IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 13/01/2018 alle ore 09:29
privatizzare è bello? non più......

Ci hanno detto per decenni che privatizzare la Pubblica Amministrazione è bellissimo e convenientissimo......gli operatori pubblici sapevano molto bene a cosa si andava incontro e noi lo abbiamo evidenziato più volte anche da qui.

Adesso anche Tito Boeri si è improvvisamente destato dal sonno letargico che hanno avuto tutti i maitre à penser....fino alla prossima idea geniale che ci imporranno e i cui effetti mirabolanti dovranno pagare i cittadini che magari con il semplice buon senso sanno capire prima di tutti dove si va a a parare......



Inversione di rotta

Ma esternalizzare le attività della Pa allo Stato costa

di più

Tito Boeri* Per effetto di quasi 15 anni di blocco del turnover nella

Pubblica amministrazione e delle associazioni che vivono ai suoi

margini, i confini dell' impiego pubblico sono diventati sempre più

porosi.

Nessuno sa quale sia il vero perimetro del lavoro pubblico. Ai

suoi margini estensivi si può trovare di tutto: imprese con fini di

lucro private che hanno il settore pubblico come unico

committente, associazioni di genuino volontariato, come pure

organizzazioni ibride, collocate a metà tra il volontariato e la

ricerca di profitti.

Mentre sono diminuiti i dipendenti pubblici (9,3%,

con una

riduzione di quasi 330.000 dipendenti dal 2002 al 2015), oggi c' è

sempre più lavoro esternalizzato da enti pubblici a organizzazioni

private che da queste commesse traggono linfa vitale e ragion d'

essere.

Dal lavoro pubblico siamo così passati al lavoro extrapubblico,

svolto e spesso regolato da soggetti privati di varia natura,

alquanto eterogenei tra di loro. Se nell' immediato questi soggetti

possono sopperire alle carenze di personale e alle inefficienze

della PA, a lungo andare ostacolano la formazione di personale

pubblico all' altezza dei suoi compiti e pongono in essere potenti

gruppi di interesse contro la modernizzazione della macchina

dello Stato, perché un' amministrazione più moderna ed efficiente

riduce la domanda di lavoro extrapubblico.

Il caso della sanità, dove fioriscono le cooperative che forniscono

servizi infermieristici, è emblematico. Mentre la quota di spesa

sanitaria per dipendenti è scesa dal 2002 al 2016 di quasi il 5%

(passando dal 35% al 30,8% della spesa complessiva), è

aumentata quasi nella stessa misura la spesa per beni e servizi

convenzionati (passata dal 17% a oltre il 20% del totale)

utilizzata, in molti casi, per remunerare il lavoro esternalizzato.

Anche la protezione sociale sta vivendo un simile fenomeno. I

dipendenti dell' Inps sono oggi 27.990, meno di quelli del solo

Inps a fine 2011, prima dell' incorporazione di Inpdap ed Enpals.

L' istituto perde quasi 100 dipendenti al mese. Eppure continua a

vedersi assegnare nuovi compiti senza oneri aggiuntivi per la

finanza pubblica: dall' uscita anticipata dal lavoro (Ape), al

reddito di inserimento (Rei), fino al premio alla nascita. Al

contempo aumenta la spesa per personale convenzionato

(cresciuta del 15% nel 2017 per raggiungere 85 milioni) e per intermediari esterni chiamati ad assolvere

funzioni che, almeno in parte, potrebbero essere svolte direttamente dall' Istituto.

Anche i Comuni delegano molte funzioni a enti esterni. Per esempio, a seguito dell' introduzione della

prima misura nazionale di contrasto alla povertà, il Rei, l' Inps si è sentito spesso chiedere dai Comuni

di abilitare le cooperative sociali, che operano per conto di questi enti locali, alla trasmissione diretta

delle domande. Ma l' Inps non può aprire le proprie banche dati a soggetti esterni alle amministrazioni

pubbliche interessate, quindi lo scambio di informazioni è più complesso e rischia di allungare i tempi

delle istruttorie. In questi casi, peraltro, il coinvolgimento di operatori terzi non è affatto senza oneri

aggiuntivi. Dei 1700 milioni stanziati per il Rei, ben 300 saranno destinati a finanziare queste istruttorie

decentrate, fondi che andranno in gran parte a soggetti privati.

