IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 11/06/2018 alle ore 11:16
stop delocalizzazioni per chi ha avuto fondi
Le mosse del ministro Di Maio: fermiamo le delocalizzazioni per chi ha avuto fondi `L' obiettivo è far restituire i contributi pubblici alle imprese che vanno oltre confine `Nel mirino colossi come Honeywell o Embraco che si sono trasferiti all' estero L E C R I S I R O M A M a i p i ù c o n t r i b u t i a l l e imprese che delocalizzano. La promessa di L u i g i D i M a i o a r r i v a a p o c h i g i o r n i d a l l ' insediamento da ministro del Lavoro e dello S v i l u p p o E c o n o m i c o . I d o s s i e r d i c r i s i aziendali sul tavolo dei due dicasteri sono imponenti, si sa. ma il ministro ne ha raccolti molti anche nelle ultime ore di campagna elettorale per le comunali. E dunque annuncia la rotta da una diretta Facebook: «Ci sono tante crisi aziendali nei territori dei comuni i t a l i a n i » , d i c e m o s t r a n d o u n f a l d o n e d i documenti. «Sono tutte crisi aziendali che mi sono state» segnalate in questi giorni, «tra cui la vertenza Ipercoop e Mercatone Uno». Insomma, «C' è tanta sofferenza in tutta Italia, come la vicenda Villa dei Pini di Avellino. Un malloppo raccolto solo in una giornata da persone disperate» che «rischiano di peredere il posto di lavoro» e vivono in un «costante senso di precarietà legato anche a difficoltà aziendali che non sempre sono colpa dell' a z i e n d a . C i s o n o a z i e n d e c h e v o g l i o n o d e l o c a l i z z a r e e q u e l l e v a n n o f e r m a t e , soprattutto se come impresa hai preso fondi dallo Stato». Ma ci sono «anche crisi dovute ai crediti verso la Pa». In realtà, il tema delocalizzazioni, portato con forza di recente all' attenzione di Bruxelles anche dall' ex ministro Carlo Calenda per il caso Embraco, è uno di quelli cari anche alla Lega. Non a caso una proposta di legge già depositata a Montecitorio e firmata tra gli altri da Giancarlo Giorgetti, il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, punta il dico proprio sui traslochi di produzione all' estero. E dunque, sarà tra gli atti di iniziativa parlamentare su cui porrà l' attenzione il nuovo governo LegaM5s. Il progetto di legge prevede, dunque, che le imprese italiane ed estere operanti in Italia che beneficiano di contributi pubblici o di agevolazioni fiscali e che delocalizzano la produzione (anche in un altro Paese Ue) decadano dai benefici, con l' obbligo di restituire i contributi ricevuti. Questo vale anche se la delocalizzazione avviene tramite cessione di un ramo d' azienda o di attività produttive appaltate a terzi. Si tratta di un ulteriore passo avanti rispetto a quello fatto qualche anno fa. Un emendamento M5s alla legge di Stabilità per il 2014 dispone già che «le imprese operanti nel territorio nazionale che abbiano beneficiato di contributi pubblici in conto capitale, qualora, entro tre anni dalla concessione, delocalizzino la produzione dal sito incentivato in uno stato non appartenente all' Unione europea, con conseguente riduzione del personale di almeno il 50%, decadono dal beneficio e hanno l' obbligo di restituire i contributi». Ma evidentemente non è bastato. I CASI I 300 lavoratori della Honeywell per i quali è appena scattato il licenziamento sanno bene di cosa parla di Di Maio. Il gruppo Usa lascerà l' Abruzzo per andare in Slovacchia. Lo sanno bene anche gli oltre 400 lavoratori della Embraco (gruppo Whirlpool) licenziati nel torinese. E anche in questo caso il trasferimento ha come obiettivo la Slovacchia. Poi c' è la KFlex, leader negli isolanti, che dalla Brianza ha puntato sulla Polonia, Senza dimenticare la svedese Electrolux, che dopo