IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 26/04/2018 alle ore 10:19
Dei Cananei.....

Quando si dice  nomen omen

Partendo dai recenti accadimenti che hanno visto sulle prime pagine della stampa i programmi formulati, con tecniche di fusione a freddo, da illustri cattedratici, per convertire programmi di alternative e disparate forze politiche in un "unicum" di dubbio appeal, mi è tornato alla mente una figura minore dei Vangeli: Simone il cananeo.

Simone il cananeo era detto anche lo zelota, per l'appartenenza alla setta degli zeloti, che si distinguevano per la strenua ed integrale difesa della legge mosaica e contraddistinti dallo zelo comportamentale.

Mi appare di tutta evidenza che un simile personaggio possa ben essere accostato ai moderni tecnici, super competenti, che vogliono mettersi al posto dei politici, notoriamente incapaci, per applicare sino in fondo le leggi e gli editti europei e farci gustare sino in fondo l'amaro calice dell'austerità.

I Monti, Cottarelli, Fornero......Siniscalchi Padoan, Grilli....quanti!
Si sono aggirati nelle stanze del potere per lasciare dietro di se vittime e disastri.

Il paese non è migliorato ma loro si ripresentano puntualmente alla ribalta, tronfi degli insuccessi accumulati, che reclamano un incarico nel governo del Presidente e rimettere in moto un meccanismo ed un copione ampiamente déja vu.

Il risultato elettorale? alle ortiche, si fa ritorno alla dittatura dei tecnici. Ma questi chi rappresentano? Quali istanze, quali interessi? Ah! saperlo!



La nascita dello stato impresa (14/05/2018 11:46)

I manager al governo di un Paese? Un "colpo di

stato" concettuale

Il filosofo canadese demolisce in 50 mosse la "governance" della democrazia: lo Stato

assomiglia a un' impresa, e la politica si sottrae alla discussione pubblica

Un J' accuse contro l' ultima pietra miliare

dell'«ideologia manageriale».

Il filosofo e docente di Scienze politiche all'

Università di Montréal Alain Deneault è uno

che all' analisi critica dei pensieri attuali

a f f i a n c a u n o s p i c c a t o i n t e r e s s e p e r l e

tematiche di attualità (come nel suo testo

dedicato ai paradisi fiscali). Già autore dell'

interessante La mediocrazia (Neri Pozza) un

inno contro il conformismo e la mediocrità al

potere se

la prende con uno dei concetti più

noti circolanti nel dibattito della nostra epoca.

Una categoria decisamente postmoderna,

figlia della globalizzazione neoliberista: quella

di governance . Che si propone di decostruire

in questo libro sotto i colpi di 50 «premesse»

( a l c u n e b e n a r g o m e n t a t e e p o s t e

efficacemente; altre assai meno, oppure poco

condivisibili).

D eneault ne ricostruisce la genealogia

dettagliatamente, a partire dalla parola

francese gouvernance , adottata dagli inglesi

nel XV secolo alla stregua di un sinonimo di

« g o v e r n o » , e q u i n d i r i a f f i o r a t a a f i n e

Novecento nel lessico manageriale e del

b u s i n e s s . A r i e s u m a r l a c i p e n s ò , n e l l a

seconda metà degli anni Settanta, il padre

della New institutional economics (e premio

Nobel 2009) Oliver Williamson con la finalità di inquadrare il funzionamento delle organizzazioni

aziendali. E, praticamente in contemporanea, venne adottata dai consig li di amministrazione di alcune

multinazionali (Ibm, Kodak, Honeywell) per fronteggiare presso consumatori e azionisti la crisi di

credibilità derivante da talune (sciagurate) scelte aziendali e dalle speculazioni finanziarie incoraggiate

dal «liberi tutti» delle politiche di deregulation, con riferimento alle quali neppure i licenziamenti dei ceo

apparvero sufficienti a ristabilire un clima di fiducia nei mercati. Il sistema delle grandi imprese

statunitensi innalzò così il nuovo vessillo della corporate governance , una «metodologia» di sana

g e s t i o n e d e i c a p i t a l i e d e i f o n d i c h e g l i i n v e s t i t o r i a f f i d a n o a l l e a z i e n d e , a t t r a v e r s o l a

proceduralizzazione di una serie di norme, regole e codici di tipo etico e morale.

Ve nne in tal modo sancito il principio dell' autogoverno e dell' autoregolamentazione dell' impresa, che

il thatcherismo e la rivoluzione neoconservatrice, all' inizio degli anni Ottanta, hanno trasferito alla vita

pubblica, con un rovesciamento di scenario per il quale, come scrive Deneault, si giunge «a vedere

nella politica l' analogo della governance d' impresa», tramutandola in un' attività gestionale e di

problem solving.

L' effetto più rilevante, dal punto di vista della stessa teoria politica, coincide con la mutazione e

il

«cambiamento di pelle» dello

Stato, che aveva già assistito, nel frattempo, al sorgere del paradigma

dell' aziendalizzazione del settore pubblico (sulla scorta della sociologia organizzativa di Michel

Crozier). La governance si converte poi nell' espressione di quella costellazione postmoderna del

potere, composta da istituzioni transnazionali (coi relativi trasferimenti di sovranità) e informali (come i

think tank), che porta l' Unione europea a pubblicare nel 2001 un Libro bianco in materia. Dall' État

providence lo

Stato sociale nell' accezione francofona si

passa al modello della good governance , al

cui interno, come sottolinea l' autore, regna una certa indeterminatezza buona per molti usi.

Deneault individua così nella governance il pilastro ideologico di fondazione in seno al discorso

pubblico della legittimità della tecnocrazia, che sta sicuramente contribuendo alla morte della politica, a

sua volta largamente responsabile di quella mediocrità dilagata e fattasi misura del potere di cui si

occupa anche in questo volume. Il filosofo canadese fotografa con esattezza vari fenomeni ascrivibili

alla centralità di questo nuovo paradigma, dall' impulso verso la privatizzazione quale tendenza

strutturale del «diritto postmoderno» alla competitività fiscale tra gli Stati (con il pullulare di paradisi

offshore sul suolo dello stesso Vecchio continente). E si tratta di altrettante picconate alla coesione

sociale, alla (già sgretolata) fiducia dei cittadinielettori

verso il mondo politico e alla stessa idea di

democrazia liberalrappresentativa.

E, tuttavia, il libro di Deneault è pervaso anche da alcuni eccessi deterministici e da una propensione

per la visione di un processo pianificato di manipolazione dell' opinione pubblica che sconfina in una

certa atmosfera di «complottismo», quello esemplificato dall' etichetta di «colpo di stato concettuale»

affibbiata alla governance dal politologo Denis SaintMartin.

E la precisione di analisi mal si combina

con la semplificazione di certi passaggi troppo «a tesi».

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

MASSIMILIANO PANARARI

12 maggio 2018

Pagina 7 La Stampa