IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI 

Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 04/01/2019 alle ore 18:25
palermo disapplicazione responsabilità e sindacati
04 Gennaio 2019 "I dipendenti dell'ufficio anagrafe del Comune di Palermo sono ufficiali d'anagrafe e sono nominati con decreto prefettizio. Anche se il sindaco è il soggetto delegato dalla legge ed esprime una volontà politica e il dirigente dell'ufficio e il capo area firma un provvedimento con il quale dà seguito alle intenzioni del sindaco, questo non toglie che i dipendenti restano soggetti alla vigilanza del Prefetto e che rispondono di eventuali abusi e omissioni di ufficio". Lo dicono, in una nota, Nicola Scaglione del Csa, Salvatore Sampino e Ilioneo Martinez della Uil Fpl. "Non possiamo permettere che a rimetterci siano i dipendenti del Comune dell'ufficio anagrafe che accogliendo le richieste dovranno difendersi in giudizio", spiegano. "Abbiamo ricevuto diverse telefonate da parte dei funzionari e dipendenti comunali che non sanno cosa fare e sono preoccupati per i rischi a cui vanno incontro. Apporre una firma ad un provvedimento li espone a possibili denunce e in caso di condanna alla perdita del posto di lavoro", concludono.

(09/01/2019 16:14)
Libero quotidiano riprende l`intervista rilasciata a affari italiani, ma ne altera il senso, in realtà su affari italiani e su lettera43 sono espressi gli stessi concetti... http://www.affaritaliani.it/politica/migranti-valerio-onida-i-sindaci-chiedano-che-si-pronunci-la-corte-580069.html In attesa del pronunciamento della Corte, un sindaco come Orlando può disobbedire e non applicare la legge approvata dal Parlamento e promulgata dal Presidente della Repubblica? "La promulgazione non è una patente di costituzionalità della legge: solo la Corte può dirimere definitivamente la questione. In questo momento c`è uno stato di incertezza. Il sindaco, che è un amministratore pubblico, è maggiormente legato rispetto ad un privato e non può decidere liberamente di comportarsi nel modo che ritiene più opportuno. Il sindaco, ad esempio, potrebbe sospendere le determinazioni sulle richieste di iscrizione anagrafica e attivare un giudizio davanti a un giudice civile chiedendo di accertare se ha l`obbligo di rifiutare l`iscrizione o meno, sollevando la questione di costituzionalità. Spetterà alla Corte e poi al giudice dire se aveva quell`obbligo o meno". I tempi? "Qualche mese per il giudizio della Corte, ma un giudice può sollevare subito la questione anche in via d`urgenza". Quindi i sindaci disobbedienti sbagliano o no? "Formalmente la legge è efficace ma se sorge un dubbio di costituzionalità gli effetti sostanziali della legge stessa dipendono dalla sua legittimità o illegittimità costituzionale, e in attesa di quell?accertamento c?è una situazione di incertezza. Un sindaco non può certo dire `me ne frego della legge`, non è un privato, ma può ad esempio sospendere le determinazioni e chiedere a un giudice di sollevare la questione davanti alla Corte. Io ritengo questa legge incostituzionale?.
mah (09/01/2019 08:49)
su libero quotidiano del 3 1 2019 si dice l`opposto.
(08/01/2019 22:46)
Anche Valerio Onida dice che è possibile sospendere le procedure... tratto da: https://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2019/01/03/decreto-salvini-immigrazione-cittadinanza/227796 DOMANDA. È anticostituzionale la norma secondo la quale il permesso di soggiorno non è sufficiente per iscriversi all`anagrafe? RISPOSTA. Secondo me in questa disposizione sono presenti elementi di anticostituzionalità, perché quello all?iscrizione all?anagrafe è un diritto elementare. Non si tratta di una graziosa concessione dello Stato: dice semplicemente che una persona esiste ed è radicata in un determinato territorio. Quali sono i poteri di un sindaco? Il primo cittadino, in quanto ufficiale di governo, gestisce tutta la macchina dell`anagrafe. E in questa veste può eventualmente sospendere dei provvedimenti che la legge incostituzionale imporrebbe di adottare e chiedere a un giudice di sollevare la questione di costituzionalità davanti alla Corte. Come può farlo? Per esempio attivando un ricorso davanti al giudice ordinario, e intanto sospendendo il provvedimento di diniego dell?iscrizione all?anagrafe. Ovviamente questo ricorso lo può fare in via prioritaria il richiedente asilo, che si è visto respingere la sua domanda. E il sindaco? In questa vicenda di per sé è la controparte, colui che ha la competenza sugli uffici dell?anagrafe, ma può disporre che i suoi uffici tengano in sospeso la pratica in attesa che si chiarisca la costituzionalità o meno della legge.
