SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae.
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.
IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI
Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.
"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare" (M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 17/12/2018 alle ore 13:20
Il fallimento dei capitalisti nostrani........
Imprenditori di governo. Altro che sviluppo - Gli industriali strigliano i gialloverdi e si celebrano
come unico motore della crescita: eppure, da Ligresti a De Benedetti, la loro storia è piena di
buchi miliardari
Il Partito del Pil: un' epopea di fallimenti
La Confindustria, ancora una volta, ha mandato un segnale
chiaro al governo: prendete lezioni da noi e datevi una mossa. Il
presidente Vincenzo Boccia , nelle ultime settimane, non si è
fermato un attimo rilanciando le ragioni del Tav, incontrando il
vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini , dando voce a
quello che è stato definito il partito del Pil. Al di là dei giudizi sul
governo Conte e sulla sua capacità di governare il Paese, siamo
però sicuri che le imprese italiane abbiano titoli per impartire
lezioni?
Se osserviamo i maggiori 50 gruppi societari quotati in Borsa, e
analizzati dall' ufficio studi di Mediobanca nel 2018, vediamo una
fotografia sfuocata, piena di buchi e di fragilità. Tra il 2013 e il
2017, il fatturato totale si è ridotto del 7,3%, l' occupazione è
diminuita dello 0,2%, mentre gli utili sono aumentati al ritmo del
12% annuo, il tasso di investimento è passato dall' 8 al 7%. I dati
generali però, sono freddi. Meglio passare alle storie individuali,
di famiglia o di gruppo, con storie poco esaltanti ma cristalline.
Il Sole 24 Ore. "Il suono della 'campanella' sarà accompagnato
da una cerimonia di quotazione, alle 10.30, cui parteciperanno
Luca Cordero di Montezemolo (presidente dell' associazione
d e g l i i n d u s t r i a l i ) , i l t o p m a n a g e m e n t d e l l ' a z i e n d a e l '
amministratore delegato di Borsa Italiana Massimo Capuano".
Così si esprimeva il quotidiano salmonato il 6 dicembre 2007.
Oltre 35 milioni di azioni collocate a un prezzo di 5,75 euro per
un valore totale di 750 milioni.
Venerdì scorso, il prezzo di una singola azione era di 38
centesimi per un valore di poco più di 21 milioni. In mezzo uno
scandalo indicibile che ha visto la procura di Milano chiudere le
indagini per l' ex direttore Roberto Napoletano e per il
presidente e l' amminstratore delegato del gruppo, dopo un'
inchiesta che ha scosso Confindustria.
Eppure solo una decina di anni fa Il Sole 24 Ore sembrava
volesse competere con il Financial Times. L' ex direttore
Ferruccio De Bortoli, nel 2009, lasciava un giornale a 318 mila
copie e una credibilità e autorevolezza pari alla sua storia. Oggi
il quotidiano vende circa 65 mila copie e lo scandalo giudiziario ha sgonfiato gli abbonamenti digitali dai
200 mila dichiarati dall' ex direttore Napoletano agli attuali 89 mila.
Senza contare l' annuncio di 103 licenziamenti su 545 dipendenti. Confindustria ha cercato di tenersi
alla larga, ma lo scandalo riguarda l' associazione, le sue modalità di gestione, le relazioni di potere al
suo interno che hanno utilizzato il quotidiano come un normale strumento di potere.