Nell' ultima legge di bilancio all' Inps, non è stato concesso di utilizzare, come preventivamente

autorizzato dal Mef, risparmi nelle proprie spese di funzionamento per effettuare assunzioni di

personale qualificato aggiuntive rispetto a quelle previste dal concorso per 365 nuovi funzionari che

sarebbero servite per gestire il Rei e le complesse misure introdotte lo scorso anno per permettere

uscite anticipate verso la pensione. La stessa legge ha, invece, destinato ulteriori 20 milioni ai Caf per le

certificazioni Isee, che faranno salire a circa 150 milioni le risorse pubbliche destinate all' insieme dei

centri di assistenza fiscale e poste a carico dell' Inps.

Queste esternalizzazioni di compiti qualificanti e non occasionali sono spesso più costose delle

assunzioni di dipendenti pubblici e disperdono capitale umano perché impediscono l' accumulo di

conoscenze all' interno della PA. Si impara facendo, ma quando si delega ad altri, sono altri ad

imparare. Le esternalizzazioni pongono poi un problema di trasparenza perché è difficile, se non

impossibile, ricostruire una contabilità dei soggetti esterni, sapere con esattezza quante persone

lavorino su commesse pubbliche e a quali condizioni. Non devono perciò stupire le testimonianze,

raccolte dalla stampa, di persone che operano per il settore pubblico pagate meno di 4 euro all' ora,

senza ferie, congedi di maternità o malattia, coperture assicurative e previdenziali.

Molti sindacati del pubblico impiego non sembrano preoccupati di questo fenomeno, in parte perché ci

sono organizzazioni sindacali ben rappresentate nell' extrapubblico come datrici di lavoro, in parte

perché il precariato ai margini del pubblico non tocca i diritti di chi ha già un contratto a tempo

indeterminato nella pubblica amministrazione, in parte perché il lavoro convenzionato può diventare

bacino di facili consensi per campagne di stabilizzazione. Anche le organizzazioni datoriali se ne

disinteressano, perché ci sono non pochi datori di lavoro privati che beneficiano di questo fenomeno.

Eppure la stragrande maggioranza delle imprese ne risentono perché un esteso lavoro extrapubblico

mina la concorrenza e una pubblica amministrazione inefficiente è una palla al piede per chi vuole

investire in Italia.

È interesse di tutti i partiti che oggi si cimentano nella campagna elettorale poter poi operare con una

macchina efficiente e dai contorni ben definiti e relativamente contenuti. Lasciare ulteriormente lievitare

il lavoro extrapubblico e non investire nel pubblico impiego rischia di consegnarci, alla fine, un settore

pubblico non solo più grande e più opaco di prima, ma anche, potenzialmente, eterodiretto.

* Presidente Inps © RIPRODUZIONE RISERVATA.

11 gennaio 2018

Pagina 1 Il Messaggero

 



Lavoro pubblico....che fare? (22/01/2018 10:36)

INTERVENTO

Negli appalti di servizi «nascosti» 300mila addetti

N e l v a l u t a r e l a d i m e n s i o n e d e l s e t t o r e

pubblico occorre analizzare la spesa diretta e

indiretta e soprattutto le modalità con le quali il

pubblico interviene nell' economia e nella

società.

Dal punto di vista organizzativo è interessante

capire con quali mezzi interviene il pubblico, e

c i o è q u a n t o f a d i r e t t a m e n t e e q u a n t o

attraverso le esternalizzazioni. È un tema che

riguarda, ad esempio, il ricorso alle società

partecipate e all' in house. Per avere un

quadro esaustivo su quanto costa la Pa, e

soprattutto su come utilizzi le risorse, sarebbe

utile effettuare una ricognizione che verifichi

effettivamente che cosa si fa direttamente e

cosa si fa attraverso i diversi strumenti, e

quindi cosa si è esternalizzato in questi anni e

con quali risultati. Il tema è stato toccato

correttamente di recente da Tito Boeri,

presidente dell' Inps, evidenziando che in

genere le esternalizzazioni sono più costose,

generano inefficienze e "cattivo" lavoro.

