IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 24/05/2018 alle ore 09:20
Per non dimenticare....

che il Paese si trovi sull’orlo di un precipizio non è una novità, quello che però sconcerta è che a ricordarcelo siano i partiti della Seconda Repubblica, PD e Forza Italia, e gli euroburocrati, tutti omologati alle visioni economiche della destra liberale e liberista e che ci hanno portato a questa situazione.

Per non parlare poi dell’accusa di scarsa esperienza al duo Di Maio – Salvini fatte da chi, come Carfagna e Gelmini oppure Boschi e Madia per esempio, prima di entrare in politica non mi sembra abbia fatto mirabilie.

Questi signori, nonostante le loro politiche suicide, non fanno altro che dire che l’esperienza giusta per guidare l’Italia è la loro.

Prima che la memoria degli italiani svanisca del tutto provo però a ricordare cosa ci hanno lasciato in eredità gli ultimi cinque governi: Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.

Diamo quindi una rapida occhiata all’ultimo rapporto annuale Istat.

Il PIL dal 2010 a oggi è cresciuto dello zero virgola qualcosa, nello stesso periodo in Germania è cresciuto quasi del 20%.

I timidi incrementi di PIL degli ultimi tempi ci vedono fanalino di coda nell’area euro.

Il divario nord – sud è aumentato.

L’occupazione in agricoltura, manifattura e costruzioni è diminuita, nei servizi è stabile.

Il reddito medio pro-capite nel 2018 è lo stesso del 2008.

L’indice di disuguaglianza sociale è aumentato e l’indice di povertà assoluta è raddoppiato.

L’indice di criminalità è amentato del 40% e l’indice di abusivismo edilizio è quasi raddoppiato.

Alla relazione ISTAT aggiungiamo che Il debito pubblico era nel 2010 1.843 miliardi di euro e oggi supera i 2.330 miliardi, in sintesi il rapporto debito/PIL è peggiorato di quasi il 25% dal 2010 ad oggi, diminuendo la nostra capacità di rimborsare il debito.

Quasi il 51% dei dipendenti pubblici ha più di 55 anni, contro il 20% della Germania, e gli occupati sono circa il 58% contro una media OCSE del 70% e il 75% della Germania.

In altri termini tutti gli indicatori mostrano che il Paese è messo peggio di come era messo nel 2010, alla vigilia del governo Monti e dello spread alle stelle. Quello che maschera la triste realtà è il quantitative easing di Draghi, ma a breve la ricreazione sarà finita.

Nel corso delle sue innumerevoli puntate ha mai posto qualche domanda a Monti, Cottarelli o uno dei 

tanti alfieri del pensiero unico europeo in economia come mai nonostante le loro cure l’economia e la coesione sociale peggiorino allontanandoci sempre più dai parametri europei che invece, stando a quanto dicono loro, dovremmo raggiungere seguendo le loro ricette?

In compenso si è fatta una macelleria sociale senza precedenti oscurando e negando i diritti delle giovani generazioni, job act, e allungando in modo fraudolento e immotivato l’età pensionabile.

Sì, fraudolento! Perché sulle pensioni si è costantemente mentito agli italiani.

In primo luogo non è vero che le pensioni drenino risorse pubbliche. Al contrario, considerando che i pensionati pagano le tasse, come spiega molto bene Alberto Brambilla sul Corriere della Sera del 14 dicembre 2017, il sistema pensionistico italiano (contributi pensionistici – pensioni pagate al netto delle tasse) è uncontributore netto per le casse dello Stato per circa 30 miliardi di euro l’anno.

Ci raccontano che l’incidenza della spesa pensionistica sul PIL in Italia (Sole 24 Ore del 26 giugno 2015) è del 16% contro il 12% della Germania. Si dimenticano però di dire che le tasse sulle pensioni in Germania sono praticamente nulle. Se ripetiamo il confronto utilizzando le pensioni pagate al netto delle tasse il rapporto delle pensioni pagate sul PIL in Italia dal 16% passa al 12%. Ossia, in termini omogenei, la stessa incidenza della Germania e sotto la media UE.

Chiaro? Le è chiaro il punto? Le è chiaro perché in Europa ci dicono che spendiamo troppo in pensioni? Qualche domanda a Cazzola o Fornero sulla omogeneità della tassazione sulle pensioni e del trattamento dei dati in Europa la può fare per cortesia?