aver rilevato la Zanussi, dal Friuli ha traslocato in Polonia, Romania e Ungheria. Tutte aziende che negli anni hanno incassato contributi pubblici a vario titolo, ammortizzatori sociali e aiuti regionali compresi, e in alcuni casi hanno fruttato anche i fondi Ue per investire all' estero. Nel caso della Candy, la chiusura degli stabilimenti è andata a favore di Repubblica Ceca, Russia, Turchia e Cina. Anche la Zoppas ha fatto rotta sulla Russia. Ma dalla exOmsa controllata dalla Golden Lady alla Ideal Standard, dai call center Almaviva a Fastweb, fino all' Alcoa di Portovesme è lunga la lista dei traslochi. Roberta Amoruso © RIPRODUZIONE RISERVATA. 10 giugno 2018 Pagina 6 Il Messaggero

Prendi i soldi e scappa. (11/06/2018 11:51)
"Prendi i soldi e scappa", nel Meridione la maxi -fuga delle aziende sovvenzionate P r e n d i i s o l d i ( p u b b l i c i ) e s c a p p a . C h i u d e n d o s i t i e delocalizzando all` estero anche dopo aver garantito al governo o alle Regioni di utilizzare le risorse statali per mantenere gli organici, fare nuove assunzioni, investire in tecnologie. Per non parlare di chi ha ottenuto agevolazioni sul costo del lavoro, ammortizzatori sociali o terreni a buon mercato e varianti urbanistiche per costruire gli stabilimenti. Proprio come sta avvenendo all` Ipercoop di Avellino, dove sono a rischio 139 famiglie nonostante in passato il colosso nostrano della Gdo abbia attinto a fondi europei. E a niente sono servite finora le proteste e la mobilitazione istituzionale. L` INDUSTRIA MOBILE Il caso più paradigmatico è quello di Embraco. La multinazionale brasiliana, che assieme al marchio Whirpool aveva rilevato anche gli impianti di Riva di Chieri, nel Torinese, lo scorso ottobre ha annunciato 497 licenziamenti e la chiusura dell` impianto per trasferirsi in Slovacchia. Già nel 2014, dopo aver attivato gli ammortizzatori sociali per 812 dipendenti, aveva ritirato il provvedimento strappando con un accordo di programma 13 milioni di finanziamenti pubblici, gli ultimi due erogati nel dicembre 2011. Altri accordi di programma, per un valore di due miliardi erogati, sono stati firmati nel 2013 e nel 2016, ma questo non ha impedito ai brasiliani di lasciare l` Italia. La Slc Cgil ha calcolato che, pur di tenere i call center in Italia, lo Stato soltanto nel periodo tra il 2014 e il 2016 ha stanziato mezzo miliardo di euro tra casse in deroga, incentivi per le nuove assunzioni, decontribuzioni e contributi vari per aprire nuove sedi. Un mare di denaro che non ha impedito a colossi come Gepin di chiudere (soltanto a Roma si sono persi 362 posti) e Almaviva di ridurre l` operativa in Italia per delocalizzarne una parte in Romania. I TAGLI SELVAGGI La brianzola K-Flex, leader mondiale nel settore degli isolanti, non si è fatta remore dal ridurre al lumucino l` attività della sede italiana dove tutto è partito quasi 30 anni fa, quella di Roncello, incentivando l` uscita di 187 persone. E poco importa che il gruppo, soltanto tra il 2013 e il 2016 abbia incassato oltre 9 milioni dal governo per fare innovazione in Italia, 2 3 m i l i o n i d a S i m e s t ( c o n t r o l l a t a d i C d p p e r l ` internazionalizzazione) che ha acquisito partecipazioni nelle sue controllate straniere, oltre a soldi dalla Ue per aprire un centro di ricerca in Polonia. Nel 2014 l` americana Micron ha lasciato a casa 500 persone nelle sedi italiane: mentre strappava al ministero dello Sviluppo 150 milioni per assumere 1.500 persone, stava disponendo la delocalizzazione delle attività nel Belpaese (a Napoli, a Padova e a Catania) negli Stati Uniti e a Singapore. Ad Anagni l` Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2017 indiana Videocon ha