IL FORUM DEI SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI
SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
 
 
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae. 
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.

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Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.


"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare"
(M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 18/04/2019 alle ore 11:47
Notre- Dame qui t'aime?
È un lunedì sera di aprile. Milioni di apparecchi televisivi disseminati nel mondo mandano in onda le immagini di una chiesa divorata dalle fiamme. A parte il celebratissimo Victor Hugo, non c'è scrittore francese per il quale Notre-Dame non sia stata un epicentro energetico in grado di produrre la più straordinaria qualità umana: l'immaginazione. La vita si fonda sul desiderio e l'immaginazione ha il meraviglioso compito di armonizzare ciò che vogliamo diventare. Nasce una prima domanda: a cosa aspirano oggi le nazioni europee? Quello che anche un bambino sa di Notre-Dame è che il suo disegno verticale invita lo sguardo verso l'alto, mentre i governi del vecchio continente da troppo tempo mirano a terra amministrando stancamente il cosiddetto ordinario. In più, i governi scavano sotto la superficie per riesumare paure, ossessioni, fobie. Così come per raggiungere la sommità di una cattedrale occorre salire molti gradini, per desiderare, per immaginare, occorre disporre di una scala sorretta dalla memoria. La memoria, però, a giudicare dalla cura che le riserviamo è in via di estinzione e la scala non regge. La memoria è diventata per i poteri forti un business turistico varato a favore dello stordimento delle masse. Le immagini viste lunedì in televisione di una Notre-Dame avvolta dal fuoco sono tragicamente uguali a quelle che solo quattro anni fa, il quindici giugno duemilaquindici ci avevano fatto vedere l'incendio della chiesa di Saint Donatien et Saint Rogatien a Nantes. Si tratta di una basilica neogotica del XIX secolo. Anche lì c'era un cantiere, anche lì c'era un'impalcatura, anche lì l'incendio è partito dai tetti. Eccoli dunque i nostri stati europei, con politici che tagliano nastri e prendono aerei, discettano sull'uno virgola qualcosa, allestiscono regolamenti barocchi con norme acrobatiche per la sicurezza dei piccoli esercizi commerciali e intanto lasciano che si brucino chiese, teatri, musei, appunto gli organi privilegiati della memoria. Un cantiere a Notre-Dame senza addetti alla sicurezza, alla vigilanza, alla tutela, è peggio di una bestemmia, perché non con le parole si uccidono o si salvano le civiltà ma con i fatti. Notre-Dame non è più sotto il controllo del Vaticano dal 1905. Appartiene allo Stato francese, che ricava quattro milioni di euro all'anno dai visitatori e che per decidere di investire la ridicola cifra di due milioni connessa al restauro costato l'incendio ha costruito tempi lunghi e difficoltà enormi. Un intervento completo su Notre-Dame era stato stimato qualche anno fa in centocinquanta milioni, ma neanche a parlarne. I soldi in Europa si trovano per una sequenza infinita di infrastrutture, per le cattedrali no. L'unica parola che fotografi la realtà è: imperdonabile. Non tanto l'incendio, che a suo modo e con molti dubbi si iscrive nel registro delle fatalità. Imperdonabile è la finzione. Fingere di curarsi dell'arte, della storia, della memoria e trattarle con disarmante sufficienza. Imperdonabile è dire: «Il peggio è stato evitato». Imperdonabile è annunciare: «La ricostruiremo». Ogni uomo di buon senso sa che, Dio non voglia, si dovesse bruciare la Gioconda ad eccezione del misterioso paesaggio sullo sfondo del quadro, nessuno potrebbe dire: la ridipingeremo. Imperdonabile è non aver ascoltato gli appelli di André Finot, portavoce della cattedrale che da anni levava il suo grido di allarme sulle criticità strutturali che la affliggevano. Si rifarà una chiesa e continueremo a chiamarla Notre-Dame, mentre nel processo di industrializzazione della disgrazia il nuovo cantiere diventerà la piattaforma pubblicitaria per investitori russi e americani. Il fuoco però può bruciare le memorie ma non la memoria. Un incendio del genere è la firma di fuoco di una grave frattura psicologica che colpisce l'Europa. Possa ciò che è stato bruciato fuori rinascere nella nostra coscienza e orientarci non a destra o a sinistra ma proprio come suggerisce Notre-Dame soltanto verso l'alto. Giovedì 18 Aprile 2019, 11:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA