SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae.
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.
IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI
Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.
"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare" (M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 22/01/2018 alle ore 10:06
Europa, sempre di +
Da Bloomberg una sintesi del piano franco-tedesco per ristrutturare l’eurozona che potrebbe essere attuato dopo questo ciclo elettorale italiano: si tratta di un documento elaborato da eminenti economisti francesi e tedeschi con nuove proposte volte a superare lo stallo delle infinite discussioni sul ministro delle finanze europeo o sull’unione fiscale, e che da un lato danno ad intendere ai paesi del sud un atteggiamento critico verso l’austerità superando la regola del 3%, e dall’altro rassicurano gli elettori del nord sul tanto temuto azzardo morale. Il risultato non cambia: liquidare quel che resta del risparmio privato e del patrimonio pubblico del nostro paese. Grazie a Orizzonte 48 per la segnalazione.
A parte il fatto che nell'articolo si parla di Alibaba e non di Amazon...
sono tutte illazioni, ricostruzioni imprecise, confusionarie e spesso fantasiose, al limite del diffamatorio...
Ecco come eludere evadere (24/01/2018 08:53)
I colossi della grande distribuzione (Amazon, Ali Baba) e dei servizi tecnologici devono i loro strepitosi introiti a livello mondiale anche grazie a manodopera sfruttata, mercato del falso ed elusione fiscale.....
...se l'1% della popolazione mondiale detiene il 99% della ricchezza TOTALE???IL POTERE NASCE DALLA CANNA DEL FUCILE(DAI PENSIERI DI MAO TSE-TUNG).....poi dicono che uno diventa estremista....
(22/01/2018 23:39)
Stiamo parlando dei patrimoni non di gente comune . Stiamo parlando di una elite mondiale. Se hai letto tutti gli interventi mi sembra chiaro che parlare di evasione è un modo di dire. In questi casi è vera e propria elusione, nel senso che legalmente sono autorizzati a non pagare tasse più sono cospicui i loro patrimoni. Se persinoa Davos lo dicono......
(22/01/2018 23:01)
Evasione dilagante?
Solito luogo comune di chi fantastica miliardi di maggiori entrate dal nulla...
Aumentare la tassazione sui “ceti privilegiati”?
La tassazione è già fra le più alte del mondo... (non bastano IRPEF aliquota marginale che con le addizionali sfiora il 50%... le patrimoniali-bollo - un vero furto di Stato legalizzato - sui titoli finanziari + tassazione più che raddoppiata dal 12 al 26%... le imposte immobiliari a livelli record?)
(22/01/2018 22:34)
Ora, sia per l'economia privata che per quella pubblica, i governi stanno facendo di tutto per ammazzare il paziente. Come spiega un giorno sì e l'altro pure il Nobel per l'economia Paul Krugman, non può esserci ripresa se non cresce la domanda che però può crescere solo se aumentano o i salari o i posti di lavoro (o ambedue). Nello stesso modo, i debiti sovrani non possono essere sanati solo tagliando le spese, perché ridurre i dipendenti pubblici comprime ancor più la domanda e riduce il gettito fiscale. L'unico modo per uscire dalla spirale dei debiti sovrani è agire sulle entrate, cioè sulle imposte sui ceti privilegiati. Altrimenti l'allarme sul debito è puro espediente retorico.
Peccato che la classe padronale, come mostra il periodo post-crisi 2007/2008, non abbia nessuna intenzione di cedere la minima briciola al moderno proletariato fatto di precari, operai, impiegati, pensionati e giovani. L'unica strada è quindi rispondere alla lotta di classe dei padroni con la lotta di classe dei proletari, ossia di quelli che sempre più fanno fatica ad arrivare a fine mese, a fare la spesa e a pagare l'affitto. La parola d'ordine è quindi CONFLITTO E SOCIALISMO SUBITO!
LA FURIBONDA LOTTA DI CLASSE DEI PADRONI. QUAND'È CHE I PROLETARI TORNERANNO A RISPONDERE?
"C’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo." (Warren Buffett, patrimonio personale di 44 miliardi di dollari, terzo uomo più ricco del mondo)
Il divario finanziario creatosi negli ultimi decenni. Nel 1992 i 400 cittadini statunitensi con il reddito più alto guadagnavano una media di quaranta milioni all'anno. La cifra attuale è di 227 milioni. Durante questo periodo le tasse di questi ultraricchi sono diminuite dal 29 al 21 percento.
Queste riduzioni delle tasse ai più abbienti coincidono con l'aumento della povertà negli Stati Uniti. Secondo dati pubblicati dal US Census, il censimento statunitense, il 15 percento degli americani, ossia 46 milioni sono classificati come poveri. Per quanto riguarda la classe media il reddito negli ultimi tempi è rimasto stagnante. Il crescente divario economico fra classe ricca e povera degli ultimi tempi è il più marcato del secolo scorso e di questo eccetto per la Grande Depressione degli anni trenta.