Una Pa regolata più dal diritto amministrativo

che da logiche manageriali ma

basterebbe

declinare il principio di «buon andamento»

senza scomodare Marchionne e colleghitrascura

ragionamenti economici e valutazioni da buon padre di famiglia in termini di analisi costibenefici.

Anche il controllo della spesa si è realizzato con tagli lineari e con norme di finanza pubblica, per cui la

spesa era ammissibile non rispetto al fine ma rispetto al tetto; questo approccio non ha prodotto

valutazioni sulla convenienza di alcune scelte e quindi sulla migliore riallocazione delle risorse.

È evidente che in questi anni la spending review si è realizzata con un forte taglio lineare nei confronti di

tutte le Pa, senza alcun ragionamento sulle finalità della spesa e sulle funzioni. Non a caso tra i controlli

presenti nella Pa ci sono sempre stati quelli di regolarità amministrativa e contabile, successivamente

(ma in modo formale) quelli sulla dirigenza, ma raramente il controllo di gestione.

Nel caso delle esternalizzazioni, le Pa in questi anni non hanno proceduto secondo analisi costibenefici

sul to make or to buy, ma sulla base di scelte di ripiego e di urgenze. Inoltre, il blocco delle assunzioni e

l' irrigidimento della normativa sul personale stabile hanno portato a ricorrere all' esterno. Scelta

conveniente per molti, politica, dirigenza, sindacati, dipendenti pubblici. Ma dannosa quasi sempre per i

cittadini.

Anche di recente con il contratto per le «funzioni centrali», è stata introdotta una forte stretta sul ricorso

alla somministrazione a tempo determinato, che conta solo 9mila addetti su oltre 3,1 milioni di

dipendenti, per favorire gli appalti di servizio che nascondo veri appalti di manodopera. La

somministrazione non è un contratto utilizzato nella Pa, anche per i costi derivanti dalle tutele assicurate

22 gennaio 2018

ai lavoratori attraverso la bilateralità: la previdenza integrativa, la sanità integrativa, il voucher di

ricollocazione e la formazione professionale. Più comodo non assumere ed esternalizzare, in quanto i

tetti riguardano la spesa per il personale e non i contratti di servizio, e nessuno si è preoccupato di

guardare i contratti di servizio che nascondono somministrazione di personale. Si stima che siano oltre

300mila gli addetti "somministrati" con appalti di servizio nella Pa. Si sarebbe dovuto procedere a un'

analisi delle esternalizzazioni, ma la norma è rimasta lettera morta. Posto che serva una norma per fare

una valutazione sulle scelte gestionali.

Ma a monte di tutto serve una riflessione su cosa deve fare il "pubblico" e come. Se non si risponde a

questa domanda banale, tutte le scelte a valle perdono di significato.

Anche i tagli della spesa (per consentire il taglio delle tasse), richiedono scelte, scomode, che sempre

meno la politica è capace di fare. Dovremmo spendere meno in alcuni settori e di più in altri, ma

soprattutto dovremmo spendere meglio.

È apprezzabile che i dirigenti pubblici affrontino questi temi, e abbiano organizzato per il 25 e 26

gennaio gli «Stati generali della Pa».

Il loro silenzio su come stanno andando le cose è stato per certi versi assordante.

Che dai vertici provengano analisi e proposte sulla Pa dei prossimi anni è importante. Spesso ricette

accademiche o solo giuridiche non hanno colto l' essenza dei problemi. È l' occasione per la dirigenza

pubblica italiana di dimostrarsi classe dirigente e non mero funzionariato ben pagato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA.

Francesco Verbaro

22 gennaio 2018

Pagina 32 Il Sole 24 Ore