IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: A.B. il 01/02/2018 alle ore 14:11
More Europe

La vicenda EMA è esemplare. Ema sta per European Medicines Agency, grazie al solito inglese cosmopolita. EMA ha sede a Londra ma dopo la Brexit e l’uscita della perfida Albione dalla UE non ha più ragion d’essere la sua permanenza nella capitale dell’UK.

A dire il vero, dopo Brexit molte cose non avrebbero gran senso; a partire dal fatto che si continua ad usare l’inglese come lingua dell’UE nel momento in cui lo United Kingdom ha deciso di uscire dall’Unione.

Quindi EMA, a maggior diritto, dovrebbe diventare per noi AEF (Agenzia Europea dei farmaci o del farmaco). Ma tant’è: continueremo ad usare tutti EMA.

Come tutti sanno, la nuova sede di EMA è stata contesa tra Amsterdam e Milano, secondo un canonico procedimento “concorsuale”, a colpi di dossier patinati e marketing, tra la Venezia del nord e la città del Naviglio.

Sappiamo anche come è andata a finire la “rigorosa” procedura concorsuale made in Europe: con una trovata estemporanea che “manco a Napoli”. La scelta finale fu operata con il classico lancio della monetina, alla faccia di tutta la nota retorica con cui i burocrati/tecnocrati/legislatori di Bruxelles inondano quotidianamente un intero un continente con le parole d’ordine: trasparenza, concorrenza leale, rigore dei procedimenti selettivi.

Si è, poi, scoperto negli ultimi giorni, del tutto inopinatamente, che Amsterdam, come fosse una Napoli qualsiasi, non sarà in grado di avere una sede idonea prima della fine del 2019 (ma come i nordici non sono meticolosi, puntuali, programmatori accaniti e tutto quanto fa “precisione inappuntabile”?), mentre la sede dovrà essere trasferita dalle rive del Tamigi non oltre il 30 marzo 2019.

Ma chi ha valutato il dossier della capitale dei Paesi bassi? Come non si sono accorti di una situazione di così macroscopica inadeguatezza delle strutture e del conseguente ed inevitabile ritardo?

Hanno barato gli olandesi o i commissari che dovevano scegliere, con scrupolo e rigore?

O, invece, stanno “barando” le autorità italiane che ora cercano, a tempo scaduto, una rivincita impossibile? In questo senso sembrerebbero andare le dichiarazioni del ministro della sanità olandese, tale Bruno Bruins, che ci tiene a ribadire che la scelta a favore di Amsterdam è avvenuta "secondo le regole". Ma, sembrano tanto l’espressione di una doverosa difesa d’ufficio dei propri interessi nazionali. Già! Gli interessi nazionali, quelli che tutti tutelano (in un modo o nell’altro) tranne gli italiani.

Fatto sta che oggi le autorità italiane hanno annunciato di aver proposto un ricorso alla Corte UE, contro la decisione che aveva preferito Amsterdam a Milano.

Questa è l’Europa: una entità pervasa da queste endemiche “rivalità” ma che alcuni esaltano ancora come il nostro approdo necessitato e quasi paradisiaco. C’è una lista, quella della “pasionaria” Emma Bonino, che addirittura invoca, sin dalla sua denominazione, Più Europa. Quale Europa?

L’Europa è questa: quella della contesa sulla sede EMA, ma anche  sui cantieri di Saint Nazaire (in cui il governo francese – con l’europeista Macron in testa - alla faccia della libera concorrenza, ha bloccato la libera iniziativa della nostra Fincantieri. Mentre noi abbiamo consentito ai nostri cugini transalpini di fare shopping, a loro piacimento, dei nostri gioielli di famiglia); è quella dei tedeschi che altererebbero i dati sul proprio surplus commerciale per “fregare” i propri partner europei (in primis noi), oltre che le proprie classi lavoratrici https://vocidallestero.it/2018/01/30/flassbeck-e-spiecker-il-surplus-delle-partite-correnti-tedesche-molto-piu-grande-di-quanto-riportato-dai-dati-ufficiali/ .

A proposito della Bonino, per chi se la fosse persa, vale segnalare stamattina l’intervista che l’ex Commissaria europea rilascia al Sole 24 Ore. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-01-31/bonino-bloccare-spesa-5-anni-cosi-debito-scendera-sotto-110percento--212456.shtml?uuid=AEyct6rD . Il titolo è lo specchio fedele del contenuto delle dichiarazioni della Bonino: “bisogna bloccare la spesa pubblica primaria nominale per 5 anni. Sul fisco: necessario tagliare le tasse sul lavoro, ma con coperture da Iva e, in misura minore, casa”. Ha buon gioco il prof. Luca Antonini a liquidare tutto con un tweet: “Geniale! Così avremo debito e più crisi, perché senza spesa pubblica economia non riparte! Fa il gioco dei tedeschi!”.

