettuale molti luoghi comuni sul Quarto Potere. Un testo per chi vuol capire il ruolo e i misteri del mondo dell`informazione.
(01/08/2018 12:59)
Concordo,.che discussioni noiose!!! Diteci piuttosto a che punto è l`atto di indirizzo della dirigenza eell. Non doveva uscire il 26 luglio?
stranezze di un forum (01/08/2018 11:45)
che forum strano questo. ci sono post di interesse dei segertari che non suscitano discussione e /o repliche ci sono post su argomenti che nulla hanno a vedere con gli enti lcoali che invece hanno diverse letture e repliche . si contestano le persone che parlano di misfatti comunali e poi si posta sulla Rai !!! forum strano molto strano,di sicuro di scarsa utilità per la categoria.
Perchè non vogliono in rai Marcello Foa? (01/08/2018 11:40)
Fa paura il suo pensiero non omologato?
(06/06/2017 13:25)

Dal capitalismo al...debitalismo, in America superati i livelli di indebitamento 2008

Ricordate i bei discorsi dopo la crisi finanziaria del 2008? Ci dissero, allora e lo ribadirono per molti anni a venire, che la lezione era stata imparata, e che non ci sarebbero state più bolle generate da un ricorso sconsiderato al debito privato. Perché, come sappiamo, la crisi del 2008 fu generata da un meccanismo perverso, che spinse anche gli americani meno abbienti a indebitarsi per comprare case che in realtà non potevano permettersi. Quel meccanismo rappresentava la punta estrema di un sistema incentrato sull’indebitamento come motore della crescita economica americana. Era una bolla sulla bolla.

“Mai più!”, giurarono. E quando le banche centrali vararono il Quantitative Easing ovvero quando stamparono quantitativi enormi di moneta per sostenere le banche in crisi e immettere liquidità nel sistema, ci dissero che era a fin di bene e che non avrebbe comportato un ritorno alle vecchia abitudini.

Ebbene, si sbagliavano o, forse, mentivano. Pochi giorni fa, una fonte insospettabile, il Financial Times, ha rivelato che ogni tipo di debito americano – pubblico, aziendale, familiare e personale non garantito, finanziamenti per l’acquisto di auto, prestiti agli studenti – è a livelli record.

Gli americani sono gravati dalla cifra astronomica di 1 trilione di dollari in debiti sulle carte di credito e di un importo analogo in prestiti agli studenti e in leasing automobilistici, che come i vecchi mutui subprime sono storicamente di bassa qualità e dunque particolarmente rischiosi.

Cito ancora il Financial Times: le aziende americane hanno aggiunto 7,8 trilioni di debito dal 2010 ma la loro capacità di ripagarlo è ai livelli più bassi dal 2008, secondo quanto rileva il Fondo Monetario Internazionale. Tenetevi forte: il debito aggregato negli Usa (pubblico e privato) è pari al 350% del Prodotto interno lordo.

Sì, avete capito bene. Siamo tornati alla situazione del 2008.

Questo significa che siamo alla vigilia di un nuovo tracollo finanziario? Difficile dirlo. Alcuni economisti invitano a non esagerare e affermano che la situazione è sotto controllo, soprattutto per quel che riguarda i prestiti studenteschi. Il Financial Times invece, nello stesso articolo, appare meno rassicurante e accenna alla necessità di cancellare molti debiti inesigibili, scaricando ancora una volta i costi sullo Stato. In ogni caso, sapendo che i tassi di interesse sono ai minimi storici, non c’è da star tranquilli. Bastano o un evento imprevisto o alcuni aumenti dei tassi per provocare simultaneamente molti fallimenti personali e dunque perdite ingenti alle banche; con il rischio di generare un effetto a valanga oggi largamente sottostimato (come nove anni fa con i subprime). Dio non voglia.

Il punto, però, è un altro. Chi scrive è da sempre un convinto sostenitore dell’economia di mercato e del capitalismo ma nella sua versione sana; quella in cui il ricorso al debito è contemplato, per certi versi necessario, ma in proporzioni limitate e volto a creare ricchezza vera.
Qui, invece, ci troviamo nella situazione in cui la prima economia al mondo ha di fatto stravolto il senso del capitalismo facendolo diventare “debitalismo” ovvero un’economia basata non più sull’accumulo di capitale ma di debito, non solo statale ma soprattutto privato, in proporzioni inimmaginabili.

E’ un tema che ho affrontato altre volte in passato e che oggi, purtroppo, trova nuovi riscontri, ad esempio nel coraggio intellettuale dell’ex assistente di Reagan, il liberale Paul Craig Roberts, che denuncia da tempo queste storture, e in alcune inchieste giornalistiche. Saint Simone su Counterpunch (tradotto in italiano dall’ottimo sito Voci dall’estero) racconta, partendo dai giganteschi prestiti agli studenti, come la classe media americana stia morendo sotto il peso di debiti che non riuscirà mai a ripagare. Gli studenti sono i nuovi NINJA (No Income, No Jobs, No Assets): nessun reddito, nessun lavoro, nessun patrimonio. E anche quando trovano un impiego, le commissioni e gli interessi che devono pagare sul debito sono talmente alti che non riescono quasi mai ad estinguerlo. Pochi di loro ce la fanno, gli altri diventano moderni peones o, se preferite, moderni schiavi.

Il problema è serissimo, strutturale e ricorrente. Riguarda gli Stati Uniti ma in misura crescente anche molti Paesi europei, dove il ricorso all’indebitamento come surrogato al reddito è sempre più diffuso. Ed è un male, che conduce alla degenerazione del capitalismo e alla diffusione della povertà.

Dovrebbe preoccupare tutti noi. E invece…

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