I figli di Romiti. Per chi ha conosciuto i 35 giorni alla Fiat e le vicende degli anni 70 a Torino, Cesare
Romiti , amministratore delegato della fabbrica di casa Agnelli, sembrava un mito. Duro, determinato,
cinico, quando nel 1998 lascia il gruppo ottiene una liquidazione di 101,5 milioni di euro. Da bravo
manager li investe in attività finanziarie tramite la società Gemina, allora uno spaccato di "salotto" della
borghesia milanese. Una parte va verso la società di costruzioni Impregilo e l' altra verso la finanziaria
Hdp che diventerà poi Rcs Mediagroup. La Hdp viene affidata al figlio Maurizio e dopo solo 4 anni è in
rosso per 152 milioni: l' acquisto della casa di moda Valentino, per 258 milioni di euro, si conclude con
la vendita a 240 milioni e un buco in pancia di 204 milioni di debiti. Al figlio Pier Giorgio va invece l'
Impregilo, storica azienda di costruzioni. Nel libro La paga dei padroni, Giorgio Meletti e Gianni Dragoni
ricordano una lezione di management del figliol prodigo: "Abbiamo un gruppo di 19 mila persone, se
ognuno risparmiasse un euro al giorno, i rispami annui sarebbero di 4 milioni. Tutti possono evitare una
telefonata o fare, in cantiere, qualche chilometro in meno con un mezzo". Impregilo finirà nell' inchiesta
sui rifiuti campani con il sequestro di risorse per 750 milioni di euro e dopo il salvataggio dei Benetton
finirà a Salini.
E quelli di Ligresti. Sembravano i nuovi re di Milano e il padre-padron
e, Salvatore , era venerato come un "don".
Eppure nel 1997 si era beccato una condanna di 2 anni e 5 mesi per le tangenti Eni-Sai, con 112 giorni
di carcere, perdendo i requisiti di onorabilità necessari. La presidenza di Fonsai passò così alla figlia
Jonella , astro nascente del capitalismo italiano, prima donna a entrare nel cda di Mediobanca. Anche
qui, le cronache giudiziarie raccontano come è andata a finire. La cessione di Fonsai e Milano
assicurazioni a Unipol è stata inquisita con l' accusa di aggiotaggio e l' arresto per falso in bilancio, con
600 milioni nascosti nelle pieghe del bilancio. Salvatore Ligresti è morto lo scorso maggio a 86 anni, in
primo grado lui e la figlia Jonella sono stati condannati e l' altra figlia Giulia è stata arrestata lo scorso
ottobre come conseguenza del patteggiamento a 2 anni e
8 mesi di reclusione concordato a Torino.
Tronchetti al telefono. Niente guai giudiziari per Marco Tronchetti Provera , genero del vecchio Leop
oldo Pirelli fondatore del gruppo omonimo.
Ma dopo una gestione molto tradizionale del grande affare degli pneumatici (che restano il core
businness), nel 2001 decide di far investire al gruppo di cui è leader 4,5 miliardi nella Olivetti che allora
controlla Telecom. I miliardi diventeranno 6,5 in seguito ad acquisizioni successive, ma nel 2007,
quando Pirelli esce da Telecom, diventeranno 3 miliardi, meno della metà. Il valore dell' impero Pirelli
passa d
ai 50 miliardi del 2001 ai 18-20 del 2007.
Telecom, del rest
o, ha prodotto una serie di guai infinita.
La storia è nota: quando i "capitani coraggiosi" di Roberto Colaninno decidono di lanciare l' Offerta
pubblica di acquisto al gruppo che nel 1997 era stato privatizzato dal governo Prodi, l' operazione fu
finanziata con un debito di circa 40 miliardi. La scatola utilizzata per questa operazione, Olimpia, venne
poi fusa con Telecom, scaricandole quel debito. Che nel 2001 ammontava a 38 miliardi, nel 2007 a 35,7
miliardi, a settembre 2018 a 31,5 miliardi. Di questo
passo ci vorranno 99 anni per estinguerlo.
De Benedetti elettrico. L' ex patròn del gruppo Espresso, in grado di rilevare la Olivetti negli anni 70 e di
farla scomparire dalla scena italiana, è stato il creatore della finanziaria Cir tramite la quale controllava
la società elettrica e del gas Sorgenia, affidata al figlio Rodolfo . Nel 2014 la società raggiunge la cifra di
1,8 miliardi di debiti e sarà necessario un intervento per salvarla dal fallimento. Intervengono, guarda
caso, le banche italiane guidate dal Monte Paschi di Siena, primo socio con il 22%. La famiglia De
Benedetti a quel punto esce dall' affare, i debiti, tramite il successivo salvataggio del Mps e di altre
banche, ve
ngono scaricati sui contribuenti italiani.
