SPAZIO APERTO ALLA RIFLESSIONE SUI TEMI PROFESSIONALI E NON SOLO
Ecce: ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae.
Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in conciliis… MATTHAEUM, 10,16-17.
IN RAGIONE DELLA ESTREMA IMPORTANZA DELLA QUESTIONE, SEGNALIAMO QUI IL LINK AL SITO ANPCI DA CUI SI PUO’ SCARICARE IL TESTO DELLA PROPOSTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI GESTIONI ASSOCIATE OBBLIGATORIE: LINK AL SITO ANPCI
Passo gran parte del mio tempo, non a difendere la Legge, come vorrebbe la vulgata corrente, che mi qualifica enfaticamente “sentinella della legittimità”, ma piuttosto a difendere me (e quelli che a me si affidano) dalle angherie di una legge sempre più incomprensibile ed ottusa… Ossia vivo una realtà che è l’opposto rispetto a quella che ipocritamente si rappresenta.
"Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare" (M. Foucault)
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Discussione libera proposta da: il 05/06/2019 alle ore 10:52
Scongiurata sprecopoli degli appalti
Tar del Lazio: sì al ricorso di Asmel contro lo
"sprecopoli" negli appalti
Dopo quella dell' accorpamento coatto dei piccoli Comuni arriva la vittoria contro i
compensi elevati. Si scongiura così un aumento di spesa di quasi 2 miliardi
Il Tar del Lazio accoglie anche nel merito il
ricorso di Asmel, l' Associazione per la
sussidiarietà e la modernizzazione degli enti
locali e mette la parola fine al l a "sprecopoli"
negli appalti pubblici. Asmel, che raggruppa
oltre 2800 Comuni in tutt' Italia, aveva fatto
ricorso contro il decreto del ministero delle
Infrastrutture e Trasporti (Mit) del 12 febbraio
2018 sui compensi ai commissari di gara
annullando la parte contestata che ne fissava
in 3mila euro il valore minimo. Un valore
chiaramente esorbitante, secondo il ricorso di
Asmel, con oneri di gara aggiuntivi per almeno
11mila euro (tre commissari più trasferte), e un
grave spreco di denaro pubblico specie nelle
gare al di sotto di 500mila euro, il 75% di
quelle pubblicate dai Comuni. "Quel che più
sconcerta in questa nostra battaglia contro gli
sprechi che portiamo avanti da anni (così
come abbiamo fatto, ad esempio,opponendoci
ai costi dell' accorpamento coatto dei singoli
comuni) -spiega Francesco Pinto, segretario
generale Asmel (nella foto)- è che il decreto
del Mit (originato manco a farlo apposta dal
caos generato dal nuovo Codice degli Appalti)
era stato approvato con l' assenso di Anci, che
dovrebbe tutelare gli interessi dei Comuni
italiani e di Anac, che dovrebbe garantire il
rispetto della legalità, ed invece aveva espresso parere favorevole ad un decreto contra legem come
sancito adesso anche dal Tar. Per non parlare del ministero delle Finanze, istituzionalmente preposto
alla verifica dei provvedimenti che producono nuovi costi per l' erario e che ha tranquillamente
sottoscritto il decreto". Secondo Asmel "la consueta acquiescenza di Anci è questa volta ancora più
grave, in quanto questa vicenda rivela l' annoso pregiudizio degli apparati romani verso gli Enti locali, i
cui dipendenti sarebbero inetti e incompetenti e pertanto da sostituire, nelle Commissioni di gara, con
professionisti privati. Per attrarre i quali occorre fissare compensi minimi adeguati". Per Asmel, invece,
"competenze, professionalità e impegno sono più facilmente rinvenibili nei Comuni, in primis quelli
piccoli e medi, piuttosto che nei carrozzoni romani, gli stessi a cui tre anni fa era stata appaltata la
stesura della riforma degli appalti, divenuta ormai un "autentico manuale di enigmistica giuridica, a
risposte multiple". Con il vecchio Codice Appalti, solo i dipendenti pubblici potevano partecipare alle
Commissioni di gara, salvo eccezioni legate a carenze di organico da documentare adeguatamente. Il
nuovo Codice ha, invece, introdotto l' Albo nazionale dei Commissari, gestito da Anac ed aperto ai
professionisti privati delegando il compito di fissare il tetto massimo dei compensi al Mit, il quale aveva
concordato con Anac di stabilirne per decreto anche il livello minimo, per "scongiurare il rischio di
determinazione del compenso al ribasso a detrimento della prestazione". Una decisione che aveva
spalancato, di fatto, le porte ai privati. I professionisti del settore privato con requisiti idonei all' iscrizione
all' Albo nazionale dei commissari sono, infatti, almeno 400mila, mentre i dipendenti pubblici a
malapena 20mila. Basta fare due conti per accorgersi che le Commissioni sarebbero state formate al
95% da privati ed al 5% da dipendenti pubblici. "In definitiva -chiosa Pinto- l' azione di Asmel ha
scongiurato il rischio di commissioni di gara appaltate ai privati, ennesimo esempio di eterogenesi dei
fini nell' azione di Anac, oltre ad evitare un danno erariale quantificabile in oltre 1,5 miliardi di euro". Del
resto, come chiarisce Asmel, "che un Albo possa funzionare anche senza compensi minimi è dimostrato
proprio dall' esperienza della Centrale di Committenza Asmel, che gestisce da ben sei anni un proprio
Albo cui attingono gli oltre 1500 Comuni Soci". Un albo nel quale sono iscritti solo dipendenti pubblici
con le necessarie qualifiche, senza necessità di ricorrere ai privati e la partecipazione dei Commissari
alle gare più piccole viene bilanciata con l' assegnazione in commissioni di gara con compensi più alti.
"Per altro proprio un' indagine Anac certifica che i Comuni sanno essere abili e virtuosi quando si tratta
di evitare sprechi -conclude Giovanni Caggiano, presidente Asmel- ed è evidente quindi che è il
controllo civico che fa la differenza rispetto ai carrozzoni della burocrazia centralizzata della politica
romana".
3 giugno 2019 Affari Italiani