(07/01/2019 17:54)
mi inchino all`azzeccagarbugli 4.0. ,al supergenio del diritto . ma il sindaco invece di fare questa direttiva e lasciare al funzionario di ricercare appigli giuridici,poteva provvedere lui stesso (ha i titoli e le competenze e le conoscenze per farlo ) quale titolare delle deleghe in materia e firmare tutti gli atti che voleva richiamando ,assumendosene le responsabilità,tutti i principi anche mondiali che voleva.
(07/01/2019 16:00)
Fermatelo vi prego.!!!
(07/01/2019 14:00)
La lettera richiama la legge umanitaria internazionale. Il capo area destinatario della direttiva non avrà difficoltà a constatare che i principi di cui si assume la violazione sono affermati, ovviamente, anche nella Carta dei diritti fondamentali dell`Unione europea.
basta la carta servizi o lo statuto Pro loco (07/01/2019 12:56)
e disapplichi la legge, l`ho studiato sul Bignami.
(07/01/2019 12:11)
leggi bene,nella lettera non si indica nessun normativa europea.
(07/01/2019 12:06)
Nella fattispecie si assume la violazione di principi che sono affermati, tra l`altro, anche nella Carta dei diritti fondamentali dell`Unione europea.
x 11.32 (07/01/2019 11:41)
inutile tentativo di cercare qualche escamotage giustificativo delle proprie tesi. non mi pare che nella lettera sia citata la norma comunitaria violata .
ho letto bene (07/01/2019 11:35)
leggo questo ( tratto dall`articolo di oliveri che cita e riporta la lettera di Orlando ) "Le conferisco mandato di approfondire, nella Sua qualità di Capo Area dei Servizi al Cittadino, tutti i profili giuridici anagrafici derivanti dall`applicazione della citata L.132/2018 e, nelle more di tale approfondimento, impartisco la disposizione di SOSPENDERE, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge 132/2018, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, rifermento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica." mi chiedo e chiedo in base a quale norma giuridica dell`ordinamento ,il sindaco può chiedere ad un suo funzionare di sospendere una procedura prevista da una legge (legittima o meno,incostituzionale o meno ). se il costituzionalista che interviene in questo forum tacciando tutti di non saper e/o volerer entrare nel merito ,ci spiega e ci cita la norma saremmo grati anche perchè non vorrei che un qualsiasi altro sindaco chieda di sospendere l`applicazione di qualsiasi altra procedura che ritenga ingiusta,illegittima etc...
