La Corte dei conti demolisce contratto statali
La Corte dei conti demolisce gli aumenti elettorali
agli statali
Per i magistrati contabili la ratio alla base dei rinnovi contrattuali a 250.000 dipendenti
pubblici è «deludente» Gentiloni, alla vigilia del 4 marzo, «anziché premiare merito e
produttività» ha preferito dare mance a tutti
carlo tarallo «Il rinnovo del contratto degli
statali non è una mancia elettorale»: così parlò
il ministro della Pubblica amministrazione,
Marianna Madia, subito dopo la firma dell'
accordo con i sindacati. Invece, quell' accordo
è stato esattamente questo: una mancia
elettorale. Un tentativo, attraverso un aumento
a pioggia di 85 euro al mese in media per i
250.000 statali interessati dal nuovo contratto,
di racimolare qualche voto in vista delle
e l e z i o n i d e l 4 m a r z o . T e n t a t i v o f a l l i t o ,
considerata la batosta elettorale registrata dal
Pd di Matteo Renzi, e ora smascherato dalla
Corte dei conti, che, pur dando il via libera dal
punto di vista della compatibilità economica,
critica pesantemente la sua architettura.
U n g i u d i z i o d u r i s s i m o , q u e l l o d e l l a
magistratura contabile, che rappresenta l'
ennesima dimostrazione di come il governo
presieduto da Paolo Gentiloni, in nome e per
conto di Matteo Renzi, abbia anteposto la
propaganda politica agli effettivi interessi del
Paese.
Il nuovo contratto per il triennio 2016/2018, fu
firmato lo scorso 23 dicembre dal presidente
d e l l ' A r a n , l ' A g e n z i a r a p p r e s e n t a n z a
negoziale pubbliche amministrazioni, Sergio
Gasparrini, che lo sottoscrisse per conto del
ministro Madia, e dai sindacati confederali e di categoria Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Cisal. L' accordo
interessa circa 250.000 lavoratori della pubblica amministrazione, dipendenti di ministeri, agenzie ed
enti come Inps e Cnel e prevede, per la parte economica, dopo circa 9 anni di blocco, aumenti salariali
di 85 euro medi lordi e il pagamento degli arretrati maturati.
Un accordo che la Corte dei conti bacchetta nella delibera sul rinnovo contrattuale del comparto
Funzioni centrali 20162018
depositato il 23 marzo. A giudizio della magistratura contabile l' accordo è
«complessivamente deludente» nell' ottica di una remunerazione del dipendente che abbia l' obiettivo di
premiare il merito e di incentivare produttività ed efficienza nel pubblico impiego: il contratto infatti
prevede, al contrario, aumenti di stipendio lineari per i 250.000 dipendenti interessati.
I rilievi della Corte dei conti sono di grande interesse, perché mettono in evidenza come il nuovo
contratto non tenga conto della necessità di favorire e incoraggiare l' aumento della produttività nella
pubblica amministrazione ma, al contrario, sia una vera e propria mancia distribuita a tutti, che va ad
aumentare la parte fissa dello stipendio e non quella relativa alla produttività.
«Il vero parametro», scrive la Corte dei conti, «per certificare la compatibilità economica di incrementi
contrattuali, specie se superiori all' andamento dell' inflazione, non può prescindere da una valutazione
degli effetti della contrattazione, in termini di recupero della produttività del settore pubblico. Sotto tale
profilo, l' ipotesi all' esame si rivela complessivamente deludente», scrivono i magistrati contabili,
«perché le risorse messe a disposizione risultano pressoché esclusivamente per corrispondere
adeguamenti delle componenti fisse della retribuzione».
Il punto dolente è questo, e viene sottolineato anche in un altro passaggio della delibera nella quale,
richiamando la riforma Brunetta del 2009, la Corte dei conti mette in evidenza che «non si può non
sottolineare che tale normativa affidava alla contrattazione collettiva il compito di procedere a una
sostanziale ridefinizione delle componenti variabili della retribuzione, da destinare prevalentemente a
finalità realmente incentivanti e premiali».
In sostanza, secondo la Corte dei conti, il nuovo contratto firmato poche settimane prima del voto
contraddice la filosofia che deve essere alla base di una buona pubblica amministrazione, vale a dire
incentivare il dipendente che si impegna di più stimolando così la produttività e l' efficienza del
comparto pubblico. La Corte certifica la compatibilità economica del contratto, ma mette in evidenza
che «in mancanza di un predefinito parametro di riferimento la verifica della compatibilità economica dei
costi contrattuali si rivela, pertanto, di non facile percorribilità». Le perplessità della magistratura
contabile riguardano anche la riforma Madia e il nuovo testo unico. «Segnali negativi», scrivono i giudici,
«derivano dal mancato completamento della riforma della pubblica amministrazione delineata dalle
legge 124 del 2015, con riferimento alla complessiva riscrittura del Dlgs 165 del 2001 e all' auspicata
riforma della dirigenza». Il governo guidato da Paolo Gentiloni e teleguidato da Matteo Renzi incassa l'
ennesima solenne bocciatura.
CARLO TARALLO
4 aprile 2018
Pagina 2 La Verità
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