chiuso la ex Videocolor dalla Thomson, nonostante lo Stato si era impegnato a garantire il 10 per cento (circa 36 milioni) dei suoi investimenti per rilanciare il sito. Nel 2016 General Electric contemporaneamente chiudeva la storica Ercole Marelli di Sesto San Giovanni e sottoscriveva un accordo con la regione Toscana per potenziare, per lo più con soldi dell` ente la sede fiorentina del Nuovo Pignone. Due anni prima di dismettere la fabbrica di Termini Imprese, cioè nel 2009, Fiat ottenne dalla Regione Sicilia 400 milioni destinati a potenziare il porto locale. Altri 500 milioni erano nel contratto di programma del 2008. Intanto Invitalia vuole indietro da Blutec, la multinazionale che si è insediata in Sicilia al posto del Lingotto, circa 20 milioni per non aver riassorbito parte dei dipendenti ex Fiat. Dopo il caso Embraco l` ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha prima chiesto alla Ue di contrastare il dumping nella Ue, quindi ha lanciato un fondo da 200 milioni di euro (non ancora operativo) per le aziende che non delocalizzano. La Lega - tra i firmatari c` è il neosottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti - ha appena presentato una proposta di legge per far restituire i soldi pubblici alle imprese che licenziano e scappano all` estero. Anche i Cinquestelle hanno fatto in passato proposte simili. GLI ACCORDI STRAPPATI Ma difficilmente si potranno mettere in pratica questi propositi. L` ex viceministro allo Sviluppo, Teresa Bellanova, ricorda che «siamo riusciti a bloccare a K-Flex soltanto i fondi per un progetto non ancora realizzato, non il resto». Invitalia - motore degli accordi e dei contratti di programma lega gli stanziamenti alla temporalità dell` intervento, ma di più non si può fare perché ulteriori vincoli ai finanziamenti finirebbero per assimilarli agli aiuti di Stato, vietati dalla Unione europea. Spiega al riguardo l` economista Giuseppe Capuano: «Le incentivazioni, per non essere bloccate dell` Europa, non devono distorcere la concorrenza, per esempio intervenendo direttamente sul costo del lavoro. Le uniche vere deroghe sono possibili soltanto nelle aree ex Obiettivo 1, quelle depresse». LA CACCIA AI FONDI Stando alla ricognizione fatta nel 2015 da Francesco Giavazzi, sono circa 35 miliardi gli incentivi destinati per le imprese. Circa la metà servono per attrarre o mantenere le aziende sul nostro territorio. Gli strumenti sono vari: accordi e contratti di programma (gli unici interamente finanziati con fondi del bilancio italiano), Pon e Por cofinanziate con la Ue, fino agli incentivi per le aree depresse. Se un tempo erano una regola le truffe della vecchia 488 - il Sud è pieno di capannoni costruiti, ma mai entrati in produzione oggi si guarda sempre più a fondi rotativi oppure - come nel caso dei superammortamenti e degli iperammortamenti di Industria 4.0 - si finanzia l` acquisto del macchinario in ottica d` innovazione. L` ex assessore della Campania allo Sviluppo economico, Amedeo Lepore, ha lasciato in eredità nella prossima legge sulla semplificazione un meccanismo che premia nei futuri bandi pubblici le aziende che hanno utilizzato i soldi regionali per accrescere l` occupazione. Proprio la giunta De Luca, accanto ad accordi di programma per circa 1,5 miliardi di euro, ha aggiunto decontribuzioni e credito d` imposta. Sempre in Campania il presidente della commissione Attività produttive, Nicola Marrazzo, vuole inserire nel testo unico sul commercio «una blacklist list per le aziende che prendono risorse pubbliche e scappano: non potranno più partecipare ai bandi pubblici». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Francesco Pacifico 7 giugno 2018 Pagina 4 Il Mattino (ed.