Buffett fa notare che lui versa all'erario il 17,4% sul suo reddito annuo (di 40 milioni di dollari) da investimenti finanziari, mentre la sua segretaria e gli impiegati del suo ufficio versano in media il 36% del loro reddito da lavoro. Da decenni «meno tasse» è la formula magica per sfondare in politica; dire «più tasse» è puro suicidio. Ma come si fa a mantenere i servizi essenziali che uno stato capitalista occidentale deve garantire, quando le entrate fiscali calano? Ebbene lo stato s'indebita. Badate bene, ci sono due modi di ridurre le tasse: ridurre le aliquote, oppure consentire più evasione fiscale. Non è un caso che i governi più indebitati siano quelli a evasione dilagante (Italia, Grecia, Portogallo), o con una legislazione fiscale più favorevole ai ricchi (Irlanda, Stati uniti).
ma nel mondo ,compresa Italia e Europa ,l'un per cento di persone ha oltre il 90 per cento della ricchezza
se questa riccchezza non viene redistribuita ,si resta e si resterà al palo
(22/01/2018 12:41)
Proposte intelligenti per chi le ha proposte Francia e Germania, non per chi le subirà
Le banche italiane non potranno sostenere il debito pubblico, chi ha maggiore disoccupazione dovrà pagare maggiormente un fondo europeo, eliminazione del 3% della spesa e impossibilità per coloro che hanno un debito superiore al 60% del pil (noi) di aumentarlo ancora.
Detto così sempre una cosetta da niente, per realizzarla vuol dire ridurci come la grecia senza, peraltro, alcun beneficio.
Tutti sanno, infatti, che l'austerity ha peggiorato tutti i parametri economici dei paesi che l'hanno subita e che i poveri o a rischio di povertà sono aumentati, i ricchi veri, invece, si sono maggiormente arricchiti e così si intende continuare. Queste misure saranno sostenute con tagli di retribuzioni, posti di lavoro e servizi per la classe media.
Come pretendere che un denutrito faccia una dieta ferrea per perdere 10 kg.
Our proposal should be regarded as a package comprising six main elements:
First, breaking the vicious circle between banks and sovereigns through the coordinated introduction of sovereign concentration charges for banks and a common deposit insurance. The former would incentivise the diversification of banks’ portfolios of government securities, while the latter would protect all insured euro area depositors equally. Incentives for prudent policies at the national level would be maintained by pricing country-specific risk in the calculation of insurance premiums, and through a reinsurance approach: common funds could be tapped only after ‘national compartments’ have been exhausted. Together, these measures would decisively reduce the remaining correlation between bank and sovereign risk, paving the way for the cross-border integration of banking and capital markets. In addition, mechanisms to bail in creditors of failing banks should to be strengthened, the reduction of existing non-performing loans needs to accelerate, and bank regulatory standards should be tightened and further harmonised.
Second, replacing the current system of fiscal rules focused on the ‘structural deficit’ by a simple expenditure rule guided by a long-term debt-reduction target. A rule of this type is both less error-prone than the present rules and more effective in stabilising economic cycles, since cyclical changes in revenue do not need to be offset by changes in expenditure. Monitoring compliance with the fiscal rule should be devolved to national fiscal watchdogs supervised by an independent euro area-level institution. In case of no compliance, a government should be compelled to finance excess spending through the issuance of junior sovereign bonds, whose maturities would be automatically extended should the country be subject to an ESM programme.
Third, allowing orderly sovereign debt restructuring of countries whose solvency cannot be restored through conditional crisis lending – and hence a more credible no bailout rule. This requires lowering the economic and financial disruptions of a restructuring, adopting legal mechanisms that protect sovereigns from creditors that attempt to ‘hold out’ for full repayment, and developing ESM policies and procedures that provide an effective commitment not to bail out countries with unsustainable debts. To prevent any instability in sovereign debt markets, such policies need to be phased in gradually and combined with other reforms that reduce sovereign risk, such as common deposit insurance and fiscal risk-sharing mechanisms.
Fourth, creating a euro area fund, financed by national contributions, that helps participating member countries absorb large economic disruptions. Payouts would be triggered if employment falls below (or unemployment rises above) a pre-set threshold. To ensure that the system does not lead to permanent transfers, national contributions would be higher for countries that are more likely to draw on the fund, and revised based on ongoing experience. This system would maintain good incentives through three mechanisms: ‘first losses’ would continue to be borne at national level, participation in the scheme would depend on compliance with fiscal rules and the European semester, and higher drawings would lead to higher national contributions.
Fifth, an initiative to create a synthetic euro area safe asset that would offer investors an alternative to national sovereign bonds. Safety could be created through a combination of diversification and seniority – for example, financial intermediaries would purchase a standardised diversified portfolio of sovereign bonds and use this as collateral for a security issued in several tranches. Introducing such assets in parallel with a regulation on limiting sovereign concentration risk would help smooth the transition away from excessive concentration on home-country government bonds.
Sixth, reform of the euro area institutional architecture. The role of the watchdog (‘prosecutor’) should be separated from that of the political decision-maker (‘judge’) by creating an independent fiscal watchdog within the European Commission (for example, a special Commissioner) or, alternatively, by moving the fiscal watchdog role outside the Commission. At the same time, the Eurogroup presidency role (the judge) could be assigned to the Commission. The policy responsibility for conditional crisis lending should be fully assigned to a crisis management institution built on the current ESM, with an appropriate accountability structure.
Implementing these reforms would be a gamechanger for the euro area, significantly improving its financial stability, political cohesion and potential for delivering prosperity to its citizens, all while addressing the priorities and concerns of the participating countries. Our leaders should not settle for less.