(07/01/2019 11:34)
... ... ... 28 Con la quarta questione il giudice a quo chiede se, al pari dei giudici nazionali, l` amministrazione, anche comunale, sia tenuta ad applicare l` art . 29, n . 5, della direttiva 71/305 del Consiglio e a disapplicare le norme del diritto nazionale non conformi a questa disposizione . 29 Si deve ricordare come, nelle sentenze 19 gennaio 1982 ( Becker, causa 8/81, Racc . pag . 53, in particolare pag . 71 ) e 26 febbraio 1986 ( Marshall, causa 152/84, Racc . pag . 737, in particolare pag . 748 ), la Corte abbia considerato che in tutti i casi in cui alcune disposizioni di una direttiva appaiano, dal punto di vista sostanziale, incondizionate e sufficientemente precise, i singoli possono farle valere dinanzi ai giudici nazionali nei confronti dello Stato, sia che questo non abbia recepito tempestivamente la direttiva nel diritto nazionale sia che l` abbia recepita in modo inadeguato . 30 Va rilevato che il motivo per cui i singoli possono far valere le disposizioni di una direttiva dinanzi ai giudici nazionali ove sussistano i detti presupposti, è che gli obblighi derivanti da tali disposizioni valgono per tutte le autorità degli Stati membri . 31 Sarebbe peraltro contraddittorio statuire che i singoli possono invocare dinanzi ai giudici nazionali le disposizioni di una direttiva aventi i requisiti sopramenzionati, allo scopo di far censurare l` operato dell` amministrazione, e al contempo ritenere che l` amministrazione non sia tenuta ad applicare le disposizioni della direttiva disapplicando le norme nazionali ad esse non conformi . Ne segue che, qualora sussistano i presupposti necessari, secondo la giurisprudenza della Corte, affinché le disposizioni di una direttiva siano invocabili dai singoli dinanzi ai giudici nazionali, tutti gli organi dell` amministrazione, compresi quelli degli enti territoriali, come i comuni, sono tenuti ad applicare le suddette disposizioni . 32 Per quanto riguarda in particolare l` art . 29, n . 5, della direttiva 71/305, emerge dall` esame della prima questione che tale disposizione è incondizionata e abbastanza precisa per poter essere invocata dai singoli nei confronti dello Stato . I singoli possono quindi avvalersene dinanzi ai giudici nazionali e, come risulta dalle considerazioni che precedono, tutti gli organi dell` amministrazione, compresi quelli degli enti territoriali, come i comuni, sono tenuti ad applicarle . 33 Pertanto, la quarta questione dev` essere risolta nel senso che, al pari del giudice nazionale, l` amministrazione, anche comunale, è tenuta ad applicare l` art . 29, n . 5, della direttiva 71/305 del Consiglio e a disapplicare le norme del diritto nazionale non conformi a questa disposizione . ... (Corte di Giustizia, causa C-103/88, F.lli Costanzo)
(07/01/2019 11:32)
... 50 Tale violazione non può essere giustificata dal fatto che l`Inasti avrebbe applicato, stando alle sue affermazioni, l`art. 95 bis del regolamento n. 1408/71 alla situazione del sig. Larsy in ragione del fatto che, tenuto conto del diritto processuale nazionale, esso costituiva la sola disposizione che permetteva di rivedere, con effetto parzialmente retroattivo, i diritti a pensione di quest`ultimo. 51 E` sufficiente ricordare a tal riguardo come la Corte abbia considerato che è incompatibile con le esigenze insite nella natura stessa del diritto comunitario qualsiasi disposizione facente parte dell`ordinamento giuridico di uno Stato membro o qualsiasi prassi, legislativa, amministrativa o giudiziaria, la quale porti ad una riduzione della concreta efficacia del diritto comunitario per il fatto che sia negato al giudice competente ad applicare questo diritto il potere di fare, all`atto stesso di tale applicazione, tutto quanto è necessario per disapplicare le disposizioni legislative nazionali che eventualmente ostino, anche solo temporaneamente, alla piena efficacia delle norme comunitarie (sentenze 9 marzo 1978, causa 106/77, Simmenthal, Racc. pag. 629, punto 22, e 19 giugno 1990, causa C-213/89, Factortame e a., Racc. pag. I-2433, punto 20). 52 Tale principio della preminenza del diritto comunitario impone non solo alle giurisdizioni, ma a tutte le istanze dello Stato membro di dare pieno effetto alla norma comunitaria (v., in tal senso, sentenze 13 luglio 1972, causa 48/71, Commissione/Italia, Racc. pag. 529, punto 7, e 19 gennaio 1993, causa C-101/91, Commissione/Italia, Racc. pag. I-191, punto 24). 53 Quindi, laddove talune disposizioni processuali nazionali ostavano alla salvaguardia effettiva dei diritti che il sig. Larsy traeva dall`effetto diretto del diritto comunitario, l`Inasti avrebbe dovuto disapplicarle. ... (Corte di Giustizia 28 giugno 2001 causa C-118/00)
NEWS NEWS NEWS ATTENZIONEEEEEEEE (07/01/2019 10:44)
le dichiarazioni del Sindaco, di disapplicazione di una legge, sono state inserite nella gerarchia delle fonti con forza equivalente alla legge ordinaria. Si invitano quelli che si sono laureati sui Bignami a prenderne nota.
(06/01/2019 22:06)
Il metodo intimidatorio è il tuo, che sei vergognosamente offensiva.