 



Gli esperti ci hanno ridotto così (26/05/2018 09:11)

https://www.italiaoggi.it/news/gli-esperti-ci-hanno-ridotto-cosi-2271058

(25/05/2018 08:35)

Il debito non si abbatte svendendo il proprio paese, i propri asset, le proprie industrie. L'America, il Giappone hanno deficit monstre ma stanno puntando sulla propria economia. Uno stato, se è uno stato batte moneta. Delle due l'una o l'Europa diventa per davvero una nazione oppure saremo lo zerbino della Germania.

Vediamo chi ci guadagna (moltissimo) e chi ci perde (tantissimo) e decidiamo da che parte stare. Senza diritti e certezze che vita è.

(24/05/2018 20:36)

Articolo che proprio non mi convince...

Quindi la ricetta per risolvere i problemi dell'Italia sarebbe ancora più deficit più debito e stampare soldi? Esattamente come le politiche degli anni 70 e 80 che ci hanno portato al disastro in cui siamo.

Per favore lasciamo stare le ricette economiche da paesi sudamericani, il primo problema da risolvere è abbattere quel maledetto macigno di debito pubblico e solo allora le cose andranno meglio

(24/05/2018 12:09)

come diversi colleghi

In fuga dal PD (24/05/2018 11:56)

https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/renzi-in-fuga-dal-pd-il-nuovo-partito-lo-fara-con-forza-italia/

(24/05/2018 10:57)

dicevano qualche anno fa

 

mancano gli infermieri

oggi assistiamo a concorsi per 2 posti di infermiere e 10.000 candidati

 

mancano o non vogliono stanziare i soldi per assumere gli infermieri e cosi si tagliano ospedali,turni,servizi

(24/05/2018 10:44)

Grazie per la tua attenzione.

(24/05/2018 10:30)

Articoli molto interessanti. Grazie per averli postati

(24/05/2018 10:27)

blocco assunzioni...

i comuni e molti hanno ovviato con contratti somministrazioni,incarichi vari ,appalti di servio

assunzioni bloccate ma le spese sono forse aumentate dato che un somministrato a parità di ore di costa più che un tempo pieno

La riforma Madia? Un fallimento (24/05/2018 10:18)

La riforma Madia della p.a.? Un fallimento: i

dipendenti pubblici sotto i 29 anni sono scesi da 100

mila a 21 mila (0,8%)

È i n c o r s o a R o m a i l F o r u m 2 0 1 8 d e l l a

pubblica amministrazione. L' occasione giusta

per fare il bilancio della gestione di Marianna

Madia (Pd), classe 1980, nominata ministro

della Funzione pubblica da Matteo Renzi il 22

febbraio 2014, confermata nell' incarico da

Paolo Gentiloni il 12 dicembre 2016.

Dunque, una gestione durata più di quattro

anni, che fanno di Marianna Madia la ministra

forse più longeva a capo della Funzione

pubblica. Quando, nel 2008, fu eletta alla

Camera per la prima volta, per volere di

Walter Veltroni, aveva 28 anni e, quasi a

s c u s a r s i , d i s s e c h e a v r e b b e p o r t a t o i n

p a r l a m e n t o i l c o n t r i b u t o d e l l a s u a

«inesperienza politica». Più o meno la stessa

cosa, senza più dirlo, ha fatto dopo la nomina

a ministra, e i risultati sono sotto gli occhi di

tutti. Disastrosi.

Lo confermano i dati. Gli impiegati pubblici

sotto i 29 anni (esclusi quelli delle forze armate

e della polizia) erano circa 100 mila nel 2001,

pari al 3,6% dell' intera p.a., un numero che,

da solo, fotografava l' invecchiamento della

burocrazia statale e ne sollecitava un rapido

ringiovanimento, non fosse altro per portare

nei ministeri, lavoratori meno restii, per non

dire ostili, all' uso dei computer, e di riflesso

più efficienti. Invece, come documenta uno studio realizzato alla vigilia del Forum della pa, è avvenuto il

contrario: gli statali sotto i 29 anni sono scesi da 100 mila a 21 mila nel 2016 (su 3 milioni di dipendenti

pubblici), pari allo 0,8% del totale. Il che pone l' Italia all' ultimo posto nella graduatoria Ocse basata sull'

età dei dipendenti pubblici: abbiamo la più alta percentuale di burocrati sopra i 54 anni (45%, contro il

22% della media Ocse), e la più bassa di quelli con meno di 35 anni (2%, contro il 18% della media

Ocse). In Francia circa il 30% dei lavoratori pubblici ha meno di 35 anni; nel Regno Unito sono il 25%,

uno su quattro. Segno evidente che la tanto strombazzata riforma Madia della pa, portata avanti negli

ultimi anni con ben 26 decreti attuativi, può iscriversi tra le rivoluzioni mancate.

