E mentre aumentano gli indigenti, la classe media è schiacciata tra lavori precari e sottopagati in nome della salvifica austerità.....c'è chi beneficia di tutti questi sacrifici (umani) e avendo e trasferendo le ricchezze nei paradisi fiscali è questa la vera emergenza
Ai raggi X le pratiche aggressive emerse nell' ambito della vicenda Paradise papers
Multinazionali, nell' Ue elusi 60 mld di imposte ogni
anno
L e m u l t i n a z i o n a l i e l u d o n o l e i m p o s t e ,
sottraendo gettito fiscale nella Ue per almeno
60 miliardi di euro all' anno. È quanto stimato
dal professor Gabriel Zucman, dell' Università
di Berkeley in California, nell' ambito del caso
denominato Paradise papers.
Secondo il professore, inoltre, il 40% degli utili
complessivi viene delocalizzato in paradisi
fiscali, grazie all' implementazione di pratiche
fiscali elusive.
Queste ultime sono state individuate in
m a n i e r a p u n t u a l e , a n c h e r i s p e t t o a l l e
dinamiche che le hanno caratterizzate, di cui si
specificherà infra.
Il Consorzio internazionale dei giornalisti
investigativi, a cui aderiscono nel mondo 96
mass media, per oltre 400 giornalisti di 67
Paesi, su impulso e diffusione dei dossier del
quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, ha
filtrato quasi 7 milioni di documenti, riferibili a
un orizzonte temporale che va dal 1950 al
2016 incluso, attinti dallo studio legale
denominato Appleby, con sede a Bermuda e
presente in una decina di altri territori offshore
Multinazionali big quali Nike, Facebook e
Apple, per citarne alcune tra le più note,
avvalendosi della consulenza di esperti
fiscalisti sono pervenuti all' erosione delle basi
imponibili con lo spostamento degli utili nei paradisi fiscali.
Tale fenomeno, noto come Beps (base erosion and profit shifting), è oggetto di misure di prevenzione e
contrasto da parte dell' Ocse, congiuntamente alla Ue.
Sono stati indagate, tra l' altro, le tecniche di implementazione della cosiddetta pianificazione fiscale
aggressiva, definendone modalità e perimetro di gioco.
Ma procediamo per gradi, descrivendo quanto è emerso con particolare riferimento alle multinazionali
big, nell' ambito del Paradise papers, considerando, al contempo, lo scenario di contrasto che in
maniera sempre più nitida viene a delinearsi all' orizzonte.
Il mondo e la consapevolezza, non se ne dubita, sono cambiati. Ciò che fino al recente passato si
presumeva non avrebbe potuto conoscersi, ora sarà sempre più tracciabile, tenuto anche conto delle
quindici misure definite a livello Ocse, nell' ambito del progetto Beps. Si va verso un cambiamento di
paradigma condiviso, finalizzato a rimuovere le distorsioni, colmando i buchi normativi (cosiddetti tax
loopholes), generati dalla combinazione non sempre allineata e coordinata delle normative giuridicotributarie,
considerate a livello globale.
Il caso Nike. La multinazionale dal 2005 al 2014 ha puntato sulla proprietà intellettuale riferibile ai beni
immateriali quali i marchi e i brevetti, per abbattere le imposte dovute in Europa.
In particolare, la titolarità dei beni immateriali era in capo a una società del gruppo, denominata Nike
International Ltd, con sede a Bermuda, la quale a fronte di un contratto di licenza sottoscritto con
controparti le consociate europee, veniva remunerata con ingenti royalties, rappresentanti per le
consociate costi deducibili, come tali idonei a ridurre la base imponibile in Olanda dove risiedevano.
Marchi e modelli quali Swoosh, Just do it, Flight, Force, Pegasus e Tailwind sono stati funzionali all'
abbattimento drastico delle imposte dovute in Europa.
Infatti, sulle royalties percepite dalla Holding residente a Bermuda, quest' ultima non versava neanche
un euro di imposte, essendo l' imposta societaria applicabile ivi pari a zero.
Alla fine la tassazione effettiva risultava essere pari a circa il 2% degli utili, contro l' aliquota societaria
ordinaria europea media del 25%. Peraltro le consociate europee licenziatarie del marchio, all' atto della
corresponsione delle royalties, secondo la normativa olandese, non trattenevano alcuna ritenuta in
uscita su detti pagamenti resi alla licenziante a Bermuda. Operazione completamente infragruppo,
finalizzata a ridurre le imposte.
