Le mance del governo sono già sfumate 1,3 milioni
di statali senza l' aumento
Manca ancora l' ok della Corte dei conti sui nuovi contratti Regioni e Comuni avvertono:
a rischio sanità ed enti locali
gianluca baldiniVendere la pelle dell' orso
prima di averlo catturato. È la metafora che
descrive molto bene il comportamento del
ministro per la Pubblica amministrazione,
Marianna Madia, in merito ai rinnovi dei
c o n t r a t t i d e i d i p e n d e n t i d e l l a p u b b l i c a
amministrazione.
In più di un' occasione (l' ultima durante la
conferenza stampa in cui si annunciava l'
a c c o r d o p e r i l r i n n o v o d e i c o n t r a t t i d e l
comparto sicurezza) il ministro ha sottolineato
che ci sono «le condizioni economiche e
normative per il rinnovo dopo 9 anni di tutti i
3 , 3 m i l i o n i d i d i p e n d e n t i p u b b l i c i » . A l
momento, però, un' intesa è stata trovata solo
per 700.000 assunti. Per gli altri, circa 2,5
milioni, la partita è ancora tutta da giocare.
A oggi, infatti, l' accordo riguarda soltanto i
dipendenti ministeriali (circa 270.000) e quelli
delle forze dell' ordine (450.000). E anche in
q u e s t o c a s o , p r i m a d i e s u l t a r e s i d e v e
attendere ancora il via libera della Corte dei
conti, chiamata ad accertare che ci siano le
coperture necessarie per far fronte ad aumenti
e arretrati.
Solo dopo si potrà procedere alla firma
definitiva tra i sindacati e l' Aran, l' agenzia per
la rappresentanza negoziale delle pubbliche
amministrazioni.
Se tutto andrà come da programmi, per i ministeriali è previsto un aumento in busta di 85 euro al mese,
a cui vanno aggiunti gli arretrati relativi ai 2 anni e 2 mesi passati senza contratto nel triennio 20162018.
L' una tantum, secondo i calcoli dell' amministrazione, dovrebbe essere in media di 492 euro lordi e
andare dai 369,9 euro della fascia più bassa ai 712,1 euro destinati a chi occupa l' ultimo scalino prima
della dirigenza. Per il comparto della sicurezza, gli aumenti a regime arriveranno a «125 euro circa al
mese per le Forze armate, 136 euro per la Guardia di finanza, 134 per i carabinieri, 132 euro per la
polizia di Stato e 126 per la polizia penitenziaria», ha spiegato il ministro Madia. Anche in questo caso ci
sono gli arretrati: «556 euro per i corpi di polizia, 516 euro per forze armate», ha aggiunto.
Numeri che suonano tanto come una mancia elettorale a tutti gli effetti. Un obolo che però potrebbe non
essere sufficiente ad accontentare tutti i professionisti della pubblica amministrazione che da anni
attendono un contratto rinnovato e un aumento in busta paga. Ma potrebbe bastare a spingere molti
elettori speranzosi
di vedere un aumento a
votare per il Partito democratico alle urne del prossimo 4 marzo.
«La promessa del governo sul rinnovo dei contratti», spiega alla Verità Paolo Capone, segretario
generale Ugl, «è stato solo un annuncio politico, ma che non aveva alcuna validità. Si tratta solo di
mance elettorali, forse ancora più perfide degli 80 euro che vennero dati prima delle elezioni europee»,
continua.
«Queste fanno leva su lavoratori che chiedono un contratto che non si vede da 9 anni.
Nel privato i contratti vengono rinnovati, mentre nel settore pubblico lo Stato non riconosce ai propri
dipendenti quello che gli spetta».
Del resto, a poco più di un mese dalle prossime votazioni, sono ancora in attesa di un nuovo accordo
circa 1,2 milioni di dipendenti del cosiddetto settore della conoscenza (istruzione e ricerca), altri
700.000 che lavorano nella sanità e altri 600.000 che operano per gli enti locali.
Su oltre 2 milioni di lavoratori, coloro che lavorano nel settore dell' istruzione sono quelli che hanno
maggiori probabilità di vedere un nuovo accordo prima del 4 marzo. Questo settore è ritenuto cruciale
da un punto di vista elettorale (anche perché occupa 1,2 milioni di persone) e c' è da credere che si
troverà una soluzione al più presto.
Anche perché le trattative son in fase avanzata.
Non si può dire lo stesso dei settori sanità ed enti locali che, insieme, danno da mangiare a 1,3 milioni
di persone.
In questo caso è elevatissima la probabilità che per i rinnovi dei contratti nazionali si vada incontro a un
nulla di fatto. Il motivo? Le risorse per entrambe le categorie di lavoratori dovranno essere garantite
dalle Regioni e questo complica ulteriormente la faccenda. Nel caso della sanità, ieri si è tenuto un
incontro al ministero del Lavoro nel tentativo di trovare una soluzione al più presto.
Dal vertice, però, è emerso che governo e Regioni non hanno intenzione di rivedere il testo del nuovo
contratto collettivo nazionale di lavoro. Per questo diverse sigle sindacali hanno annunciato come unica
soluzione quella di uno sciopero generale. Non va meglio nel caso degli enti locali. In questo caso i
sindacati lamentano ritardi nello svolgimento del confronto tecnico sui testi normativi e l' assenza di
indicazioni puntuali sulla parte economica. Oltre a uno scontro con le Regioni che non sanno come
reperire le risorse necessarie.
Alla fine, dunque, molti lavoratori in attesa da quasi 9 anni non vedranno alcun contratto né tanto meno
un aumento in busta paga. Spiace solo pensare che il governo non tratti allo stesso modo tutti i
lavoratori della pubblica amministrazione.
Alcuni sono meritevoli di aumento e nuovo contratto, altri no.
GIANLUCA BALDINI
31 gennaio 2018
Pagina 5 La Verità