Pubblica amministrazione proposte con visioni
diverse
S o n o m o l t e l e q u e s t i o n i , a l c u n e
particolarmente urgenti e delicate, che
dividono i tre principali schieramenti politici
oggi in campo. Poca attenzione, però, è stata
finora prestata a quelle che riguardano la
pubblica amministrazione, nonostante essa sia
comunemente ritenuta un ostacolo allo
sviluppo economico e sempre più spesso
appaia incapace di garantire servizi adeguati e
di qualità ai cittadini. Non rimane allora che
volgere lo sguardo ai programmi elettorali. E
subito si scopre che ciascuno delinea una
diversa concezione dell' amministrazione. Il
programma del centrodestra muove dalla
tradizionale contrapposizione ottocentesca tra
autorità e libertà. Promette in via generale uno
«Stato meno invadente» e «più società»,
secondo una formula che ricorda la big society
auspicata dai conservatori di David Cameron.
Coerentemente (ma un po' genericamente) si
evoca una riorganizzazione dello Stato
secondo il principio della «pari dignità» fra
amministrazione e cittadino. Si annuncia un
«taglio visibile» agli sprechi mediante l'
e f f e t t i v a i n t r o d u z i o n e d e l p r i n c i p i o d e i
fabbisogni e dei costi standard. Ci si impegna
a u n a s i g n i f i c a t i v a e s t e n s i o n e d e l l e
autocertificazioni per favorire l' iniziativa
p r i v a t a . A l l o s t e s s o t e m p o , p e r ò , i n
contraddizione con la promessa generale di uno «Stato meno invadente» e di «più società», si
annunciano un Piano per il Sud, che garantisca lo sviluppo infrastrutturale e industriale del
Mezzogiorno, e un Piano straordinario per le zone terremotate. Inoltre, si garantiscono «più aiuti a chi ha
bisogno», «più sicurezza per tutti», «più qualità» nella scuola e nella sanità, espressamente definita
«pubblica». La convivenza di liberismo e statalismo all' interno dello stesso programma e la mancanza
di indicazioni più specifiche si spiegano anche con il fatto che questo è l' unico programma di
coalizione, che unisce forze politiche diverse.
Nel programma del Movimento 5 Stelle, invece, l' amministrazione è concepita principalmente come
uno spazio di partecipazione democratica. I punti più importanti sono l' estensione del dibattito pubblico
su grandi opere e interventi territoriali, il rafforzamento della trasparenza, la semplificazione dei
procedimenti. Il momento partecipativo assume rilevanza anche in ambiti più specifici, come la
valutazione della performance dei dirigenti e dei dipendenti pubblici, per la quale dovrebbero contare
anche i giudizi di singoli e imprese, e persino le nomine nelle autorità indipendenti, con candidature
pubbliche e il coinvolgimento nella scelta dei cittadini (ma non è chiaro come). Ogni punto del
programma è esposto attraverso una breve ricostruzione dell' evoluzione normativa della materia.
Diversamente da quanto accade in altri campi, qui le proposte sono presentate come un naturale
sviluppo di istituti già in vigore, la correzione parziale di precedenti scelte normative, o l' effettiva
applicazione di regole giuste ma finora non adeguatamente implementate. A volte, però, si tralascia di
dire che alcune riforme auspicate in realtà sono già state approvate o di indicare le misure di dettaglio
da adottare. Talora, vi sono riferimenti a esperienze straniere di successo, ma la loro imitazione non è
fedele (ad esempio, si richiama la codificazione delle leggi fatta in Francia, ma la si vorrebbe affidare a
commissioni governative invece che incardinare presso il Consiglio di Stato).
Il Partito democratico, infine, si preoccupa soprattutto del funzionamento della «macchina pubblica» e
guarda all' amministrazione come motore di sviluppo economico e tecnologico («da zavorra a
locomotiva»). Le priorità sono lo sviluppo dell' amministrazione digitale, l' investimento sulla qualità del
personale, la riduzione dei controlli preventivi sulle amministrazioni e lo snellimento della disciplina dei
contratti pubblici (anche se molti vincoli derivano dalle misure anticorruzione varate nella legislatura
appena conclusa), l' efficienza energetica negli immobili pubblici, la revisione della spesa. Si dedica
attenzione anche alla giustizia amministrativa e alla soluzione semplificata delle controversie. Il
riferimento a quanto fatto dagli ultimi governi (la riduzione delle società pubbliche, il rinnovo dei contratti
del pubblico impiego e il contrasto all' assenteismo, la trasparenza amministrativa) non manca, ma è
piuttosto limitato rispetto alla mole di leggi e provvedimenti varati, come se vi fossero dubbi e
perplessità sulla loro reale efficacia. Sembrano sparire le misure che non si è riusciti ad adottare nella
passata legislatura (ad esempio, la riorganizzazione dei ministeri). Si richiama l' importanza di curare l'
attuazione concreta delle riforme e di svolgere analisi di impatto prima di adottare nuove norme.
Dall' analisi emergono dunque tre diverse concezioni della pubblica amministrazione, che riflettono
differenze di visione politica e culturale. Si tratta di concezioni del tutto confliggenti oppure esse sono in
qualche misura complementari e dunque, almeno in parte, conciliabili? Per iniziare a capirlo,
bisognerebbe provare a condividere dati e analisi, passare dalle enunciazioni astratte alle indicazioni
concrete, predisporre una lista di misure, verificare su quali sono possibili intese minime e stabilire un
cronoprogramma. Allo stesso tempo, però, servirebbe una più matura e diffusa consapevolezza che
ogni serio intervento sulla pubblica amministrazione richiede un lavoro di lunga lena, una leale volontà
di cooperare per un periodo non breve, la disponibilità ad ascoltare le «voci di dentro», di chi prova,
cioè, a far funzionare le amministrazioni ogni giorno in condizioni sempre più difficili.
GIULIO NAPOLITANO
18 aprile 2018
Pagina 32 Corriere della Sera