A questo punto ci si chiederà quale sostanza economica, in termini di personale, uffici, progettualità e
piani di sviluppo caratterizzasse la holding in Bermuda.
La risposta è, purtroppo, sostanza economica quasi del tutto insignificante.
Le vendite a livello europeo venivano canalizzate su due società olandesi, denominate Nike European
Operations Netherlands BV (Neon) e Nike Retail BV, essendo così gli utili convogliati, a livello di
vendite europee, in Olanda.
Mediante i richiamati contratti di licenza sugli intangibles, si creavano dei costi completamente
deducibili a livello delle società sussidiarie in Olanda (con erosione delle basi imponibili), trasferendo gli
utili sotto forma di canoni a Bermuda, in favore della Holding licenziante.
Le imposte venivano corrisposte in misura complessivamente inferiore al 2%, assolte per lo più in
Olanda, nonché dalle filiali europee, la cui forma di remunerazione era una sorta di ristoro corrisposto
da Neon, per il sostegno logistico necessario alla distribuzione.
Si consideri, peraltro, che le scarpe vengono prodotte in paesi quali il Vietnam e l' Indonesia, con costo
della manodopera decisamente contenuto. Ciò rende facilmente intuibile come la gran parte del prezzo
di vendita remuneri la componente di cui alla proprietà intellettuale. Le scarpe pervengono al
consumatore finale tramite acquisto via Internet, oppure recandosi presso gli store a marchio Nike
oppure indipendenti.
A fronte di modifiche sopravvenute, tale meccanismo elusivo dal 2014 è stata innovato. Infatti, dalle
Bermuda si è rimasti nella sola Olanda, paese dalla reputazione di tutto rispetto, utilizzando una entità
giuridica ibrida locale denominata Cv («commanditaire vennootschap»), costituita tramite la
sottoscrizione di una sorta di accordo associativo.
La normativa olandese non prevede prescrizioni particolari circa il contenuto dell' accordo, neppure in
ordine all' identità degli associati, potendo trattarsi sia di persone fisiche che di enti o società, residenti o
meno in Olanda.
La gestione della Cv necessita della presenza di general partner, che per l' appunto si occupano dell'
amministrazione della stessa, laddove invece i limited partner sono tenuti a fornire i mezzi finanziari per
l' attività da svolgere.
Di fatto, usualmente vi è un solo general partner, con una quota che può ben essere pari allo 0,001%
della Cv, con le restanti quote nelle mani dei limited partner. General partner può essere pure una
fondazione olandese, gestita con l' intervento di una società fiduciaria locale.
La Cv olandese ha rappresentato la soluzione prospettata dai fiscalisti alla Nike, per continuare a
eludere le imposte sui fatturati di fonte europea, introducendo quali limited partner due società
americane del gruppo.
Va specificato che dal punto di vista tributario domestico statunitense, gli utili ascrivibili alla Cv non
rientrano nel perimetro americano, in quanto imponibili in Olanda, mentre secondo la normativa fiscale
olandese, detti utili sarebbero imponibili negli Stati Uniti d' America.
Il risultato è l' assenza di imposizione.
In concreto, la proprietà intellettuale nel 2014 è stata trasferita dalla Holding International Ltd alla Nike
Innovate Cv. Quest' ultima è, di fatto, un apolide fiscale, con buona pace del fisco americano. La
tassazione globale del gruppo nel 2007 era pari al 34,9%, riducendosi nel 2016 al 13,20%, proprio
grazie al contributo della Cv.
Ai fini della tassazione mondiale del gruppo, occorre considerare che le vendite in America sono incise
da un' imposta societaria federale del 35%, unitamente alle imposte statali. E' notizia recente che il
presidente statunitense abbia allo studio l' introduzione di una normativa fiscale, finalizzata al rimpatrio
di fondi societari esteri, riferibili a società americane, con una tassazione di favore del 12%, in luogo
dell' ordinario 35%. Nelle intenzioni di Trump tale misura consentirebbe di far confluire negli Usa i
bottini di guerra generati dalle pratiche elusive perpetrate in Europa.
In altri termini, migrazione di ingente ricchezza di fonte Europea, con voragine di gettito ivi, a beneficio
del nuovo impulso all' economia Usa: i conti non tornano.
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PAGINA A CURA DI FRANCESCO SQUEO
20 novembre 2017
Pagina 2 Italia Oggi Sette