E la signora Bonino riscuote un discreto credito dalle classi colte e produttive di questo Paese, quelle di cui il Sole 24 ore continua a farsi interprete. 



(02/02/2018 11:36)

Bonino superstar nei salotti Ma nelle urne è

inesistente

Dal successo del '99 alle Europee l' esponente radicale cerca invano il bis. Eppure è

sempre candidata a tutto

Ci sono dei treni che passano, nella vita,

senza che tu riesca a metterci piede. Troppo

presto, troppo tardi: niente, non ce la fai. Poco

importa che ti sia fatta trovare apparentemente

pronta, lo pensi, ma non è così: il treno passa

e tu resti a piedi. A terra. Qualcosa non va,

qualcosa in te non funziona. Lo sai e non puoi

farci niente, forse solo mentire. Anche a te

stessa.

Marco, il nostro Marco, conosceva a fondo

Emma Bonino e non è un caso se di una lunga

s t o r i a f a t t a d i l o t t a e d i c u o r e o g g i

malinconicamente non resti che l' eco di inutili

querelle. Forse proprio l' impronta di quell'

indefinito qualcosa che mancava (e manca

ancora).

Emma Bonino, ancora una volta, è la più

amata nei salotti, valvola di sfogo degli

indecisi nei quartieri «bene», speranza dei

ricchi delusi. Sondaggi ad hoc la giudicano

seconda in popolarità soltanto al premier

Gentiloni (44 a 41, gli altri son staccati). Matteo

Renzi addirittura pensa di potersi appoggiare

al successo della sua lista +Europa per

mascherare l' insuccesso del Pd, quel tuffo in

picchiata sotto il 20 per cento da giustificare in

quanto «Emma, per fortuna, ha preso il 3, il 4,

il 5...».

Eppure Emmabonino sembra ancora una volta

il marchio delle occasioni sprecate, dell' eterno ritorno di un uguale dal retrogusto amaro. Emma è la

sempiterna candidata al Quirinale fin da quando, sul finire dei Novanta, un gruppo di matti capeggiato

da Giovannino Negri cercò di spingerla là dove donna non s' era mai potuta azzardare. E poi ancora nel

febbraio 2013, quando il suo nome cominciò a serpeggiare e mediaticamente spiccare il volo. Invece

no: la maledizione del marchio Emmabonino continuò a rappresentare qualcosa d' impalpabile ed

evanescente. Come nel giugno '99, quando la Bonino riuscì a disperdere nel nulla uno strabiliante 8,5%

(quarto partito) riscosso alle Europee in virtù del lavoro fatto come Commissario Ue insediato dal

governo Berlusconi nel '94. Così che nelle Politiche di due anni dopo la sua Lista, oltracotante e

gettonatissima sui media, già era precipitata nel recinto dell' irrilevanza, un mezzo milione di voti pari

allo striminzito due virgola. Il treno filava via ancora, lasciandola alle battaglie sempre più velleitarie,

mentre un atteggiamento da prima della classe finiva per alienarle simpatie dentro e fuori il Pr. L'

esperienza Rosa nel pugno del 2006 dimostrò a sufficienza che Emma non era leader e non poteva

certo trainare, come Pannella, il patrimonio d' idee radicali. Una differenza gigantesca e palpabile, come

tra un dipinto autentico e la riproduzione di maniera. Scolastica e senz' anima.

L' ambizione mai sedata la portò capolista nel Piemonte nelle liste del Pd nel 2008, e nel '10 battuta alle

Regionali del Lazio dalla Polverini (si disse per un complotto ordito dallo stesso Pd). L' indomabile

attivismo di quella che Pertini chiamava monello di Montecitorio la porterà ancora a cercare di far

parlare di sé, alle stucchevoli polemiche con Marco, al ministero degli Esteri con Letta jr (grazie ai buoni

uffici di Napolitano). Renzi premier invece la silurò subito, umiliandone la competenza con la nomina

della Mogherini. Le ultime sceneggiate per le firme di una lista nata farlocca non hanno certo aiutato a

cementare il rapporto con il Capo Pd, fatto di continui strappi e (reciproci) smadonnamenti.

Eppure Emma si ritrova, persino con Tabacci, e nonostante i consigli di Amato e dello stesso Letta jr, ad

avere in pugno nientemeno che il destino di Renzi. Basta che, come la rana delle barzellette, a furia di

gonfiarla non scoppi ancora.

1 febbraio 2018

Pagina 4 Il Giornale

 

(02/02/2018 08:27)

con tutto il rispetto per le sue vicende umane,è da 40 anni in politica

(02/02/2018 08:20)

Giuste considerazioni