Riva e Asta
ldi. L' elenco potrebbe continuare ancora.
Con la famiglia Riva, ad esempio, che ha avuto dallo Stato l' Ilva, spolpandola fino all' ultimo centesimo,
ma senza riversare nulla dei grandi profitti guadagnati nella bonifica del territorio. O con Astaldi, la
storica società che ha realizzato l' Autostrada del Sole e che, gonfiandosi di debiti, si è ritrovata a
emettere obbligazioni al tasso del 7% per ripagare altre obbligazioni. Fallimento anche per Condotte,
storica società degli a
cquedotti e dei favori al "giglio magico".
Agnelli forever. Nessuno però batte gli Agnelli. Nonostante il monopolio in Italia, la famiglia porta la Fiat
sull' orlo del fallimento. Nel 2002, a salvarla, intervengono, anche qui, le banche, che erogano 3 miliardi
di prestito, il cosiddetto convertendo: il prestito si sarebbe convertito in azioni Fiat in caso di mancato
rimborso e la famiglia avrebbe perso il controllo. Solo grazie a una operazione truffaldina effettuata
tramite la Exor, e sanzionata dalla Consob, gli Agnelli recuperano le azioni, beffando mercato e
risparmiatori. Spetterà poi a Sergio Marchionne realizzare il salvataggio industriale approfittando molto
abilmente dell' offerta di Barack Obama che nel 2008 cede la Chrysler a prezzi di saldo. Rendita
Benetton. La società Atlantia, del gruppo Benetton, riesce invece a mettere le mani su Autostrade per l'
Italia e sulla gallina dalle uova d' oro rappresentata dalle tariffe autostradali. Secondo un' analisi del Sole
24 Ore dello scorso agosto, dall' anno della concessione fino al 2017, il gruppo Atlantia ha totalizzato
oltre 43 miliardi di ricavi, con 13 miliardi di margine lordo e 2,1 miliardi di euro di profitto netto: 130
milioni all' anno. Il tutto grazie a una concessione che nel 2008 è stata pror
ogata dal governo Berlusconi fino al 2038.
Patrioti italiani. Il 2008 è anche l' anno del salvataggio di Alitalia da parte dei "patrioti italiani" guidati,
ancora una volta, da Roberto Colaninno e sponsorizzata da Silvio Berlusconi. Tra di loro, appunto, i
Benetton, ma anche Marcegaglia, che si vedrà assegnare i lavori per il G8 alla Maddalena, la famiglia
Riva, che avrà cucita su misura un' Autorizzazione integrata ambientale per l' Ilva di Taranto. Dopo
cinque anni la proprietà passa alle (avete indovinato) banche. I patrioti nel frattempo
avranno prodotto 1,3 miliardi di perdite.
E l' ex Cavaliere? Le sue aziende se l' è gestite, cresciute e coccolate senza danni. Lasciandole ai figli
, non senza il tutoraggio di mani esperte.
Però, per salvare quelle stesse aziende, è dovuto "scendere in politica" e uti
lizzare una vagonata di leggi ad personam.
Vuoi vedere che per i furbetti del
capitalismo nostrano il modello resta lui?
Salvatore Cannavò
17 dicembre 2018
Pagina 6 Il Fatto Quotidiano
(17/12/2018 13:37)
coloro che vogliono essere i campioni dell`economia del paese.........sono quelli che mandano a ramengo le finanze del bel paese tra elusioni, contributi dello stato a fondo perduto, finanziamento di banche, fallimenti pilotati e chi più ne ha più ne metta....