A dire il vero, per non scaricare soltanto sulla Madia le colpe dell' invecchiamento della burocrazia

statale, un' attenuante ci sarebbe. Nel conto, va messa anche la feroce politica di austerità sui conti

pubblici, imposta da Bruxelles, che, per anni, ha determinato il blocco delle nuove assunzioni nel

pubblico impiego. Un blocco che, a conti fatti, ha costretto l' Italia ad avere meno impiegati pubblici dei

paesi concorrenti in Europa. Secondo le stime più recenti, abbiamo appena 48 impiegati statali ogni

mille abitanti, contro gli 83 della Francia, i 60 della Spagna e i 52 della Germania. Senza dubbio, un

risparmio di spesa pubblica sul capitolo stipendi. Ma un autogol pazzesco sul piano dell' efficienza e

della produttività, se si considera che i dipendenti pubblici sopra i 60 anni sono passati dal 4,7% del

totale nel 2001 (circa 130 mila unità) al 17,6% nel 2016, pari a ben 487 mila.

Quasi uno su sei.

Tra i burocrati anziani, spiccano i 400 alti dirigenti dello Stato, ai quali il Forum della pa 2018 ha

dedicato un focus, pubblicato in esclusiva da Affari&Finanza di Repubblica. Si tratta, per lo più, di

superburocrati di nome, ma non di fatto: età media 56 anni, lauree prevalenti in giurisprudenza o in

materie economiche e politiche, retribuzioni elevate, in molti casi vicine ai massimi di legge (240 mila

euro), ma connotati da una cultura vecchia, superata. Molti sono entrati nella pa circa 40 anni fa,

raramente hanno cambiato amministrazione, mai un giorno di lavoro nel privato, così che sono rimasti

legati a una prassi tipica del secolo scorso: compilare scartoffie, rilasciare timbri e autorizzazioni,

scansare il più possibile i rischi e le innovazioni. «Togliete il computer dalla mia scrivania e portatelo

alla mia segretaria: deve servire a lei, non a me», avrebbe detto il capo di gabinetto di un ministero,

subito dopo la nomina.

Ecco, se c' era un bubbone su cui intervenire con urgenza, quello dei 400 alti dirigenti statali poteva

essere il vero banco di prova di una riforma incisiva della pa. La Madia, invece, cercando l' applauso dei

media, è partita dal basso, dai «furbetti del cartellino», sui quali era già intervenuta la riforma dell' ex

ministro Renato Brunetta, a giudizio di molti addirittura con maggiore efficacia in fatto di licenziamenti

per gli assenteisti. Ma sull' alta dirigenza statale, nisba: i grand commis intoccabili erano, e tali sono

rimasti, con tanti saluti al ruolo unico nazionale e ai licenziamenti facili. Il risultato è che, tra 34

anni,

circa 500 mila statali, tra burocrati e alti dirigenti, andranno in pensione, senza che sia stato

programmato un ricambio adeguato per la governance della macchina burocratica dello Stato.

Lo ammette perfino il presidente del Forum della pa, Carlo Mochi Sismondi, che alla vigilia del

convegno romano ha scritto: «Di fronte a questi numeri, la notizia che, con un decreto ministeriale della

ministra Madia, sono state sbloccate 1.890 assunzioni, sembra veramente una goccia nel mare.

Ma a questo mare dovremo far fronte e rapidamente. Il punto quindi non è se assumere nella pa, questo

dovremo farlo necessariamente, ma come farlo.

Pensando a quale amministrazione».

Ovvero fare ciò che la Madia non ha saputo fare in quattro anni: pensare.

Per programmare una burocrazia moderna, più efficiente, e realizzarla in tempi rapidi. Impresa

impossibile, visti i risultati, per chi ha scalato il potere soltanto grazie alla propria «inesperienza

politica».

TINO OLDANI

24 maggio 2018

Pagina 7 Italia Oggi